La vita è nata e si è sviluppata all’interno dell’acqua e ora, dopo miliardi di anni, potrebbe vedersi costretta a tornare dove tutto ha avuto inizio. A fronte dei cambiamenti climatici e del surriscaldamento globale causato dalle nostre abitudini, molti luoghi in prossimità del mare si stanno velocemente erodendo. Le acque si stanno alzando ad una velocità mai vista prima e i Paesi più a rischio stanno cercando soluzioni che permettano la sopravvivenza delle persone coinvolte.
Il “sistema Terra”, come tutti sappiamo, sta radicalmente cambiando e la sua trasformazione è dovuta alle abitudini malsane dell’uomo contemporaneo. I livelli di anidride carbonica e di metano nell’aria hanno raggiunto, nell’ultimo secolo, un livello mai registrato prima. Tralasciando per un attimo le problematiche salutari di questo vertiginoso aumento, quello che più spaventa è l’innalzamento della temperatura media mondiale che sta portando ad un veloce e pericoloso processo di fusione dei ghiacci artici e dei ghiacciai perenni. L’acqua che si ricava da questo scioglimento si riversa nei fiumi, nei laghi e, di conseguenza, negli Oceani, i quali si stanno innalzando ad una velocità impressionante. Per portare un esempio vicino a noi: il tasso di innalzamento del Mar Mediterraneo dal 1850 ad oggi è pari a 1,25 millimetri l’anno, ma dall’inizio di questo secolo il dato si sta facendo più gravoso per il nostro ecosistema, raggiungendo un valore pari a 2,24 millimetri ogni anno, dato più alto mai registrato negli ultimi 4’000 anni. Per rendere comprensibile la portata di questi avvenimenti, gli esperti stimano che entro la fine del secolo, mantenendo questo ritmo, molte delle città costiere italiane verranno sommerse, tra cui: Napoli, Venezia, la zona della Versilia e molti altri splendidi comuni che non potranno più vedere la luce del sole.
Come si può intuire, questo è un problema impellente, per il quale sono necessari dei provvedimenti veloci ed efficaci. La soluzione migliore sarebbe, di punto in bianco, bloccare l’emissione di anidride carbonica e metano ma non è adottabile e comunque non sarebbe sufficiente: anche se, in un mondo utopico, dovesse accadere un avvenimento di tale portata, questo non riuscirebbe a bloccare lo scioglimento, che continuerebbe ancora per diversi millenni. Questo non significa che la situazione sia irreversibile e quindi che possiamo continuare ad utilizzare un quantitativo così elevato di combustibili fossili, però significa che si devono trovare delle soluzioni alternative e, possibilmente, ecologiche, nel minor tempo possibile.
I Paesi Bassi, pionieri nel campo ambientale, si stanno muovendo in direzioni alquanto interessanti ed efficaci. È nato in Olanda il primo studio di architettura specializzato nella progettazione di case galleggianti. Iniziano a scarseggiare gli alloggi sulla terra ferma e a fronte del crescente numero di inondazioni molte persone si sono stabilite in case galleggianti. Ma non risulta più pericoloso abitare sull’acqua con il crescente numero di inondazioni? In realtà è il modo più sicuro di affrontare tale problematica, infatti la casa, stabilizzata da una struttura semplice ma funzionale, riesce a seguire il movimento delle onde: all’innalzamento dell’acqua anch’essa si alza di conseguenza, quando le onde si ritirano l’abitazione segue il flusso. In queste zone, dove vi è una densità di popolazione consistente e relativamente poche zone abitabili, le case galleggianti vengono sempre più richieste, portando, negli ultimi anni, alla creazione di comunità cittadine. Sono case costruibili su qualsiasi litorale e non presentano particolari rischi, sono fissate alla riva e appoggiate su pali d’acciaio che fanno da stabilizzatori e da connettori alla rete fognaria e in più sono del tutto simili ad alloggi tradizionali.
I Paesi Bassi si stanno specializzando in questo settore, e per questo le società olandesi vengono spesso chiamate per progettare questo tipo di costruzioni anche in altre Nazioni. La Blue21, società tecnologica olandese specializzata in edifici galleggianti, sta lavorando ad un progetto dalle dimensioni enormi che potrebbe cambiare il volto del Mar Baltico. In queste acque si sta progettando di creare delle isole galleggianti che potrebbero ospitare fino a 50’000 persone, con un sistema fognario ed elettrico all’avanguardia e mezzi di trasporto ferroviari sottomarini.
Vivere su abitazioni galleggianti ha certo degli svantaggi: forte vento, piogge e il passaggio di navi creano oscillazioni non facili da gestire ma alle quali ci si può abituare. Ciò che non spinge tutte le nazioni a creare comunità galleggianti è il costo e la difficoltà ingegneristica che richiede una tale operazione. Tuttavia, secondo il fondatore della Blue21, Rutger de Graaf, i soldi che verranno spesi a causa dei danni portati dalle crescenti inondazioni saranno di molto maggiori rispetto a quelli che si potrebbero investire ora e che porterebbero anche alla salvaguardia di molte vite umane. “Se si considera che nella seconda metà del secolo, centinaia di milioni di persone saranno sfollate a causa dell’innalzamento del livello del mare, dobbiamo iniziare ora ad aumentare la scala degli sviluppi galleggianti”. Le parole del direttore della società olandese ci fanno capire che la questione è seria e molto vicina.
L’uomo non sta danneggiando, di per sé, il sistema Terra: questo trova sempre un nuovo equilibrio, ma sta mettendo a repentaglio l’esistenza stessa della specie umana e della vita in generale. Quando si parla di questi argomenti si tende ad usare un tempo futuro, come se i problemi fossero lontani; ma è esattamente questa procrastinazione che ci sta portando alla rovina. Si devono fermare le emissioni e trovare soluzioni alternative ora, altrimenti i nostri figli vivranno in un mondo dal volto diverso, più duro e inospitale.