È da oltre un decennio che la Cina sta provando ad implementare sistemi per il controllo del meteo. Dai primi tentativi già nelle Olimpiadi del 2008 (in cui Pechino provò a “seminare” nuvole per ridurre lo smog ed evitare la pioggia prima delle competizioni), oggi la grande potenza mondiale sembra giungere a grandi risultati, nella morsa di una grave siccità cominciata nell’estate del 2022.
Nel dicembre 2020, nel pieno della pandemia, la Cina rivelò i piani per espandere drasticamente il programma sperimentale di modifica del clima, con l’obiettivo di coprire addirittura un’area di oltre 5,5 milioni di chilometri quadrati, più di 1,5 volte la dimensione totale dell’India. Più recentemente, nei mesi scorsi, il South China Morning Post ha annunciato un investimento da 168 milioni di dollari per il cosiddetto processo di “cloud seeding”: il budget multimilionario è stato allocato dalla National Development and Reform Commission e coprirà tutti i costi nella produzione di nuovi macchinari volti al controllo del clima e alla protezione delle aree agricole maggiormente a rischio. Inoltre, secondo una dichiarazione del Consiglio di Stato nel 2020, entro il 2025 la Cina avrà un “sistema di modificazione meteorologica sviluppato”, grazie ai progressi nella ricerca e nelle tecnologie, nonché ai miglioramenti nella “prevenzione globale contro i rischi per la sicurezza”.
Il “Cloud seeding”
Come fa la Cina a “controllare la pioggia”? Il cloud seeding è un tipo di modifica meteorologica che mira a modificare la quantità o il tipo di precipitazione che cade dalle nuvole. Il processo avviene disperdendo sostanze chimiche nell’aria e che fungono da “condensatore” delle nuvole: nel dettaglio, introducendo tale materiale (in particolare, ioduro d’argento e biossido di carbonio congelato), le gocce d’acqua si raggruppano, aumentando la probabilità delle precipitazioni.
Queste sostanze responsabili della pioggia vengono disperse da aerei o da dispositivi da terra come, per esempio, i razzi che il progetto cinese ha previsto nel budget multimilionario: in particolare, i cannoni antiaerei adoperati per l’operazione, lanciano letteralmente “dentro” la nuvola razzi pieni delle sostanze sopra indicate.
Dalla sua invenzione e sviluppo, la Cina è lo stato che maggiormente impiega il sistema e le tecniche di cloud seeding, per incrementare soprattutto la pioggia nelle regioni più aride. Anche, però, Marocco, Australia, Russia, India, Sud-Est asiatico e gli Stati Uniti stanno implementando questo sistema. Proprio in America, l’aneddoto più interessante riguardo il cloud seeding avvenne nel 1969 a Woodstock: molti partecipanti affermarono di aver visto svariati aerei militari inseminare le nuvole sopra il festival; si disse, infatti, che fu proprio questa la causa scatenante dell’incessante pioggia che si abbatté sulla folla per quasi l’intera durata della manifestazione.
Il caso cinese
Torniamo, però, a Pechino. Il 1° luglio 2021 il Partito Comunista Cinese celebrò il suo centenario con grandi celebrazioni, tra cui decine di migliaia di persone in cerimonia in piazza Tiananmen. Secondo il South China Morning Post, i festeggiamenti affrontarono “sfide senza precedenti”, tra cui un aumento inaspettato degli inquinamenti atmosferici e un cielo coperto durante una delle estati più umide mai registrate. Nonostante fabbriche e altre attività inquinanti vennero interrotte nei giorni precedenti l’evento, il basso flusso d’aria – secondo gli esperti – significava che l’inquinamento non si era dissipato totalmente. Un documento, pubblicato sulla rivista Environmental Science, affermò che alla vigilia della cerimonia venne lanciata un’operazione di semina delle nuvole di due ore: l’estesa manovra assicurò, così, cieli sereni e basso inquinamento atmosferico durante le ore della celebrazione.
Avviciniamoci, invece, ai giorni nostri; in particolare nell’agosto dell’anno scorso quando l’ondata di caldo più lunga (della durata di due mesi) e più intensa dal 1961 si è abbattuta nella provincia sud-occidentale del Sichuan e in gran parte della Cina centrale. Il fiume Yangtze, il corso d’acqua più lungo dell’Asia e che attraversa tutta la regione colpita dalla siccità, raggiunse livelli record e, in alcuni tratti, le precipitazioni furono addirittura meno della metà rispetto al solito. I serbatoi di energia idroelettrica (che costituiscono circa l’80% della capacità energetica del Sichuan) si ridussero della metà e, allo stesso tempo, l’aumento della domanda di aria condizionata mise sotto pressione tutte le principali società elettriche. Tra blackout, temperature superiori ai 40°C e aziende costrette ad interrompere la produzione e il lavoro, le province intorno al grande fiume si rivolsero alle operazioni di semina delle nuvole per combattere la mancanza di pioggia.
Un problema etico
La Cina, secondo il blog scientifico Down To Earth, ha condotto oltre mezzo milione di operazioni di modifica del clima tra il 2002 e il 2012, esponenzialmente aumentate nell’ultimo decennio. A fronte delle ultime dichiarazioni riguardo l’enorme incremento degli investimenti nelle operazioni di cloud seeding, Shiuh-Shen Chien, professore presso il dipartimento di geografia della National Taiwan University, ha sollevato questioni etiche e sociali rispetto le implicazioni delle azioni del governo cinese.
In particolare, Chien sottolinea come dal 2015 la Cina ha iniziato a deviare l’acqua dal bacino idrico di Danjiangkou sul fiume Han, importante affluente del fiume Yangtze nella provincia di Hubei. Il progetto ha così garantito che il 40% del deflusso del fiume Han venne riservato ai residenti di Shiyang, a danno ovviamente delle periferie. Inoltre, il cloud seeding, sempre secondo l’esperto taiwanese, viene effettuato regolarmente per produrre abbastanza acqua da trasferire a Pechino, per proprio interesse o per soddisfare le aspettative dei cittadini locali: i privilegiati sfruttano i marginali (utilizzando le parole dello stesso Chien).
Infine, ci sono anche implicazioni nazionali e internazionali da non sottovalutare. Quando si verificano disastri naturali (grandi nevicate o acquazzoni) a causa di modifiche meteorologiche, chi può essere incolpato per questo? È il governo o la natura? Non esiste ancora un contesto globale adatto per la discussione e il problema sembra non essere udito. Se, però, la Cina continua ad effettuare operazioni del genere e le conseguenze si fanno sentire nelle nazioni vicine, si potrebbe con estrema facilità arrivare a gravi conflitti internazionali.