L’irreversibile problema climatico in Antartide

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L’Antartide, estesa intorno al Polo Sud e compresa quasi interamente all’interno del Circolo Polare Antartico, è l’unica parte delle terre emerse che non ha mai conosciuto presenza umana fino alle esplorazioni dell’Ottocento e del Novecento. Fino a pochi decenni fa, l’assenza di tecnologie avanzate non ha reso possibile vivere e studiare a sessanta gradi sotto zero, con venti che soffiano a centinaia di chilometri all’ora, in una terra coperta dal ghiaccio e da aprile a settembre completamente immersa nel buio della notte polare. Da queste parole, fuoriesce un panorama estremo, “naturale”, non corrosa o scalfita dalla presenza umana: questo, però, non è la realtà; non è quello che troveremmo viaggiando in Antartide. Temperature anormalmente elevate con più di trenta gradi sopra la norma stagionale, venti caldi dalla Tasmania e crescita delle piante smisurata stanno danneggiando una superficie terrestre di oltre 14 milioni di chilometri quadrati, poco inferiore rispetto l’America Latina ma nettamente maggiore rispetto all’Europa. 

Il ghiaccio marino in Antartide è sceso al livello più basso da quando sono iniziate le registrazioni quarant’anni fa. Secondo le nuove misurazioni del National Sea Ice Data Center il ritiro del ghiaccio antartico ha superato il record del marzo 2017: 2,1 milioni di chilometri quadrati, dopo essere sceso a 1,98 milioni di chilometri quadrati il 20 febbraio. L’autunno al Polo Sud è appena iniziato, il momento in cui le temperature dovrebbero scendere, eppure la condizione termica di questo territorio è da considerarsi come mite per la regione più fredda della terra, le temperature si stanno alzando e questo territorio è più caldo di quanto chiunque abbia mai misurato. Laura Meller, della campagna Protect The Oceans di Greenpeace, attualmente impegnata in una spedizione scientifica dell’organizzazione ambientalista in Antartide, ha affermato che: “È terrificante vedere con i propri occhi la fusione di questo oceano ghiacciato. Le conseguenze di questi mutamenti si estendono a tutto il pianeta, colpendo le reti alimentari marine globali”. Il risultato a cui stiamo, tragicamente, arrivando è sempre il solito, costantemente ripetuto e denunciato dalle centinaia di organizzazioni internazionali: la calotta antartica si sta sciogliendo tre volte più velocemente rispetto agli anni Novanta, contribuendo all’innalzamento globale del livello del mare e, di conseguenza, contribuendo ad eliminare la CO2 dall’atmosfera, immagazzinandola poi nei sedimenti dei fondali.

Il surriscaldamento globale – che nei due Poli del pianeta sta portando a conseguenze catastrofiche – sta modificando in maniera radicale gli ecosistemi di questi territori. La vegetazione dell’Antartide sta aumentando ad una velocità prima inimmaginabile, favorendo in particolare la crescita di due specie di piante autoctone: la Deschampsia antarctica e la Colobanthus stillensis. Nomi strani che non andremo ad analizzare, ma che, come mostrato dal nuovo studio realizzato dall’Università dell’Insubria di Como e pubblicato sulla rivista “Current Biology”, sono indicatori di un’espansione molto rapida (cinque volte più rapidamente rispetto ai cinquant’anni precedenti) della vegetazione e del “verde” nel territorio antartico. Queste temperature, sempre più miti, sembrano aver rotto il fragile equilibrio dell’ecosistema polare, influendo ovviamente sul paesaggio dell’Antartide: nella penisola, per esempio, sono diminuiti vertiginosamente gli esemplari di varie specie di animali che,  a causa dei cambiamenti, stanno faticando a trovare cibo e si trovano a dover affrontare diverse sfide a causa dell’innalzamento del livello marino. 

Uno dei segni più evidenti del riscaldamento globale è l’accumulo e l’intensificarsi delle ondate di calore. I Poli si stanno riscaldando, più velocemente rispetto a tutto il resto del pianeta, e influiscono pesantemente sul destino del Pianeta Terra, che diverrà, nel giro di pochi anni, palcoscenico di diversi eventi estremi, come inondazioni e siccità. È un fragile equilibrio: stiamo camminando su una lastra di vetro già rotta, ma che, fortunatamente, non si è ancora spezzata e andata in mille pezzi. Nonostante ciò, continuiamo a camminare a testa alta, ciechi e senza renderci conto di quanto  irreversibile stia diventando questa situazione. 

Arienti Stefano

Arienti Stefano

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