Amazon e Italia: R&S a confronto

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La Ricerca e lo Sviluppo (R&S) comprende tutte quelle attività che le aziende intraprendono per innovare e introdurre nuovi prodotti e servizi e spesso rappresenta la prima fase del processo di sviluppo. R&S è quindi un termine ampiamente legato all’innovazione, che consente di stare al passo con la concorrenza esterna: grazie a programmi di ricerca e sviluppo, le aziende possono progettare nuovi prodotti e migliorare le loro offerte esistenti, con lo scopo di contribuire non tanto al profitto immediato quanto alla produttività a lungo termine.

Come vedremo, ci sono grandi colossi e multinazionali – in particolare Amazon – che annualmente spendono immense somme di denaro per la ricerca e lo sviluppo; attività che, al contempo, dovrebbero interessare anche gli Stati, non vere e proprie aziende ma che necessitano di sfidare la concorrenza estera e rendere maggiormente competitivo il proprio territorio. Mettiamo perciò a confronto gli investimenti dedicati dalla multinazionale americana Amazon e dallo Stato italiano.

 

Amazon senza rivali

42,74 miliardi di dollari nel 2020, con un aumento del 18,95% rispetto al 2019. 56,052 miliardi di dollari nel 2021, con un incremento del 31,15% rispetto al 2020. E, infine, 73,213 miliardi di dollari nel 2022, con un aumento del 30,62% rispetto al 2021. Investimenti persistenti e crescenti: Amazon è la “Standard Oil del 21° secolo” e le sue operazioni commerciali fanno impallidire quelle di praticamente ogni azienda del globo, a dimostrazione dell’importanza vitale che l’innovazione ha nell’economia moderna.

Nel 2011, un articolo di Business Insider si chiedeva: “Perché io, Jeff Bezos, continuo a spendere miliardi in ricerca e sviluppo su Amazon?”. E la stessa domanda se la faceva qualsiasi altra grande multinazionale che vedeva crescere a dismisura il nuovo colosso della vendita online. Nel suo ultimo libro, “The Exponential Age: How Accelerating Technology is Transforming Business, Politics and Society”, l’autore Azeem Azhar afferma come il continuo crescere del progresso tecnologico sta influenzando e spesso ricostruendo i costumi sociali, politici ed economici delle popolazioni. Amazon nel 2022 ha compiuto ventott’anni: in tre decenni ha completamente trasformato la cultura dell’acquisto, annientando il settore manifatturiero di tutto il mondo e “costringendo” le persone all’online. Il risultato: 514 miliardi di dollari di fatturato nel 2022 rispetto ai 470 miliardi del 2021, in continua crescita esponenziale dal 2004.

Al centro di questo successo non può quindi che esserci l’incredibile budget annuale dedito alla ricerca e allo sviluppo, investito non solo per lo shopping online ma – come possiamo osservare recentemente – per qualsiasi attività anche completamente opposta alla vendita: cinema, serie televisive, robotica o medicina. Per esempio, Amazon ha speso di più in ricerca e sviluppo nel 2018 (28.837 miliardi di dollari) rispetto ai National Institutes of Health degli Stati Uniti. Oppure, Roche, una delle più rinomate aziende farmaceutiche globali soprattutto nell’ambito dell’innovazione, ha speso “solo” dodici miliardi nel settore R&S.

 

L’Italia non si sviluppa

Il pensiero lineare radicato nel presupposto che il cambiamento richieda decenni potrebbe aver funzionato in passato; oggi non più. Amazon ha compreso la natura dell’era esponenziale e l’accelerazione costante di alcuni settori del ventunesimo secolo: le aziende in grado di sfruttare le nuove tecnologie sarebbero decollate. Questa divergenza tra vecchio e nuovo pensiero è ciò possiamo definire “divario esponenziale”: da un lato, le tecnologie si sviluppano ad un ritmo esponenziale e così anche aziende ad esse legate; dall’altro, idee e normative giuridiche frenano invece lo sviluppo delle società e degli Stati.

La dimostrazione concreta di questo pensiero è proprio davanti ai nostri occhi, se osserviamo le difficoltà dell’Italia nell’ambito della ricerca e sviluppo. Per la R&S si sono spesi nel 2020 (gli ultimi dati disponibili dall’Istat) 25 miliardi di euro, 4,7% in meno dell’anno precedente, ovvero un’incidenza del solo 1,5% del Pil da parte del settore. La spesa sostenuta dalle imprese, in particolare, è diminuita del 6,8% rispetto al 2019, con un calo della spesa delle Università (-2,0%).

Nonostante la speranza e la fiducia che la spesa in R&S programmata dalle imprese possa tornare ai livelli pre-pandemici in questi anni, una cosa è certa guardando i dati: nel 2020, Amazon ha speso più dell’Italia in R&S, oltre 40 miliardi di dollari dell’azienda contro i soli 25 miliardi di euro della nostra penisola. E la stessa situazione, ovviamente, vale anche per altri nomi importanti del continente europeo: Francia (con investimenti poco migliori dei nostri), Spagna, Grecia o Polonia. Sono pochi gli Stati che ancora superano nettamente gli investimenti di Amazon: la Germania, per esempio, nel 2020 ha speso ben 106 miliardi di euro in R&S, pari a 1.261 euro per ogni abitante; una cifra che triplicava quella italiana e che rappresentava quasi un terzo del totale dell’Unione Europea. Una vera e propria eccezionalità in un mondo statale completamente sottomesso al volere di grandi società.

Arienti Stefano

Arienti Stefano

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