Argentina: uno Stato che affonda nell’inflazione

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L’Argentina sta affrontando una delle più alte inflazioni del mondo nel 2023, con un tasso che negli ultimi mesi è tornato oltre il 100% per la prima volta in tre decenni. La seconda economia del Sud America non ha quasi più accesso al capitale internazionale e sta lottando per rispettare le condizioni legate ad un programma di aiuti di 44 miliardi di dollari concordato con il Fondo Monetario Internazionale. Nel frattempo, il governo è sempre più spaccato nelle varie coalizioni e la forte siccità rende ancor più problematica e instabile la situazione statale.

 

Prezzi folli in Argentina

Se non fosse stato per la musica dalle casse e il fruscio dell’acqua della grande fontana, il centro commerciale della Galerias Pacifico di Buenos Aires – sublime edificio neo-rinascimentale di fine ‘800 – sarebbe sembrato dall’esterno un grande museo in pandemia. Pochi visitatori, con mani dietro la schiena e colli contorti, scrutano le vetrine scure, passano da un negozio all’altro e non toccano nulla: quasi fossero lì per contemplare opere d’arte dal prezzo irraggiungibile.

Tra queste sagome, un settantatreenne intervistato da Le Monde mostra il costo di un semplice piumino arancione: 85.700 pesos, 372 euro al cambio ufficiale. “È troppo costoso”, afferma l’anziano. “Questa inflazione è un cancro. Non ne vedrò mai la fine nella mia vita”. Sì perché la crisi economica dell’Argentina iniziò addirittura nel 2018; e, da allora, lo Stato non sembra ancora essersi ripreso del tutto. Anzi: se in questi ultimi anni l’inflazione è rimasta superiore al 50% per praticamente la maggior parte del tempo, negli ultimi mesi ha superato addirittura il 100%. Per essere più precisi, 102,5% a febbraio, 104,3% a marzo e 97% a maggio. È il livello più alto dall’inizio degli anni Novanta e, attualmente, solo Venezuela e Zimbabwe sono gli unici due paesi che registrano un’inflazione più elevata dell’Argentina – secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale.

 

Perché questa situazione in Argentina?

Come affermato in precedenza, la crisi valutaria del 2018 ha portato il peso a perdere metà del suo valore rispetto al dollaro. Il FMI ha perciò risposto prestando la cifra record di 57 miliardi di dollari all’amministrazione di Mauricio Macri, ma l’accordo non è riuscito a stabilizzare l’economia sudamericana. La successiva elezione di Fernandez – nel 2019 – ha innescato una massiccia svendita di titoli di stato, su cui il suo governo è successivamente fallito. Di seguito è arrivata la pandemia: il governo ha iniziato a stampare denaro per finanziare sussidi in contanti e programmi salariali, che hanno solamente posto le basi per un aumento dell’inflazione. Le conseguenti misure si sono dimostrate completamente inefficaci e i tentativi di risoluzione dei problemi non hanno fatto altro che rendere il contesto economico più complesso per le aziende di tutta l’Argentina.

 

Problema siccità

Germogli secchi sfiorano le spalle stanche dei contadini. Dovrebbero essere robusti e verdi, alti sopra le teste dei lavoratori. Stessa cosa per i semi di mais, che dovrebbero gonfiarsi prima del raccolto, abbondanti e carnosi. Nulla di tutto ciò è possibile osservare nelle campagne dell’Argentina, che sta affrontando una storica siccità a scapito della già travagliata economia. Il gigante esportatore di grano è schiacciato dal peso del caldo e dell’assenza di pioggia, schiacciando gli agricoltori di tutta la Pampa e aumentando i timori di un default economico.

La nazione sudamericana, primo esportatore mondiale di soia trasformata e terzo al mondo per mais, è in preda alla peggiore siccità degli ultimi sessant’anni. Continui tagli vengono attuati alla borsa dei cereali di Buenos Aires, che ha ridotto le sue prospettive di produzione di soia a soli 27 milioni di tonnellate, il minimo dall’inizio del secolo.

Stiamo affrontando un evento climatico senza precedenti”, ha affermato a Reuters Julio Calzada, capo della ricerca economica dell’exchange Rosario. “È senza precedenti che i tre raccolti falliscano [cereali, soia e mais]. Stiamo tutti aspettando che piova”, ha aggiunto, ricordando come gli agricoltori abbiano subito perdite per 14 miliardi di dollari e cinquanta tonnellate in meno di produzione di cereali.

Arienti Stefano

Arienti Stefano

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