La Cina, forse la nazione più controversa del mondo, è divenuta quella superpotenza che lascia, ovunque cerchi di piantare la propria bandiera, alcuni punti interrogativi apparentemente irrisolvibili. La Repubblica popolare cinese è uno Stato alquanto particolare: è il Paese più popoloso del globo, auto-definitasi Repubblica ma allo stesso tempo governata dal medesimo uomo da più di vent’anni e che, principalmente dall’inizio del XXI secolo, ha iniziato ad intraprendere rapporti commerciali, e non solo, con almeno due terzi del pianeta. La domanda sorge spontanea: qual è l’intenzione della Cina? Quali sono i suoi piani?
Africa
La Nazione del Dragone intrattiene rapporti di stampo commerciale con i Paesi europei da centinaia di anni. La famosa Via della Seta (percorso commerciale che collega l’Asia all’Europa), che interessa il nostro continente dal 1200 d.C. circa, testimonia la storica partnership che vede Europa e Asia come attivi protagonisti nella nascita di un nuovo concetto di mondo: è in questo periodo storico, infatti che il pianeta inizia a concepirsi come interconnesso e globalizzato. Tuttavia, la Repubblica Popolare cinese, da qualche anno a questa parte, ha cominciato ad intessere rapporti commerciali non più solo con l’Europa ma anche con altri continenti e altre nazioni. Ciò lo si può evincere dal forte interesse dimostrato dalla superpotenza comunista nei confronti dell’Africa. Un continente segnato dal colonialismo europeo fino al secolo scorso ed ora concepito come “Terra di nessuno”, ove il governo asiatico sta cercando di assicurarsi una forte influenza. Si pensi solo al fatto che dal 2010 ad oggi la Cina si è confermata, di anno in anno, il maggior alleato commerciale dell’Africa. Ma perché è nato questo interesse tra le classi dirigenti cinesi nei confronti del continente nero? La risposta a tale domanda non la si può trovare nel presente ma la si deve ricercare nel futuro: si stima infatti che nel 2100 il 39,5% della popolazione mondiale sarà proveniente dall’Africa. Da solo questo dato è alquanto significativo: quattro persone su dieci, in un futuro non troppo lontano, saranno africane. A livello economico e geopolitico non è una questione trascurabile: il peso delle nazioni africane sarà mastodontico all’interno delle scelte e le trattative internazionali, sia di carattere commerciale che sociale. Ma la grande crescita demografica che vedrà tale continente come protagonista non è l’unica motivazione che alimenta il già forte interesse cinese: non dimentichiamoci, infatti, delle infinite ricchezze che si nascondo sotto il suolo Africano, sono, infatti, presenti risorse di ogni tipologia e sempre più rare in altre parti del globo, come ad esempio risorse minerarie fondamentali (rame bronzo e altri materiali), ma sopratutto sono sparsi per tutto il territorio bacini di petrolio, carbone, uranio e altre fonti energetiche, sempre più carenti, costose e sopratutto – per chi riesce ad accaparrasele – proficue.
Come sta riuscendo ad impossessarsi di un intero continente?
Una volta capiti gli interessi della nazione cinese nei confronti dell’Africa, dobbiamo analizzare come la Repubblica popolare stia riuscendo ad impossessarsi delle risorse che il continente nero può offrire.
Dal 2000 al 2019 la Cina ha concesso prestiti a varie nazioni africane per un ammontare di denaro pari a 153 miliardi di dollari (8,05 miliardi all’anno), soldi che i governi locali hanno utilizzato per sviluppare infrastrutture atte a velocizzare l’estrazione delle risorse e il loro trasporto. Sono state create strade, ferrovie, porti, sistemi di estrazione innovativi. Questi investimenti non hanno come fine solo l’avanzamento delle nazioni africane in termini di industrializzazione, ma anche l’innalzamento del tenore di vita degli abitanti africani nelle zone interessate. Questo crea, già di per sé, una forte dipendenza quasi “morale”; ma alla Cina potrebbe mai bastare la gratitudine del popolo africano? Ricordiamoci che i prestiti elargiti dalla Nazione del Dragone non sono a fondo perduto e presto o tardi potrebbe chiedere alle nazioni beneficiarie di restituire i soldi investiti – e più. È proprio qui che si insinua quella che viene definita come “Trappola del Debito”. Mi chiarisco: nel momento in cui la Cina andrà a richiedere i soldi ai diversi Paesi e questi non fossero in grado di saldare il loro debito, essa potrebbe andare a richiedere il controllo sulle infrastrutture sviluppate tramite i suoi investimenti oppure chiedere ai debitori di allearsi e quindi appoggiarla durante le trattative internazionali. Si capisce quindi che la Cina potrebbe, in questo secolo, avere dalla propria parte il 39,5% della popolazione mondiale e ciò, quasi sicuramente, andrà a cambiare gli assetti socio-politici mondiali. L’ago della bilancia, nei prossimi anni, potrebbe quindi iniziare a pendere verso est e non più ad ovest, come fino ad ora è stato.
L’Europa
Come detto in precedenza, l’Europa e l’Asia sono da più di ottocento anni alleati commerciali ma negli ultimi vent’anni la superpotenza asiatica ha iniziato ad interessarsi in maniera più insistente al nostro continente. Si pensi solo che il governo cinese ha quote di partecipazione all’interno di quasi tutti i porti più importanti dell’Europa. In Germania, per esempio, la Cosco Shipping Ports Limited (quarta compagnia di spedizione di container al mondo di proprietà dello stato cinese) è riuscita durante il governo Scholz ad acquisire il 24% di uno dai quattro terminal dei quali è composto il porto di Amburgo, rocca forte per i mercati europei diretti nella parte Nord del globo. Andando più spediti, la superpotenza ha importanti quote nei porti di Valencia e del Pireo, chiudendo in una morsa il Mar Mediterraneo, in più controlla parte dello stretto di Suez, alcuni porti turchi e parte del porto di Haifa.
In tutta questa intricata ragnatela commerciale il nostro Paese ha assunto un’importanza non indifferente. La penisola italiana ha, infatti, intessuto rapporti con la Repubblica popolare inerenti ai porti di Genova e Trieste che, in questi anni, sono stati ragione di dibattiti e polemiche, ma che ad oggi non hanno ancora portato ad accordi ufficiali tra i due paesi. Tuttavia, il “Bel Paese” è la terza meta degli investimenti cinesi in Europa, seconda solo a Inghilterra e Germania: si pensi solo che nel 2017 il valore degli scambi commerciali intrattenuti tra la nostra nazione e quella cinese ammontava a 42 miliardi di dollari, il che testimonia un aumento del 65% rispetto al 2009.
Come dire, la Cina non lascia nulla e nessuno fuori dai propri piani.
Belt and road initiative o Nuove vie della seta
Qual è lo scopo di tutti questi investimenti apparentemente folli? Si potrebbe pensare che la Cina desideri solo guadagnare più potere a livello economico e commerciale e che, esattamente come ottocento anni fa, abbia intrapreso una campagna di velocizzazione degli scambi dando credito ad una nuova tipologia di globalizzazione. Tuttavia, se ci fermassimo a questo aspetto, staremmo tralasciando una parte importantissima del piano cinese. Da qualche anno a questa parte, quando si discute della situazione economico-politica globale, spesso si parla di Belt and Road initiative, in italiano “Nuove Vie della Seta”, un’iniziativa nata dal governo cinese atta creare un controllo capillare dei diversi punti strategici mondiali. Gli investimenti protratti dalla Nazione del dragone, tanto in Africa quanto in Europa e Asia, non hanno finalità puramente commerciali ma nascondono un desiderio di controllo geopolitico definibile come capillare; una ragnatela che trova il suo centro a Pechino e che si dirama, via terra e via mare, in tutto il globo e che presenta come punti nevralgici proprio i porti Europei e gran parte del continente nero. Questa “iniziativa” interessa ad oggi 60 paesi in tutto il mondo ed è destinata ad allargarsi a macchia d’olio nei prossimi decenni, decretando di fatto il controllo cinese dei maggiori mercati mondiali e facendo sì che tale nazione possa avvalersi di un potere internazionale mai visto prima.
Conclusione
Una monarchia mondiale potrebbe nascere da qui ai prossimi ottant’anni. Mentre Russia e America rimangono incollate ad un’ideale passato, caratterizzato da due blocchi influenza, la Cina serpeggia tra le crepe lasciate incustodite dalle altre superpotenze, riuscendo così a puntare verso un mondo plasmato a sua immagine e somiglianza. La vera domanda è: se i piani di tale Paese dovessero attuarsi e dovesse realmente svilupparsi un fulcro di potere tanto ampio, gli antichi burattinai del mondo saranno in grado di contrastarlo?