È possibile una crescita economica infinita su un pianeta “finito”?

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L’Economia, come disciplina specifica e a sé stante, nasce alla fine del Settecento, assieme a numerose altre scienze come, per esempio, la chimica. Da questo momento in poi, il sogno di poter dare regole e principi all’élite e ai leader dei paesi di tutto il mondo e l’aspirazione a divenire modello come la fisica newtoniana, ha portato l’Economia ad elevarsi (non sempre, ma molto spesso) a paladina della “possibile crescita infinita”.

I contesti cambiano e le conoscenze scientifiche mutano e si ampliano. D’altro canto, l’Economia ignorò queste “metamorfosi” e trascurò principalmente la sempre più rinnovata conoscenza dei rapporti tra individuo e ambiente, in relazione allo sviluppo del concetto di evoluzione. Così facendo, gli economisti – pur continuando a caratterizzare il mondo con elaborate teorie e modelli matematici – delineavano un’immagine della realtà sempre meno rappresentativa e sempre più lontana dagli sviluppi della fisica e della biologia. 

Il binomio “economia-follia” è così divenuto frequente tra i vari studiosi dell’economia. In particolare, celebre divenne il pensiero dell’economo statunitense Kenneth Ewart Boulding: “Chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all’infinito in un mondo finito è un pazzo, oppure un’economista”. Le risorse sempre più limitate, le crisi ambientali e, soprattutto, il “menefreghismo” di molte multinazionali ed élite politiche ci avvicina sempre più alla fine dei nostri giorni piuttosto che ad una crescita economica infinita. 

 

Il miglioramento della qualità della vita

La vita dell’uomo dipende totalmente dalle risorse della Terra per sopravvivere. È impossibile concepire un mondo in cui non avvenga il consumo di questi proventi, dal bere acqua al consumare cibo. Ciò che, però, ha portato al vero cambiamento e, soprattutto, a pensare alla possibilità di una crescita illimitata è stata la scoperta. Le persone hanno, appunto, scoperto che l’utilizzo di risorse, come per esempio il legno, permette di costruire fuochi, di stare al caldo e di cucinare cibi in maniere differenti. L’utilizzo sempre nuovo di queste risorse ha consentito agli umani non solo di vivere, ma anche di migliorare la qualità della propria vita. 

Il miglioramento della qualità della vita è ciò che motiva il desiderio di una continua crescita economica. Ma se per la maggior parte della storia la crescita della qualità e del tenore di vita delle persone sono aumentati in modo relativamente lento, la situazione è radicalmente evoluta negli ultimi 200 anni. J.Bradford DeLong, professore di economia all’Università di Berkeley (California), ha stimato che dall’anno 1 al 1800 il prodotto interno lordo mondiale medio pro capite sia rimasto sotto i 200 dollari mentre, dopo il 1800, la crescita è divenuta esponenziale, raggiungendo e superando i 6000 dollari nel 2000. Le prime conseguenze sono state sicuramente positive: anche i paesi più poveri hanno registrato un aumento della crescita economica pro-capite, una maggiore aspettativa di vita e una diminuzione dei tassi di mortalità per malattie e malnutrizione. Ebbene, come possiamo chiaramente osservare oggigiorno, questo miglioramento della qualità della vita è stato accompagnato da un massiccio (e sempre più spreco) consumo delle risorse naturali e degrado ambientale. 

Ogni giorno – per duecento anni – vedevamo e abbiamo visto nascere nuove scoperte e invenzioni. Lampadina, televisione, telefono, Internet. Questa costante “abitudine al nuovo” ci ha reso incapaci di limitarci, di guardare perciò ai danni che questa bramosia e smania stava e sta portando.

 

Vietnam e degrado ambientale

Per capire meglio i danni portati dal miglioramento della qualità della vita prendiamo come esempio un paese in via di sviluppo, esponenzialmente cresciuto negli ultimi duecento anni e soprattutto dopo il termine della Guerra Fredda: il Vietnam. 

Tranne l’energia fornita dal sole, viviamo in un sistema in cui le risorse sono chiaramente limitate. Un esempio di esaurimento delle risorse naturali riguarda l’estrazione della sabbia per alimentare rapidamente l’appetito dell’industria delle costruzioni nell’economia vietnamita. La sabbia viene – illegalmente – utilizzata nel calcestruzzo e come abrasivo, ma gli argini dei fiumi non reggono il peso dell’aumento delle abitazioni. Molte case, perciò, crollano nei fiumi e nel delta del Mekong, provocando nuovo degrado e innumerevoli morti. 

Un secondo esempio è la pesca eccessiva. Diversi anni fa, alcuni alti funzionari militari vietnamiti affermarono la necessità del governo di stringere la presa su questo nuovo problema, spingendo i vari pescherecci ad avventurarsi in acque più lontane, molto spesso in quelle di altri paesi limitrofi. L’appetito insaziabile per il pesce e gli altri prodotti ittici e i nuovi strumenti di raccolta che superano di gran lunga la capacità della natura di riprodursi (due ragioni che valgono ovviamente per l’intero pianeta) dimostrano come la non placabile brama umana sia oggigiorno più un danno che una risorsa. 

Infine, un altro grande problema del Vietnam (e di sempre più paesi in via di sviluppo) è l’acqua, probabilmente la risorsa più preziosa per la vita stessa. Un rapporto del Ministero delle risorse naturali e dell’ambiente vietnamita ha stimato che la quantità totale di acque rilasciate in tutto il fiume Dong Nai avrebbe potuto raggiungere i 4,7 milioni di metri cubi al giorno nel 2020, un terzo delle acque reflue rilasciate dall’intero paese. L’inquinamento, la rete di distribuzione obsoleta e l’intrusione di sale danneggiano, perciò, la qualità della vita di quasi cento milioni di persone. 

 

Crescita illimitata?

È quindi possibile una crescita illimitata su un pianeta limitato? La risposta non è negativa. Crescita economica significa (o meglio, dovrebbe significare) miglioramento della qualità della vita, miglior sfruttamento delle risorse e consumo sostenibile. Il problema odierno non è la volontà di una crescita economica illimitata; è, piuttosto, la (inutile) necessità asfissiante di crescita, che va a prescindere qualsiasi possibile danno economico e degrado ambientale. Crescita significa miglioramento, non distruzione.

Arienti Stefano

Arienti Stefano

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