Guerra in Ucraina: dopo oltre un anno Mosca è alle strette

Condividi:

22 febbraio 2022. Il mondo intero si sveglia con la notizia di un’invasione militare nel continente europeo: è Mosca contro Ucraina. 462 giorni dopo, la guerra in Ucraina continua ad “arricchire” i nostri telegiornali e quotidiani più importanti. C’è, però, una grande differenza: dopo quasi un anno e mezzo, è sempre più Kiev contro Mosca.

 

I partigiani russi dirigono la guerra in Ucraina

Per la prima volta in un anno e tre mesi di conflitto la sottile linea rossa che divide i due schieramenti in guerra è stata varcata ai danni di Mosca. Le ostilità sono entrate a far parte anche del territorio russo. Non più solo bombardamenti, mortai o droni; martedì 23 maggio, l’esercito di Mosca e il ministero della Difesa hanno dichiarato di aver sconfitto un gruppo di ribelli che dall’Ucraina sono entrati nella regione russa di Belgorod.

Entriamo, però, più nel dettaglio. Le truppe che hanno invaso la regione sovietica non sono assolutamente di origine ucraina; non hanno niente a che fare – secondo le attuali informazioni – con il governo di Zelensky. L’azione, infatti, è frutto dell’alleanza tra due gruppi di dissidenti russi, quasi sicuramente finiti sotto l’ala protettiva dell’Ucraina: il “Corpo dei volontari russi” (RDK) e la “Legione libertà della Russia” (LSR). Il primo gruppo è, in particolare, guidato da Denis Kapustin – noto con l’alias Denis Nikitin -, russo con simpatie neonaziste ed ex agitatore di gruppi ultrà calcistici (dal 2017 in territorio ucraino dove ha legato con i vari gruppi della destra radicale); il secondo organo, LSR, è guidato da Maksim Andronnikov – con l’alias Tsezar (Cesare) -, anch’egli russo e attivista del gruppo Legione Imperiale.

Senza entrare troppo nei dettagli dell’operazione, quello che possiamo sottolineare è che se l’Ucraina non ha rivendicato nessun attacco personale – affermando come queste truppe di ribelli sono di origine russa – Mosca preferisce continuare sulla sua linea di assurde (e finte) verità. Infatti, secondo il Ministero della Difesa russo, i “nazionalisti” che si sono infiltrati dal territorio di Kiev sono stati “bloccati e sconfitti” e che, inoltre (senza fornire prove), “più di 70 terroristi sono stati eliminati” e altri “ricacciati in territorio ucraino”. D’altro canto, però, lo stesso governatore della regione di Belgorod, Vyacheslav Gladkov, ha affermato che l’incursione ha provocato un morto e tredici feriti tra i civili e almeno due morti e quattro feriti tra i militari russi, senza dichiarare alcuna totale disfatta dei due gruppi di partigiani.

Nel frattempo, mentre Zelensky continua il suo “tour europeo” alla ricerca di sostegni economici e militari, il Cremlino è preoccupato ma – come sempre – sfrutta la retorica: “” – dice Putin – “La Russia sta attraversando tempi difficili; le cose non sono mai state facili, ma, nonostante ciò, oggi stiamo assistendo ad un momento di consolidamento comune che ci rafforzerà”. Carta canta; e Putin, tuttavia, ha tutto tranne che la ragione dalla sua parte. Non solo perché i responsabili dell’incursione hanno esplicitamente dichiarato il successo dell’operazione: “Lo scopo […] è la creazione di una zona smilitarizzata tra Russia e Ucraina e la dimostrazione al popolo russo che è possibile creare sacche di resistenza e combattere con successo contro il regime”. Ma anche perché, dopo quasi un anno e mezzo dall’inizio della guerra in Ucraina, la seconda potenza militare del mondo non è riuscita a raggiungere alcun obiettivo dichiarato a febbraio 2022 se non, ahimè, morti e devastazione.

 

Il futuro della Russia è in mano ai russi

Guardando al passato, abbiamo scoperto la fragilità della Russia. Nonostante lo Stato di Putin abbia riportato la guerra in Europa, esso non è riuscito in alcun modo a raggiungere i tanto osannati obiettivi di ricostruzione dell’URSS. La grande crisi economica, agricola e del gas ha limitato temporaneamente molti degli stati del mondo, i quali sembrano aver già trovato soluzioni alternative. Da un punto di vista geopolitico, infatti, sembra che poco nulla sia cambiato dall’inizio dello scontro – dove l’unico elemento veramente degno di nota è l’ingresso finlandese nella NATO.

Un’altra cosa, però, abbiamo capito; soprattutto dopo questa iniziale “ribellione interna” da parte dei due gruppi partigiani russi. L’esito di Mosca nella guerra in Ucraina è affare solamente della Russia. Facciamo chiarezza. L’Europa e il resto delle grandi potenze internazionali, molto banalmente, non possono entrare “fisicamente” nello scontro (a patto di un inizio di “guerra nucleare”); possiamo solamente quindi rendere la vita migliore all’Ucraina tramite blocchi economici e geopolitici. L’Ucraina non può anch’essa entrare direttamente in territorio russo: non perché non vuole, ma perché militarmente rimane ancora inferiore a Mosca. Detto ciò, quindi, il più grande nemico di Putin è la sua stessa popolazione, la Russia: solo una rivoluzione interna può veramente mettere in ginocchio l’economia sovietica e, di conseguenza, portare alla fine della guerra in Ucraina.

Arienti Stefano

Arienti Stefano

Scopri altri articoli