Haiti: epidemia di colera e fango

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Biscotti di fango ad Haiti

Anche la gente di Haiti mangia regolarmente biscotti. Purtroppo, però, l’esperienza non è tanto allettante come il resto del mondo. La repubblica caraibica è una delle nazioni più povere al mondo e la gente del posto da anni vive alla disperata ricerca di una fonte di sostentamento. Una di queste, infatti, è la creazione di biscotti attraverso la lavorazione del fango, “biscotti sporchi” senza alcun valore nutrizionale ma necessari per alleviare una fame implacabile a fronte dello scarso cibo e dei prezzi elevati. Mangiare (letteralmente) terra ha quindi il debole scopo di rafforzare il sistema immunitario degli haitiani, anche se il rischio di infezioni per un approvvigionamento idrico completamente contaminato è un problema onnipresente (di seguito, il link per vedere la preparazione di questi biscotti di fango).

Entrando più nel dettaglio, secondo le varie agenzie dell’ONU, la fame dello stato ha raggiungo il livello 5 (“catastrofico”), il più alto previsto dall’IPC (Integrated Food Security Phase Classifications), per trenta mila persone, che riescono a consumare un singolo pasto durante tutta la giornata. Inoltre, in un paese di circa 12 milioni di abitanti, 4,7 milioni vivono ogni giorno una situazione di “fame acuta” – con un livello 3 e 4 dell’indice IPC. Di conseguenza, fabbriche, scuole e negozi sono chiusi da tempo e gli ospedali sono totalmente occupati.

La National Food Security and Nutrition Monitoring Survey (ENSSAN 2022) ha mostrato che l’89% della popolazione haitiana è impegnata e dipende dal settore agricolo, per la commercializzazione degli alimenti o per il consumo personale-familiare. In particolare, secondo le molteplici interviste fatte dal sondaggio, i motivi principali per cui le famiglie dell’isola non hanno coltivato durante la stagione primaverile del 2022 oscillano tra i seguenti motivi: mancanza di denaro (67%), costo elevato dei fattori di produzione (37%), problemi con la manodopera (24%) e mancanza di semi e sostegno (23%). Daphne de Bordes, Country Director di Plan International Haiti, ha dichiarato: “Il settore agricolo è indispensabile per fornire cibo e lavoro alla popolazione. Man mano che la povertà e la mancanza di accesso ai mezzi di sussistenza peggiorano, le famiglie ricorrono sempre più a meccanismi di coping negativi, aumentando il rischio che le ragazze conciliano matrimoni precoci e forzati, rimangano incinte prematuramente o abbondino la scuola”.

 

Uno stato nel caos

Questa volta non si tratta di dover fronteggiare ad un evento naturale catastrofico come quello del terremoto del febbraio 2010, autore della distruzione della capitale e che provocò oltre 220mila morti. Questa volta si tratta di dover ricostruire un Paese distrutto da una congiunzione di cause tutte convergenti sulla gestione politica e istituzionale del paese caraibico. Haiti è senza istituzioni, la popolazione soffre (come abbiamo descritto in precedenza) la fame e, inoltre, le bande armate hanno occupato il territorio con violenza e terrore.

Lo scenario haitiano ha iniziato a diventare critico dopo l’assassinio del presidente della Repubblica Jovenel Moïse nel luglio 2021, presumibilmente commesso da un gruppo di mercenari stranieri. Da questo momento in poi, disordini civili, proteste e atti di violenza si sono diffusi per tutto lo stato, alimentati dall’ascesa del primo ministro (e ora presidente ad interim) Ariel Henry il quale continua a posticipare le elezioni generali per la scelta del nuovo presidente.

Di conseguenza, l’instabilità non ha fatto altro che alimentarsi e il potere delle bande armate si è rafforzato continuamente. Ad Haiti ci sarebbero oltre cento gruppi armati che controllano gli scarsi collegamenti stradali fra l’area metropolitana – la capitale Port-au-Prince – e il resto del paese rurale. Il portavoce dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Jeremy J. Laurence, ha dichiarato che solo da gennaio a giugno del 2022 nella capitale haitiana sono stati commessi e documentati 934 omicidi, 684 feriti e oltre 680 rapimenti. Inoltre, a peggiorare la situazione, per circa due mesi e fino allo scorso dicembre, una decina tra le principali bande criminali hanno occupato il terminal petrolifero di Varreux, il più importante dell’isola e rivendendo il carburante a prezzi stratosferici al mercato nero: “Il paese sprofonda nella disperazione e nella più totale paralisi”, spiegano i volontari delle diverse ONG presenti nel paese. “La mancanza di combustibile blocca le attività produttive e commerciali, e senza lavoro non ci sono neanche i soldi per acquistare i beni primari. Sono fermi i camion che consegnano cibo ai supermercati, e spenti i generatori che conservano le derrate alimentari”.

 

Tra colera e silenzio internazionale

La limitazione di accesso ai beni e ai servizi ha causato, oltre a tutto il panorama descritto finora, la diffusione di un’epidemia di colera. Si tratta della peggior infezione diarroica acuta dal 2010, con oltre 280 decessi, più di 14mila casi e quasi 12 mila ricoveri (sino a fine dicembre 2022). Il colera ha fatto la sua ri-comparsa nel mese di ottobre, dopo tre anni dall’ultimo caso registrato e aggiungendosi alla catastrofe umanitaria dell’isola.

Il terrore e l’instabilità politica, le molteplici catastrofi naturali degli ultimi decenni (nel 2004 con gli uragani Ivan e Jeanne, con tremila morti, e l’uragano Matthew nel 2016, con oltre due mila vittime) e il problema umanitario hanno portato (“ovviamente”) ad uno scarso interesse da parte della comunità internazionale (la Francia, a tal proposito, ha già avvisato del suo non-invio di truppe a sostegno dell’isola).

Infine, nella grande isola delle Antille, un confine di 376 chilometri separa Haiti dalla Repubblica Dominicana, nella parte orientale. La crescita di quest’ultimo (grazie al turismo) e il sempre minor livello di povertà hanno convinto il presidente Luis Abinader nella costruzione di un muro (inizialmente di 160 chilometri, con torri di sorveglianza, sensori di movimento e droni) che dividerà il paese dominicano da Haiti, con lo scopo di “controllare l’immigrazione illegale e la criminalità”.Haiti: Half Population Goes Hungry As Child Poverty Skyrockets – St Kitts & Nevis Observer News

Arienti Stefano

Arienti Stefano

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