Il discorso di Zelensky al Parlamento italiano

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Una settimana fa ho parlato durante un incontro per la pace a Firenze in cui ho chiesto a tutti di ricordare il numero 79, che era il numero dei bambini uccisi. Ora sono 117. E questo è il prezzo della procrastinazione del conflitto”. Così il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha iniziato il suo ennesimo discorso ai Paesi occidentali: ieri, 22 marzo, ad ascoltarlo in religioso silenzio, c’era il Parlamento italiano, riunito a Montecitorio la mattina alle 11. Parlamento europeo, Germania, Israele, Canada, Regno Unito e Stati Uniti. Anche l’Italia ha aperto le proprie porte a Zelensky, il quale ha inneggiato ad un maggior impegno nel sostegno all’Ucraina e di imporre nuove magari sanzioni a Mosca. 

Il nostro popolo è diventato l’esercito, così ho risposto a Papa Francesco”. L’invasione russa “sta distruggendo le famiglie, abbiamo migliaia di feriti, centinaia di migliaia di vite distrutte, case abbandonate. La guerra continua a devastare città ucraine […] Mariupol è completamente bruciata dopo tre settimane, una grande città come Genova. Immaginate la vostra Genova distrutta”.  Come nei giorni seguenti nelle altre sedi nazionali, il presidente ucraino ha continuato il suo solenne discorso cercando di sensibilizzare tutto il popolo italiano, allo scopo di ottenere un maggior impegno nel sostegno all’Ucraina contro il nemico russo. La prassi dei suoi discorsi è quella di toccare l’animo popolare, i simboli di quei Paesi più “nazionalisti”, come ha mostrato nel suo discorso al Congresso americano, affermando come “l’11 settembre” avveniva da ormai tre settimane tutti i giorni in Ucraina.

A Kiev torturano, violentano, rapiscono bambini, distruggono e con i camion portano via i nostri beni. L’ultima volta in Europa tutto ciò è stato fatto dai nazisti”. C’è una continua violenza verbale nei confronti di Mosca, parlando non di Putin ma della Russia in generale: sono mostri, generali, dittatori, che vogliono distruggere tutti i valori ucraini (gli stessi nostri) per imporre il loro dominio. “Il loro obiettivo è l’Europa, influenzare le vostre vite, avere il controllo sulla vostra politica e la distruzione dei vostri valori. L’Ucraina è il cancello per l’esercito russo e loro vogliono entrare in Europa, ma le barbarie non devono entrare”. Sono parole ovviamente esagerate, essendo impossibile – militarmente ed economicamente – per la Russia voler riconquistare l’Europa. Sono però parole di un presidente in guerra, da venti giorni sotto i riflettori di tutto il mondo e seduto dall’altra parte della scacchiera contro Putin. 

Gli ucraini sono stati vicini a voi durante la pandemia, noi abbiamo inviato medici e gli italiani ci hanno aiutati durante l’alluvione”, ha continuato Zelensky, sottolineando i legami passati tra i due Paesi e i grandi aiuti umanitari italiani durante il conflitto. Ma, per il presidente, non è abbastanza: “Noi apprezziamo moltissimo, ma l’invasione dura da 27 giorni, quasi un mese: abbiamo bisogno di altre sanzioni, altre pressioni”. Funzionari e oligarchi russi “utilizzano l’Italia come luogo per le loro vacanze, non dovete accogliere queste persone. Dovete congelare immobili e conti […] Non dovete permettere assolutamente eccezioni alle sanzioni per nessuna banca russa”. L’ordine di Zelensky è quello di aumentare l’isolamento economico russo, già internamente vicina al collasso e con una popolazione costretta ad assaltare gli ultimi supermercati riforniti. La direttiva è quella, che piaccia o no, di chiudere definitivamente ogni rapporto economico con la Russia (chissà se anche futuro), portando ad una crisi economica sia nel nostro Paese che alla morte certa di milioni di russi. 

È un discorso di libertà. Un discorso di liberazione da un nemico che ha cominciato una guerra e bombarda senza ritegno centri urbani e ospedali. Assume, però, da una certa prospettiva, anche un discorso di guerra: l’obiettivo del presidente non è quello di riuscire a trovare un accordo con Putin il prima possibile per fermare questo massacro; è quello, invece, di invitare tutto il mondo a ribellarsi alla Russia e supportare tutta la nazione ucraina in uno scontro armato praticamente impossibile. Convincere (come già fatto con grande successo) tutto il mondo politico estero di essere costretti a dover impugnare le armi contro la Russia, costi quel che costi. E anche questo è altrettanto pericoloso. 

Arienti Stefano

Arienti Stefano

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