Il primo caso di abuso nel metaverso

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Il Metaverso è uno spazio virtuale, un nuovo mondo digitale condiviso e concretamente inesistente, in cui milioni di persone si ritrovano quotidianamente per svolgere una seconda vita o, spesso, sostituire la propria vita reale. Meeting, colloqui di lavoro, camminare assieme alla fidanzata o ad amici, comprare casa o acquistare oggetti; tutto questo è possibile  nel Metaverso (articolo: “Il Metaverso”). È un vero e proprio “spostamento” della realtà in uno spazio 3D, funzionante attraverso l’utilizzo di cosiddetti “visori VR” (“virtual reality”), dispositivi indossabili che circondano il campo visivo dell’utente e permettono di trasportarsi dalla propria stanza in un mondo completamente open space. 

 

Vivere una “realtà aumentata” non è più, come in precedenza, qualcosa di sperimentale o legato solo al mondo dei videogiochi; è per molti diventato il luogo d’incontro preferito per conoscere nuove persone, l’amore della propria vita e, in molti casi, annullare le difficoltà di relazionarsi che si incontrano nel mondo reale. Il sempre maggior numero di persone che aderiscono a questo nuovo modo di vivere permette di costruire uno spazio sempre più ricco, popoloso e sempre più simile a quello che quotidianamente viviamo senza l’utilizzo di un visore VR: non solo amicizie e divertimento, anche i “lati negativi” della “real-life” in poco tempo invaderanno il Metaverso, come è già successo alla fine del 2021 negli Stati Uniti. 

 

All’inizio di dicembre, Meta – ex-Facebook e holding di Mark Zuckerberg – ha aperto la piattaforma di realtà virtuale “Horizon” a tutti i maggiorenni di USA e Canada. Il primo grande passo della nuova azienda permette di girare per diversi mondi con un proprio avatar personalizzabile e, assieme ad altre persone, intrattenersi e costruire ambienti a proprio piacimento. È proprio in uno di questi gruppi che una utente ha denunciato di essere stata “palpeggiata” da un altro membro e di essere stata isolata e derisa dal resto dei presenti. “Le molestie sessuali non sono uno scherzo sull’Internet normale, ma la realtà virtuale aggiunge un ulteriore livello che rende l’evento ancora più intenso”, ha scritto successivamente la ragazza su un forum di Facebook, costringendo Meta ad attuare un nuovo strumento denominato “Safe Zone” (“zona sicura”): si tratta di una funzione che gli utenti possono attivare per disegnarsi attorno a  una “bolla protettiva” e impedire qualsiasi interazione con altre persone fino a quando questa non viene disattivata. 

 

La violenza sessuale online esiste fin dalla nascita di Internet e gli Stati sono sempre più obbligati a riempire quelle zone d’ombra che il mondo multimediale faceva comparire, coprendole con una legislazione adeguata. In Italia, ai sensi dell’articolo 609 bis del Codice penale, il “sexual harassment online” sarà una delle nuove sfide che il legislatore penale dovrà affrontare nel futuro prossimo: il documento di trentatré pagine affronta la problematica della violenza di genere su donne e ragazze sul piano digitale, sempre più centrale per l’affermazione individuale, sociale e lavorativa. Inoltre, il Grevio (gruppo di esperti sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica), ha richiesto agli Stati europei l’equiparazione di tali crimini digitali a quelli “tradizionali”, sia sul piano della repressione sociale che su quello del perseguimento dei responsabili. 

 

Spostiamo l’attenzione su uno dei problemi principali di questi nuovi fenomeni sempre più frequenti e sempre più “innovativi”: questo caso appena descritto deve essere identificato come stupro o abuso sessuale? Sempre più giuristi si stanno interrogando su questa difficoltà di riconoscimento e, in particolare, sui costanti sviluppi che il “contatto” sta assumendo nella realtà virtuale. Non si sta parlando di violenza o abuso verbale sotto forma di commenti a foto pubblicate, ma neanche di un possibile stupro, venendo meno l’atto sessuale completo. In un futuro, magari anche relativamente prossimo, una rivoluzione del “contatto” nel Metaverso permetterà alle persone di sentire emozioni e provare fisicamente ciò che stanno facendo, ponendo un ulteriore problema sulla classificazione di queste azione. 

 

Arienti Stefano

Arienti Stefano

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