India, elezioni in Uttar Pradesh: il bivio della politica indiana

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La (quasi) federazione indiana e il partito di governo affronteranno nei prossimi mesi uno dei più importanti banchi di prova per la Nazione: le elezioni cominciate il 10 febbraio hanno lo scopo di rinnovare il parlamento dell’Uttar Pradesh, la regione più popolosa dell’India con più di duecento milioni di abitanti.  

La regione è oggi governata dal partito conservatore del primo ministro indiano Narendra Modi, il BJP (Bharatiya Janata Party), che nel periodo della pandemia ha subito vari colpi alla sua popolarità, principalmente legati alle rivolte contadine e all’alta disoccupazione nazionale: le elezioni rappresentano dunque un importante test per Modi e il partito, in vista soprattutto delle elezioni nazionali del 2024. L’importanza di questo territorio, oltre ad avere quasi la metà della popolazione dell’Unione Europea, è proprio che il bacino elettorale è rappresentato principalmente da agricoltori, coloro che per oltre un anno hanno protestato contro le leggi create e approvate da Modi e dal monaco induista e ultranazionalista Yogi Adityanath, governatore dell’Uttar Pradesh e aspirante successore del capo di Stato.

L’agricoltura e il mondo ad essa legato è ancora centrale nell’economia dell’India: nonostante la continua e massiccia urbanizzazione, il 60% del miliardo e 300 milioni di indiani continua a vivere nei villaggi agricoli del territorio. Come predetto dallo stesso Gandhi prima della nascita dell’Unione Indiana, lo Stato sta attraversando una vera e propria crisi del mondo contadino, possibile “grazie” alle tre leggi stilate dal governo di Modi che riducono pesantemente i sussidi statali e incoraggiano gli investimenti privati. Nonostante più della metà della popolazione viva di agricoltura, essa garantisce solamente il 15% del PIL, rendendo talvolta la sopravvivenza impossibile per gli abitanti (basti pensare che solo nel 2019 sono stati 10.281 i contadini suicidatasi nello Stato). L’inadeguatezza del sistema agricolo e il disinteresse governativo riguardo una seria riforma sull’agricoltura, rende i cittadini dei villaggi incapaci di reggere la concorrenza delle grandi corporations, costringendo migliaia di persone a riversarsi nelle strade per protestare contro leggi insostenibili. 

Il secondo problema che affligge l’Uttar Pradesh e l’India è la disoccupazione. Tutte le rivendicazioni di Modi riguardo la creazione di nuovi posti di lavoro sono risultate infondate. Nella regione nordica, quasi due milioni e mezzo di persone hanno fatto domanda per circa quattrocento posti di lavoro e, il 17 settembre, 19 milioni di persone si sono presentate all’ufficio di selezione delle Ferrovie per il concorso volto a coprire poco meno di 63 mila posti vacanti per impieghi sottopagati. L’enorme numero di persone in cerca di lavoro e la vastità della disoccupazione tra i possessori di alti titoli di studio dimostra quanto sia grave il problema dell’assenza di posti lavorativi. 

Fino al 10 marzo non sapremo il risultato delle elezioni in Uttar Pradesh, volte a rinnovare i 403 seggi del parlamento locale; non sapremo neanche, quindi, se lo Stato indiano sarà disposto ad accettare un nuovo mandato e la sopravvivenza del BJP. Secondo le prime analisi, nonostante questi problemi, il partito di Modi è ancora il primo nella Nazione, ma con un successore e un governatore della regione più importante dello Stato incentrato sul nazionalismo statale e sulla repressione violenta del crimine interno. L’India è davanti ad un bivio: queste elezioni rappresentano un banco di prova centrale per il futuro del secondo Stato più popoloso del mondo, una sfida che potrebbe portare il territorio ad un gigantesco terremoto interno o ad un persistente sfruttamento lavorativo e assenza di occupazione. 

Arienti Stefano

Arienti Stefano

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