“Dopo aver mangiato 900 topi, il gatto va in pellegrinaggio”. Questo antico proverbio indiano illustra perfettamente l’atteggiamento che, negli ultimi decenni, Nuova Delhi sta adoperando nei confronti del panorama internazionale. Dopo una vita di misfatti e nefandezze (dopo aver, ovvero, “divorato 900 topi”), l’India sembra aver trovato una sua, particolare, retta via, un percorso sempre più chiaro che, nel giro di qualche decennio, lo porterà a divenire il secondo Stato più importante del mondo.
India: economia e demografia come carte vincenti
La formula vincente è sempre la medesima, oggi come cento o duecento anni fa: lo Stato, concretamente, con più persone a disposizione per lavorare è quello che riesce a crescere con la maggiore velocità. La Gran Bretagna durante la Rivoluzione industriale, gli Stati Uniti durante il periodo bellico, la Cina dalla fine della Guerra Fredda e, oggi, l’India, con un tasso di crescita da oltre cinquant’anni sopra il 2% annuo e con il 18% della popolazione mondiale che abita nel paese asiatico. Entro il 2024, in particolare, l’India supererà la Cina come Stato più popoloso del globo ed entro il 2050 il numero di abitanti complessivo raggiungerà quota 1,69 miliardi. Enorme numero di lavoratori a disposizione e basso costo della manodopera è, di conseguenza, il binomio vincente dell’India e della sua, apparente, crescita infinita.
India: contrappeso e problemi geopolitici
Il 14 luglio 2023, il primo ministro indiano Narendra Modi ha deciso di far visita alla Francia; India che, negli ultimi anni, sempre più cosciente della sua importanza internazionale, continua a girare il mondo alla ricerca di partner strategici per costruire un impianto di rapporti solido per la sua imminente esplosione economica.
India che, d’altro canto, presenta svariate problematiche per tutto l’Occidente, due in particolare: deriva non troppo positiva del regime nazionalista nei confronti delle minoranze non indù presenti nel territorio o annullamento di molte libertà democratiche fondamentali e, secondariamente, partner economico e alleato della Russia.
C’è, però, un tassello probabilmente ancora più importante in questo problematico quadro, in grado di aumentare a dismisura l’attrazione occidentale verso l’India: lo Stato indiano è l’unico contrappeso naturale e geograficamente “comunicante” della Cina, il secondo paese asiatico ad essere leader riconosciuto sia in Asia che, in generale, nel Sud globale. India che, di conseguenza, diviene partner economico e politico essenziale per chiunque voglia deviare la direzione internazionale verso un dominio bipolare, costante oramai dal termine della Guerra Fredda e che vede come due superpotenze Stati Uniti e Cina. Gigante demografico, apparentemente democratico (o con minime possibilità di miglioramenti democratici nel corso degli anni) e distensione territoriale impressionante sono elementi che mostrano come il futuro di molti Stati, in particolare Pechino, dipendano sempre più dall’evoluzione dell’India.
Un futuro politico complicato
“Perché tutti questi ladri hanno Modi come cognome? Nirav Modi, Lalit Modi, Narendra Modi”. Lo scorso 23 marzo, il leader dell’opposizione Rahul Gandhi è stato condannato a due anni di carcere per diffamazione nei confronti dell’attuale primo ministro Narendra Modi, proprio per la frase sopracitata e pronunciata nel 2019 durante un raduno elettorale nello Stato di Karnataka. Al di là delle riflessioni strettamente giuridiche sulla condanna, il maggior problema è che il leader del Partito del Congresso rischia di non poter sfidare Modi durante le elezioni generali del 2024 e alimenta le aspettative di vittoria del partito ultranazionalista.
D’altro canto, però, il partito d’opposizione Congress ha conquistato il potere nell’importante regione di Karnataka, l’unico stato del sud a non essere più sotto il controllo totale del Bharatiya Janata Party (BJP, di Narendra Modi). Territorio importante non solo perché ha la medesima popolazione dell’Italia, 60 milioni di abitanti, ma perché è da anni il centro tecnologico di tutta l’India. Guardando il quadro generale, anche se il partito di Modi continua a rimanere il predominante e ha grandi possibilità l’anno prossimo di conquistare il terzo mandato consecutivo, Karnataka è già il secondo stato che BJP ha perso contro Congress negli ultimi sei mesi, quando a dicembre ha conquistato l’Himachal Pradesh settentrionale – un piccolo stato situato sull’Himalaya (di circa sei milioni di abitanti).
Il 2023 è l’anno dell’India
Seppur le elezioni politiche avverranno l’anno successivo, il 2023 potrebbe essere il momento ideale per l’India di scoprire definitivamente le sue carte sul piano internazionale. India che, come dimostrato in questo articolo, ha tutte le possibilità per sfidare le grandi potenze attuali, con dati sul futuro tutti a favore. Il prodotto interno lordo, infatti, ha toccato la soglia dei 3,75 trilioni di dollari nel 2023 rispetto ai circa 2 trilioni nel 2014, come affermato il 12 giugno dal ministro delle finanze indiano Nirmala Sitharaman. Un risultato che evidenzia pienamente la posizione dell’India come quinta economia più grande al mondo, superando addirittura Regno Unito, Francia, Canada, Russia e Australia. Secondo Goldman Sachs, il grande stato asiatico potrebbe diventare addirittura la seconda economia più grande del mondo entro il 2075, soverchiando non solo Germania e Giappone ma anche gli Stati Uniti. Possibilità data, come già spiegato anche nel primo paragrafo, soprattutto dalla demografia favorevole: “Nel corso dei prossimi due decenni, l’indice di dipendenza (ovvero il numero di persone “pensionate” o giovani a carico rispetto alla popolazione totale in età lavorativa) dell’India sarà uno dei più bassi tra le economie regionali”, secondo l’economista indiano Santanu Sengupta.