La conquista dello Spazio: oggi come nella Guerra Fredda

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Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini”. Jurij Gagarin, astronauta russo, il 12 aprile 1961, è il primo uomo nella storia a lasciare l’atmosfera terrestre a bordo della navicella Vostok 1. Sarà la prima persona a compiere un giro del nostro pianeta nello spazio, un volo della durata di 108 minuti e ad una quota massima di 302 chilometri. L’annuncio di questo storico evento si ebbe solo nel momento della sua conclusione, annunciato dall’Unione Sovietica come il primo passo per un obiettivo ancora più grande, inimmaginabile e che avrebbe rivoluzionato l’intero mondo. È il 20 luglio 1969, otto anni dopo l’impresa russa e la conclusione del primo “viaggio cosmico”, e Neil Armstrong compie il fatidico passo con il quale lascia il modulo spaziale “Eagle” e mette piede sulla Luna. In diretta mondiale, tutti gli occhi sono puntati su quelle immagini sgranate: non è un film, non è uno scherzo; l’umanità era riuscita a “conquistare” un altro pianeta. Gagarin e Armstrong, due eroi nazionali nei rispettivi Stati, rispecchiano, così come oggi, una necessità umana molto più grande, comune a sempre più persone, attualmente tornata più forte che mai. 

Poiché gli occhi del mondo ora guardano nello spazio, alla luna e ai pianeti al di là, abbiamo giurato che non lo vedremo governato da una bandiera ostile di conquista, ma da una bandiera di libertà e pace. Abbiamo giurato che non vedremo lo spazio pieno di armi di distruzione di massa, ma di strumenti di conoscenza e comprensione”. È il 12 settembre 1962. Il presidente americano John F. Kennedy, di fronte a quaranta mila persone nello stadio della Rice University di Houston, annuncia la conquista dello spazio come un obiettivo politico: è la necessità di togliere la Luna dalle grinfie del nemico, il sovietico, eliminare qualsiasi possibilità di sconfitta. Non è un desiderio, è una necessità, una pretesa. Arrivare secondi sarebbe la sconfitta più grande non del presidente o dell’America, di tutta l’umanità. È in questo discorso che Kennedy sintetizza tutto il carattere della Guerra Fredda: non uno scontro armato (o almeno non così sui territori americani o russi), non solo una battaglia politica o economica. È uno scontro ideologico, due fazioni che fanno di tutto pur di “essere i primi in qualcosa”. E lo spazio è sicuramente l’obiettivo più grande e inimmaginabile che esista. 

Chruščёv prima, Breznev poi, comandano in questi anni di “pace calda” una Russia accerchiata, invasa dall’America e dal suo odioso capitalismo. È l’URSS una federazione che necessità “di respirare”, di spingersi oltre e non vincere più semplici scontri qua e là per il mondo. La corsa allo spazio e la vittoria di Gagarin porrà la Russia sul gradino più alto del podio, la prima Nazione in grado di conquistare lo spazio e, soprattutto, sconfiggere gli americani. E così faranno anche gli Stati Uniti: assillati dalla possibile disfatta, il mondo del “self-made-man” comincerà una rincorsa di otto lunghissimi anni nel tentativo di superare un’Unione Sovietica sempre avanti, sempre più vicina al grande obiettivo. Così come ieri, anche oggi vediamo una simile situazione: una rincorsa sempre più affannata per diventare una specie “intergalattica”, non più ferma e impantanata in un grigio pianeta come il nostro. C’è una condizione, però, molto differente rispetto al passato e, sicuramente, alquanto controversa: non sono più gli Stati in competizione; ma dei cittadini comuni. Le possibilità tecnologiche ed economiche di alcuni uomini hanno la capacità di “gettare” il loro capitale in progetti spaziali enormi, da far invidia ad interi Stati. Elon Musk con la sua “Starlink”. “Blue Origin” dell’ex CEO di Amazon, Jeff Bezos. Due nomi, due miliardari che negli ultimi anni stanno dando corpo e mente per giungere alla conquista dello spazio, chi con satelliti e chi, più in grande, con l’espugnazione della lontana Marte. 

Il denominatore comune, però, è sempre lo stesso. Sia che siamo nel 1969 o nel 2022 persiste una necessità sempre più forte, sempre più opprimente (crescente nei momenti di grande cambiamento) di “fuoriuscire”, di scappare, di essere i primi a fare qualcosa fino a quel momento impensabile. È un sentimento che accomuna tutti gli uomini, e lo spazio è forse l’ambiente che chiunque sognerebbe di espugnare. La meta è sempre più vicina, come anche la possibilità di uno scontro ideologico-spaziale sicuramente più imponente rispetto a quello di cinquant’anni fa. 

Arienti Stefano

Arienti Stefano

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