I chip non arrivano e il consumo di alcuni prodotti cala vertiginosamente, impattando sull’economia globale come un macigno scagliato da un dirupo. La carenza di microprocessori ha destabilizzato la produzione di numerose imprese in ambito Tech e automotive, costringendo in alcuni casi la chiusura delle linee produttive. La domanda di chip continua a crescere ma gli attuali produttori non hanno le risorse necessarie per fare fronte ad una fornitura globale.
Vi chiederete chi è il principale produttore di microprocessori mondiali?
Taiwan e Corea del Sud, che in questi anni sono riusciti a creare un vero e proprio oligopolio nella produzione di microprocessori. Questi due Stati hanno la “palla nelle loro mani” e si stima che i dati di produzione per questa tecnologia continueranno a crescere. É debole l’approccio statunitense che solo ora sembra aver alzato la testa per far fronte a questa crisi.
Nella logica esistono problemi di tempo. Per risolvere questa mancanza, gli USA hanno proposto di produrre i Chip internamente non dovendoli più comprare fuori territorio. I tempi per la costruzione di imprese sono calcolati dai 18 ai 24 mesi senza considerare la durata dei tempi di collaudo. È notizia recente dello stanziamento di 52 miliardi di dollari che la Federazione ha messo a disposizione per costruire nuove sedi produttive. Intel ha annunciato che investirà 20 miliardi di dollari per costruire un complesso produttivo e anche Samsung a ruota ne investirà altri 10 per il medesimo scopo.
Ma mentre il mondo produttivo cerca di far fronte ad una crisi ormai lanciata, ciò che affrontano i consumatori è un effetto a catena di rialzo. Ad esempio, nel settore automotive la mancanza di chip ha causato un rallentamento nella produzione dell’auto, con tempi d’attesa prolungati fino a date ancora da destinarsi. Il consumatore si è spostato sul mercato parallelo dell’“Usato”, che di fronte ad un’impennata della domanda ha subito un incremento dei prezzi di vendita, costringendo il consumatore ad una scelta al rialzo che pesa spesso sulle finanze personali.
Il Covid-19 ci ha messo del suo: la domanda di prodotti Tech come computer e accessori vari è salita dal 2020 ad oggi, portando le aziende produttrici di Chip a dover scegliere quali aziende fornire e quali lasciare indietro. Huawei ha acquistato una quantità enorme di chip che ha messo in giacenza, proteggendosi dal rischio reale che osserviamo ora, mentre le aziende automotive che non “stockano” prodotto si sono trovate nella situazione attuale.
I prezzi crescono e le piccole realtà arrancano su una parete friabile che ha come deadline l’esaurimento di scorte di microprocessori. Vedremo, come accade solitamente in queste situazioni, che la vittoria delle grandi corporate, forti del loro potere d’acquisto, continueranno il loro processo di vendita senza variazioni. Altre realtà renderanno i loro prodotti più costosi e sempre meno reperibili, schiantandosi contro la ribellione del consumatore, il quale finirà per non acquistare più i loro prodotti.
Il mercato ha un volto monotematico e dietro i grandi numeri di alcune realtà ce ne sono molte altre che devono accettare un compromesso esageratamente suicida. Noi, in tutto questo, dobbiamo chinare il capo elargendo cifre sempre più elevate per prodotti di primo consumo