“È un peccato che alcuni membri NATO non riescano pienamente a comprendere alcune minacce verso il nostro Paese. La Turchia ritiene che l’ammissione di Svezia e Finlandia comporti rischi per la sua stessa sicurezza e per il futuro dell’organizzazione”. Il 30 maggio 2022 affermava così il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, in un articolo pubblicato dall’Economist. La dichiarazione fa riferimento alla richiesta di Svezia e Finlandia del 16 maggio scorso di entrare a far parte dell’Alleanza Atlantica; ingresso rifiutato senza mezzi termini da Ankara.
Da questo momento in poi le relazioni diplomatiche tra Turchia e Svezia sono estremamente peggiorate, intensificandosi terribilmente con l’inizio del nuovo anno. Perchè la Turchia rifiuta l’ingresso? Quali sono state le risposte della Svezia?
Il rifiuto della Turchia
“Abbiamo ogni diritto di chiedere che questi Paesi (Svezia e Finlandia), i quali si aspetteranno che il secondo esercito NATO venga in loro difesa ai sensi dell’articolo 5, impediscano il reclutamento, il finanziamento e le attività di propaganda del PKK”. Cos’è il PKK? Acronimo de “Partito dei Lavoratori del Kurdistan”, è un’organizzazione politica e paramilitare diffusa principalmente nell’altopiano del Kurdistan. Negli anni ’90, molti membri del gruppo e un gran numero di curdi cercarono rifugio in Europa, sfruttando in particolare le politiche svedesi storicamente liberali riguardanti l’asilo per i rifugiati politici. Nonostante oggi sia Svezia che Finlandia riconoscano il PKK come organizzazione terroristica, Ankara ha accusato i due paesi di essere divenuti un porto sicuro per le attività del movimento curdo e i suoi affiliati siriani – sostenendo inoltre l’invio costante di armi durante le guerre civili. La richiesta di Erdogan è stata quella di giungere alla firma congiunta di un memorandum d’intesa, entrato in vigore il 1° gennaio 2023: l’obiettivo è di interrompere la cooperazione e il supporto finanziario dei due paesi nordici con le milizie territoriali. Nonostante l’entrata in vigore del memorandum, però, ulteriori modifiche alle leggi sono state urgentemente richieste dalla presidenza turca. La rettifica, tuttavia, richiede molto tempo e la Svezia preme sull’ingresso nella NATO: “Potrebbero essere necessari sei mesi, fino a giugno”, ha affermato il consigliere per la politica estera Ibrahim Kalin, in riferimento alla possibile accettazione dell’ingresso. “Devono inviare un messaggio molto concreto ai gruppi terroristici che la Svezia non è un rifugio sicuro per loro”.
L’attacco turco
Il 28 giugno 2022, la Turchia ha revocato il veto sulla candidatura della Svezia e della Finlandia alla NATO, dopo quattro ore di colloqui poco prima dell’inizio del vertice dell’Alleanza Atlantica a Madrid. Passi avanti? Non tanto. Il presidente Erdogan ha annunciato che il suo paese richiederà l’estradizione da Svezia e Finlandia di 33 presunti combattenti curdi e sospettati di un colpo di stato, nell’ambito di un accordo che ha assicurato il sostegno di Ankara alla candidatura dei due paesi nordici alla NATO. Inoltre, il 19 dicembre la Corte Suprema ha bloccato l’estradizione di un giornalista turco in esilio, richiesta fondamentale di Erdogan per la ratifica dell’adesione di Stoccolma: l’ex caporedattore e giornalista del quotidiano Zaman, Bulent Kenes, è in particolare accusato di coinvolgimento nel tentato colpo di stato del 2016 ai danni del presidente Recep Tayyip Erdogan.
La risposta svedese
La continua opposizione turca alla Svezia ha portato, nel gennaio 2023, a non poche manifestazioni e proteste contro Ankara da parte della popolazione di Stoccolma. Nello specifico, le ribellioni presentavano simboli del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) e includevano addirittura una finta impiccagione dell’effige del presidente turco Erdogan ad un lampione. In aggiunta, a peggiorare ulteriormente la situazione, Rasmus Paludan, cittadino sia svedese che danese e leader del partito politico danese di estrema destra Hard Line, ha bruciato una copia del Corano fuori dalla residenza dell’ambasciatore turco a Stoccolma e ha raccontato le sue “gesta” con dichiarazioni denigratorie nei confronti dell’Islam e degli immigrati.
La conseguenza? Nonostante la denuncia immediata del governo svedese, la Turchia ha prontamente annullato le visite ufficiali ad Ankara del portavoce svedese e ministro della Difesa e ha prorogato nuovamente l’accettazione all’adesione degli Stati nordici nella NATO.
Quando finisce la diplomazia
La diplomazia tra i due poli è sempre meno efficace e l’impulsività svedese a fianco della rigidità turca rappresentano un chiaro binomio insostenibile. Inoltre, elemento da ricordare con estrema importanza, è il “gioco a due parti” che Ankara sta svolgendo nel conflitto russo-ucraino: se da un lato Erdogan preferisce un velato sostegno a Putin e ricordare all’Unione Europea la presenza di milioni di migranti siriani pronti ad invadere il Vecchio Continente, dall’altro lato Svezia e Finlandia rappresenterebbero un importante avvicinamento occidentale ai confini russi. Cosa succede quando finisce la diplomazia?