Il più esteso dei Paesi Andini e il terzo continente per superficie dell’America Latina, il Perù è divenuto nel 2022 lo stato più a rischio di insicurezza alimentare del Sud America, secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, FAO. In particolare, sono circa 16.6 milioni le persone – quindi più della metà della popolazione – a non avere un accesso regolare a cibo sufficiente, sicuro e nutriente.
La preoccupazione aumenta quando sottolineiamo il fatto che il Perù viene considerato un paese a reddito medio-alto secondo la Banca mondiale, quindi in grado di coltivare da sé tutto il cibo per la sussistenza. Da cosa deriva questa scioccante inversione?
Povertà, Covid-19, inflazione e guerra in Ucraina
Secondo gli studi della FAO, il principale problema del territorio di Lima è l’alto tasso di povertà. Di fianco alle oltre sedici milioni di persone a rischio di insicurezza alimentare, il tasso di povertà ha raggiunto il 25%: un peruviano su quattro, quindi, non ha abbastanza soldi per acquistare un paniere alimentare di base e le altre risorse primarie per la sopravvivenza. Le conseguenze saranno, perciò, un’alimentazione priva dei nutrienti necessari e basata semplicemente sull’alleviare la fame: secondo il The European Times, in alcune parti della foresta pluviale amazzonica peruviana (conosciuta meglio come regione della “Selva”) fino al 70% della popolazione è addirittura anemica.
“Il numero di pasti che davamo era sceso a 50 al giorno, perchè i vicini stavano meglio in termini di potere d’acquisto. Ma ultimamente è in aumento, perchè la crisi sta colpendo molte persone”, ha dichiarato Jenny Rojas Chumbe al The European Times, presidente della mensa per i poveri “Ayuda Social” di Lima. La pandemia prima e la guerra in Ucraina ora stanno mettendo in ginocchio la popolazione peruviana: il tasso di inflazione annuale del Perù nel 2022 è rimasto superiore al 24% per tutti gli ultimi mesi e i prodotti di base come grano, riso o olio hanno visto raddoppiare il loro prezzo.
La guerra in Ucraina, in particolare, continua a pesare molto sulle prospettive di ripresa. Non solo l’aumento dei prezzi del cibo e dell’energia, la FAO sottolinea come anche la grossa dipendenza del paese dai fertilizzanti chimici possa, nel breve periodo, risultare un grosso problema. Infatti, i fertilizzanti chimici importati dal paese latinoamericano costano, ad oggi, fino a quattro volte rispetto al periodo pre-guerra, costringendo quindi ad una riduzione sull’utilizzo. Il timore, ovviamente, riguarda l’impatto sulla produzione alimentare dei successivi mesi, sempre meno e con la possibilità di alimentare le vulnerabilità già esistenti della popolazione locale.
Un occhio alla politica
56 morti. È questo il tragico bilancio lasciato dalle manifestazioni e proteste, che da oltre un mese stanno terrorizzando la capitale peruviana. Strade bloccate da macigni e scontri mortali tra forze dell’ordine e la popolazione locale sono oramai all’ordine del giorno. Una crisi che, come ricorda anche il New York Times, è cominciata dalle zone rurali del paese per la destituzione dell’ex presidente Pedro Castillo e le minacce rivolte alla nuova presidente Dina Boluarte. Il malessere “rappresenta una profonda frustrazione verso la giovane democrazia peruviana, che secondo i manifestanti non ha ascoltato il divario tra ricchi e poveri, tra Lima e le zone rurali del Paese”, ha dichiarato sempre il NYT.
Campanello d’allarme di una possibile escalation, l’analista peruviano Gonzalo Banda ha dichiarato all’emittente BBC: “Lo Stato non ha mai investito abbastanza nel sud, nelle scuole, negli ospedali né in alcuna opera pubblica […] Nonostante tutte le promesse dei governi, non è mai stato rispettato niente e c’è tutta un’agenda rimandata rispetto al sud”. In particolare, le debolezze statali contrastano con la grande estrazione mineraria di compagnie straniere nel sud del paese: un miglioramento nelle entrate di denaro – conclude Banda – non corrisponde uno sviluppo delle istituzioni: “Si vede che esce molta ricchezza e continuano ad esserci mancanze”.
Ad aggravare, infine, ancora di più la situazione già di per sé alquanto delicata è – secondo l’Ispi – l’avvio di un’indagine preliminare sull’operato della presidente Dina Boluarte, il primo ministro Alberto Otárola e i ministri di Interno e Difesa, per l’ipotesi del reato di genocidio, omicidio colposo e lesioni gravi. E ovviamente anche la possibile violenza eccessiva della polizia nelle manifestazioni dell’ultimo mese.
Non solo il Perù
“La sfiducia dei peruviani nei confronti della loro democrazia non è un unicum”, afferma Rossana Miranda per “Formiche”: la maggior parte degli Stati latinoamericani vive un momento di sconforto e rivolta, dovuto ai governi statali particolarmente inclini al commercio estero e alla violazione dei diritti civili.
Il fallimento nel fornire sicurezza alla popolazione, di fianco ovviamente alla situazione post-pandemica e all’attuale guerra in Ucraina, rischiano di traghettare l’America Latina in una grande rivolta continentale.