L’Asia fatica a prendere una decisione chiara sul conflitto. Come la Cina, anche l’India si è schierata in una posizione di semi-neutralità sullo scontro russo-ucraino, camminando negli ultimi giorni su un filo di rasoio mentre cercava di bilanciare i suoi legami tra Occidente e Mosca. Ciò che Nuova Delhi sta compiendo è esattamente identico alle azioni diplomatiche di Pechino, cercando di mantenere un piede in due scarpe per evitare di rompere i rapporti economici con la Russia e, allo stesso tempo, avvicinarsi sempre più alla posizione europea.
La prima dichiarazione di Delhi al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non menziona direttamente nessun paese, rammaricandosi però, come la Cina, del difficile utilizzo della diplomazia e dando importanza al rispetto della “Carta delle Nazioni Unite, del diritto internazionale e del rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale degli Stati”, aggiungendo che “tutti gli Stati membri devono onorare questi principi per trovare una via costruttiva da seguire”. Seppur queste parole sembrano essere una diretta condanna alla Russia, l’India si è fermata prima di criticare apertamente il Cremlino, votando all’astensione nell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Ucraina e Russia, però, continuano a lanciare appelli pubblici affinché Delhi prenda una posizione chiara: la richiesta di rispetto del diritto internazionale fa intendere un avvicinamento all’Europa, ma entrambe le parti desiderano fortemente capire il vero ruolo che la più grande democrazia del mondo vuole effettivamente prendere.
Perché, allora, l’India continua a non schierarsi contro Mosca? L’ex diplomatico indiano JN Misra, alla Cnn, ha spiegato come l’India ha di fronte a sé “opzioni cattive e peggiori tra cui scegliere” e non facendo nomi ha deciso ancora di non schierarsi direttamente contro Mosca, non intralciando quindi i forti canali diplomatici ed economici con Putin. La Russia, infatti, continua ad essere il più grande fornitore di armi del gigante asiatico, seppur la quota sia scesa dal 70% al 49%; inoltre, la Federazione sta fornendo attrezzature militari come il sistema di difesa missilistica S-400, deterrente strategico cruciale nelle lotte contro Cina e, soprattutto, Pakistan.
Il maggior problema indiano in questo conflitto riguarda però la frontiera dei profughi. Sono circa 20.000 gli studenti indiani presenti nel territorio ucraino, la coorte più numerosa trasferitasi dall’India per studiare principalmente medicina ad un costo accessibile. Questi erano principalmente presenti nel centro urbano di Kharkiv, bombardato dai russi dall’inizio dell’invasione. “Stavamo dormendo quando un suono assordante – un’esplosione – ci ha fatto alzare di scatto dai nostri letti. L’intero edificio ha tremato”, ha raccontato Soumya Thomas, ventiduenne costretta a scappare dall’ostello del college dove studiava; il suo amico è morto durante i bombardamenti e lei e altri ragazzi sono stati costretti a fuggire al confine per cercare di scappare, in attesa di un aiuto da parte del governo indiano. Questo supporto è stato intensificato e finora l’India ha rimpatriato circa 12.000 studenti, secondo i dati del ministro degli Esteri indiano; nonostante ciò, molti indiani sono ancora a Kharkiv, nascosti dai colpi di fucile e dai bombardamenti.
L’India, come gran parte dell’Asia, per non sbagliare al momento continua ad astenersi. Lo Stato, secondo l’ex diplomatico indiano Ani Triguniyat, “non può schierarsi, a rischio di mettere in pericolo la sicurezza dei suoi cittadini”, aggiungendo che “sta vedendo il quadro olistico che implica mantenere i canali aperti a tutti”. Le parole, seppur molto dure, mostrano una posizione – quella indiana – unica, in quanto è uno dei pochi Paesi che mantiene buone relazioni sia con Washington che con Mosca. Ma se l’Occidente continuerà ad imporre severe sanzioni alla Russia, lo Stato indiano potrebbe avere difficoltà a continuare a fare affari con Putin. Il conflitto e l’Ucraina, però, sono una linea rossa che il Cremlino non vorrebbe che Delhi attraversasse: se lo scontro dovesse prolungarsi la politica indiana sarà messa a dura prova, costretta a schierarsi obbligatoriamente e, come tutto il mondo, subire gravi danni dalla scelta.