Sono passati oramai diverse settimane dal golpe del 26 luglio contro il presidente del Niger Mohamed Bazoum. Un colpo di stato che ha portato al potere la giunta militare guidata dal generale Abdourahamane Tchiani, comandante della Guardia presidenziale e, per parecchio tempo, stretto alleato del precedente presidente Mahamadou Issoufou. Evento che, tuttavia, non implica preoccupazioni solamente per il continente africano, ma che pone tutta Europa in un delicato equilibrio proprio per la presenza, tanto inaspettata quanto assolutamente plausibile, del gruppo Wagner.
Il golpe in Niger e l’ultimatum africano
Mentre tutti i tentativi diplomatici iniziali rimanevano vani, la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) annunciò il 30 luglio un’ultimatum di una settimana ai golpisti, interrompendo i rapporti economici e finanziari con il territorio di Niamey e congelando i beni dei “funzionari militari coinvolti nel colpo di stato”. Il 4 agosto, a fronte di un’immobilità della giunta militare in Niger, il blocco dell’Africa occidentale ha annunciato di aver definito i contorni di un “possibile intervento militare, comprese le risorse necessarie, ma anche il modo e il momento in cui schiereremo forza”.
Frontiere chiuse, controllo dei mass media e sospensione della Costituzione: la democrazia in Niger è completamente fallita e il paese si prepara ad una svolta tirannica e dittatoriale. Un golpe giustificato da Tchiani dal “deterioramento della sicurezza e della gestione economica e sociale” nel Paese, minato da oramai anni dalla violenza dei gruppi jihadisti come Boko Haram, Iswap e i Fulani. Tutto sembra essere pronto per uno scontro, con l’Ecowas pronta all’intervento militare, supportata principalmente da Francia e Stati Uniti e un contingente Nato composto da oltre 2900 militari (1500 francesi, 1100 americani e 350 italiani).
Una preoccupazione per l’Europa
Anzitutto, parliamo di una preoccupazione più di carattere generale. La regione del Sahel, dal 2020, ha visto ben altri cinque colpi di stato, due in Mali, due in Burkina Faso e uno in Ciad. Nonostante quindi un passato ricco di rivolgimenti, il Niger era rimasto uno dei due regimi democratici della regione (assieme alla Mauritania). E nel febbraio 2021, all’ascesa di Mohamed Bazoum, il paese vinse le prime elezioni democratiche da quando il paese ottenne l’indipendenza da Parigi nel 1960. La “migliore via” per “contrastare la violenza terrorista” è fortificare le istituzioni democratiche: così addirittura annunciava lo scorso settembre Bazoum all’assemblea generale delle Nazioni Unite, alimentando le speranze europee e, soprattutto, della Francia, dopo la cacciata di quest’ultima dal territorio del Mali. Il Niger, quindi, era il perfetto territorio per ospitare le forze europee e per contrastare i gruppi insorgenti islamisti collegati principalmente ad al Qaeda. Con il colpo di stato in Niger, quindi, cade anche probabilmente l’ultimo baluardo per instaurare un regime democratico in questa regione tanto tormentata: da un lato, il fragile stato della Libia, definito dallo stesso Bazoum “una piattaforma per il crimine transnazionale” e un crocevia per armi e droga; dall’altro, l’intensificarsi dell’attività jihadista soprattutto per le frontiere del Niger.
C’è un secondo, e ancor più preoccupante, elemento da dover tenere in considerazione, partendo però dalla cacciata di Parigi dal Mali e la sostituzione a capo del territorio del Gruppo Wagner, recentemente protagonista internazionale per la tentata marcia su Mosca contro il presidente Putin. Più nel dettaglio, secondo un presunto messaggio del loro leader Yevgeny Prigozhin, il riuscito golpe statale sarebbe una “lotta contro i colonizzatori” occidentali: “Quello che è successo in Niger non è altro che la lotta del popolo nigeriano contro i colonizzatori che stanno cercando di imporre le loro regole di vita”, avrebbe affermato il leader del Wagner Group nell’audio-messaggio. “Per tenere (i popoli africani) al guinzaglio, gli ex colonizzatori stanno riempiendo questi Paesi di terroristi e varie bande armate, creando loro stessi un’enorme crisi di sicurezza”. Di conseguenza, l’intervento militare dell’Ecowas potrebbe portare all’entrata in scena del Wagner Group e, successivamente, lo scontro armato tra Europa e Russia, rendendo l’Africa il fulcro di questa battaglia.