“Se la Cina continua il ritmo della sua espansione nucleare, probabilmente schiererà una scorta di circa 1500 testate entro la sua tempistica del 2035”. È questa la principale frase evidenziata all’interno di un rapporto del Pentagono del 30 novembre 2022, in cui gli Stati Uniti analizzano puntualmente questo asfissiante potenziamento dell’armamentario nucleare da parte di Pechino. Una stima – basata sui rapporti annuali della Cina fermi al 2021 – che nasconde ovviamente il tentativo del gigante asiatico di implementare e superare il suo rivale oltreoceano, Washington. Ma a cosa serve questa espansione nucleare se, effettivamente, il nucleare rimane solo una forma di deterrenza?
L’espansione nucleare di Pechino
L’arsenale nucleare cinese sembra espandersi sostanzialmente per la prima volta da anni. Negli ultimi decenni, infatti, Pechino aveva mantenuto (secondo i dati presentati dal partito cinese) solo una ventina di missili balistici intercontinentali (ICBM): stima basata sulle immagini satellitari e, in particolare, sulla costruzione di silos missilistici. Tuttavia, prove recenti di esperti statunitensi indipendenti hanno mostrato che Pechino sta probabilmente costruendo più di duecento nuovi silos per contenere i nuovi armamenti. Di conseguenza, l’attuale programma della Cina – finora a livelli sempre minori o uguali allo sviluppo statunitense -, per modernizzare e aggiornare le sue armi nucleari, si sta muovendo ad una velocità e su una scala senza precedenti.
Una domanda, perciò, sorge spontanea: questo cambio di direzione della Cina non può sicuramente essere arrivato “dal nulla” e ampliare in maniera così sostenuta il proprio arsenale nucleare non è qualcosa da poco; perché gli Stati Uniti non si sono accorti prima? La posizione nucleare di Washington, come possiamo immaginare, si è concentrata sia su “Stati canaglia” o di piccole dimensioni che minacciarono bombardamenti atomici (pensiamo per esempio al confronto-scontro tra l’amministrazione Trump e la Corea del Nord) e sia, soprattutto nell’ultimo anno, sulla Russia: le tensioni e la guerra con l’Ucraina ha portato, infatti, Mosca a sospendere la sua partecipazione al trattato New START, che limita USA e Russia a 1.550 armi nucleari dispiegate nel globo (sebbene Putin si sia comunque impegnato a rimanere sotto il limite, per precauzione o assenza economica). Il più grande cambiamento nella situazione della sicurezza, perciò, è la Cina; e gli Stati Uniti non se ne sono resi conto fino ad ora. Seppur quindi ancora una frazione delle dimensioni di Russia (5.977 testate) e Stati Uniti (5.428 testate) – che insieme rappresentano il 90% delle armi nucleari mondiali, Pechino sta dimostrando (in apparente silenzio) “una tendenza in accelerazione”, secondo i funzionari del Pentagono. Un’espansione pronta a cambiare il piccolo e tradizionale armamento di Pechino, sviluppando anche ICBM mobili su strada e sottomarini nucleari strategici.
Perché espandere l’armamento nucleare?
Risulta chiaro a tutti come il paese più popoloso del mondo stia usando il suo fiorente esercito (e la sua abbondanza di denaro) come strumento principale per creare un sistema internazionale che favorisca la sua visione del mondo. Nulla di nuovo: nel 1966, in piena Guerra Fredda, l’arsenale di Washington raggiunse il suo massimo con 32.000 testate disponibili, per far fronte all’espansione sovietica. Qual è, tuttavia, la grande differenza? Il soggetto del cambiamento. Se in passato al centro della rivoluzione nucleare erano gli Stati Uniti, simbolo della democrazia e del capitalismo, oggi a capo dell’evoluzione e dello sviluppo dell’atomica c’è Pechino, tutt’altro che in linea con i principi democratici odierni. Di conseguenza, “questo nuovo problema impone un ampio ripensamento delle ipotesi della politica nucleare statunitense e delle pratiche di deterrenza degli Stati Uniti”, scrivono gli autori del rapporto di novembre. “Una serie di capacità che prendono forma e nuovi numeri in termini di ciò che sollevano alcune domande su quale sarà il loro interno a lungo termine”.
Concludiamo, perciò, con un banale parallelismo col passato: la Cina sta compiendo il medesimo sviluppo degli USA e dell’URSS durante la guerra fredda, con una grande differenza. Se negli anni Sessanta le due Superpotenze alimentavano la loro forza nucleare per fronteggiarsi l’un l’altro, la potenza economica cinese è da anni senza alcun tipo di paragone: nessuno può attualmente fronteggiare lo sviluppo di Pechino, sotto qualsiasi punto di vista. La Cina è quindi non in uno scontro con un’altra potenza (quelli piuttosto sono gli Stati Uniti): l’incremento dell’armamentario nucleare cinese non è altro che una pura dimostrazione di potere. Potere contenibile? Vedremo fra qualche anno.