Wagner Group e l’incerta permanenza in Africa

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Qualche settimana fa sembrava essere giunti ad un importante punto di svolta nella guerra russo-ucraina, dopo che il Wagner Group – il gruppo mercenario indirettamente assoldato da Putin e capeggiato dal veterano Yevgeny Prigozhin, si è temporaneamente ribellato al potere di Mosca per gli scarsi risultati ottenuti contro Kiev. Una finta rivoluzione che è bastata sia a far pensare all’intero mondo dell’arrivo della guerra civile che a far tremare vertiginosamente i già deboli rudimenti russi.

Nonostante la rivoluzione non sia giunta a buon fine – dopo che il Wagner Group ha deciso, nel giro di neanche un giorno, di ritirarsi dalla marcia su Mosca senza dare spiegazione alcuna, il gruppo di mercenari è ancora un elemento importante dell’esercito e della politica russa e, soprattutto, pedina importante del continente africano. Analizziamo di seguito l’incerta persistenza del Wagner Group in Africa e, accanto, le possibili conseguenze dell’abbandono dei veterani del continente nero.

 

La presenza del Wagner Group in Africa

Non è un caso che il capo del Wagner Group, Yevgeny Prigozhin, abbia menzionato più volte il continente africano in una delle sue invettive su Telegram, mentre orchestrava il suo tentativo di ribellione contro Mosca sabato 24 giugno. L’Africa è strettamente legata agli sforzi e agli interessi del Wagner Group: emerso, infatti, per la prima volta nel 2014 durante l’annessione della Crimea da parte della Russia, da allora ha operato in Siria e in almeno una mezza dozzina di paesi africani. Piuttosto che una singola entità, infatti, il Wagner Group è preferibilmente identificabile come una rete di imprese e gruppi mercenari sotto il comando di Prigozhin, entrata in scena in Africa – dopo la Siria – in territori come Sudan, Repubblica Centrafricana (RCA), Libia e Mali (in quest’ultima, per esempio, è subentrata alle forze francesi dopo che queste si ritirarono nel 2021, supportando così la nuova giunta militare nella sua battaglia contro i militanti islamisti).

Entrando più nel dettaglio, sebbene molte azioni del Wagner Group siano illegali secondo la legge russa, il Cremlino sfrutta da anni il potere ottenuto dai mercenari per promuovere i propri interessi di politica estera nel continente africano: “L’obiettivo principale della Russia in Africa a questo punto è davvero quello di costruire un sostegno diplomatico che spera di utilizzare in luoghi come le Nazioni Unite”, ha affermato Thomas Graham di CFR. “Il Wagner Group è stato coinvolto in Africa per motivi propri, come fare soldi privati. Ma più recentemente, il Cremlino ha trovato questo un utile complemento a ciò che sta cercando di fare diplomaticamente”.

In particolare, il Wagner Group, pagato per supportare gruppi e regimi ribelli o placare rivoluzioni statali, permette anche di espandere in qualche modo l’idealtipo di governo di Mosca. Un accordo non scritto tra il Cremlino e il gruppo mercenario pienamente accettato da Prigozhin prima del tentato ammutinamento, che gli garantiva un enorme flusso di denaro in entrata e vantaggi nel continente africano, sempre più “conteso” a livello internazionale.

 

Cosa succederà in futuro?

Capendo il peso del Wagner Group in Africa si può capire anche le conseguenze che avverrebbero nel momento in cui questo dovesse, dopo il tentato colpo di Stato, dover allontanarsi dal continente. Una terra talmente importante per Prigozhin che è divenuta uno dei fattori coinvolti nella scissione emersa sabato 24 giugno: “Ci è stato detto che l’Africa era necessaria, e dopo è stata abbandonata perché tutto il denaro destinato agli aiuti è stato rubato”, ha dichiarato il leader del gruppo durante la sua marcia verso Mosca.

Cosa accadrebbe quindi se il Wagner Group fosse obbligato ad abbandonare l’Africa? Molto brevemente, possiamo sintetizzare la situazione in tre scenari: crisi del gruppo mercenario e ribellione di Prigozhin, crisi russa (sia per la rabbia del gruppo mercenario che per la fine della presenza di Mosca in Africa) e, infine, il termine dell’equilibrio politico-militare in alcuni Stati africani prima garantito dal gruppo Wagner. Di conseguenza, la conclusione delle azioni del Wagner Group in Africa non porterebbe alcun risultato positivo a nessuno dei tre attori coinvolti, tanto che molto probabilmente il citante che ne uscirebbe meno “ferito” sarebbe proprio il gruppo di veterani.

Il Wagner Group è, sfortunatamente per Putin, divenuto una pedina assolutamente fondamentale per Mosca: al di là del suo interesse (quello di Putin) verso per l’Africa, nel momento in cui la Russia dovesse abbandonare o rifiutare le richieste del gruppo, quest’ultimo – come abbiamo recentemente visto – è totalmente in grado di far tremare le fondamenta del Cremlino.

Arienti Stefano

Arienti Stefano

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