“L’aggressore deve sentire il pieno potere della giustizia. Questa è la nostra responsabilità storica […] Solo un’istituzione è in grado di rispondere al crimine originale, il crimine di aggressione: un Tribunale”. Sono queste le parole di Volodymyr Zelensky, pronunciate il 4 maggio durante un incontro “speciale” con la Corte penale internazionale all’Aia. Un nuovo tentativo allo scopo di sottolineare la drammaticità dei fatti accaduti e di alimentare l’opposizione occidentale alla Russia.
Zelensky e la Nuova Norimberga
“Se voi dite che questi uomini non sono colpevoli, sarebbe come dire che non c’è stata una guerra, non c’è stato massacro, non ci sono stati crimini”. 1945; giorno 270 del processo di Norimberga. Su questo sillogismo (che non lasciò spazio ad alcun tipo di successivo ragionamento) dell’ex Avvocato Generale degli Stati Uniti, Robert Houghwout Jackson, si pronunciò l’arringa finale del processo e si confermarono i crimini dei fautori del Nazismo. Un processo storico; senza dubbio il più importante della storia internazionale ma, soprattutto, il primo: al di là del risultato ottenuto, infatti, gli Alleati (e quindi tutto il sistema mondiale) affermavano l’esistenza di un sistema di giustizia internazionale, l’obbligo per gli individui di rispettare doveri internazionali che trascendono gli obblighi nazionali di obbedienza. Come si può punire una persona con una legge su un divieto che non esisteva ancora al tempo dei fatti? E soprattutto “manipolato” dai suoi superiori? Furono queste le opposizioni principali sollevate. Lo stesso Hans Kelsen, però, gigante del pensiero pubblicistico tedesco, sottolineò come i reati compiuti siano da considerare talmente immorali che fosse addirittura impossibile non accorgersi della gravità della situazione andatasi a creare. Atrocità, quindi, che andavano ben oltre la mera regolamentazione giuridica e le sue implicazioni legali.
Ecco, Zelensky sta chiedendo di formare qualcosa del genere. Ha richiesto alla Corte penale internazionale di formare un tribunale ad hoc, “privato” e “personalizzato”, con cui condannare praticamente immediatamente gli alti funzionari del Cremlino. Non utilizzare, per esempio, la stessa Corte (che abbiamo visto in un precedente articolo il lungo processo – quasi impossibile – per arrivare a punire penalmente Vladimir Putin), ma crearne addirittura una nuova, proprio come Norimberga. “Un solo crimine russo ha portato a tutti questi crimini: il crimine di aggressione, l’inizio del male, il crimine principale. Dovrebbe esserci responsabilità per questo crimine”, ha affermato Zelensky.
Perché una Nuova Norimberga è impossibile
Da un punto di vista tecnico, però, la richiesta di Zelensky è assolutamente eccessiva: una Nuova Norimberga – secondo anche le cause che portarono all’istituzione del diritto internazionale nel 1945 – sarebbe qualcosa di storicamente impossibile, conseguenza di atti talmente atroci e, sicuramente, non giustificabili dal semplice atto di aggressione richiesto dal presidente ucraino. Ovviamente con ciò non stiamo sminuendo la tragicità dello scontro e le ovvie conseguenze penali che dovrebbero subire Putin e il suo entourage. Ma la richiesta di Zelensky non è altro che un ennesimo tentativo di alimentare la foga occidentale contro un nemico attualmente inattaccabile, sotto tutti i punti di vista.
Infatti, questo recente discorso del presidente ucraino sembra più assumere il contorno di una dimostrazione di forza verso sia l’Occidente che verso Mosca. Anche se l’Ucraina non ha mai ratificato il trattato della Corte penale internazionale (come anche la Russia), la sua bandiera gialla e blu di Kiev ha sventolato accanto al logo della grande istituzione. Già fin dall’inizio, però, diverse importanti capitali occidentali – tra cui Londra, Parigi e Washington – si sono opposte a questa prospettiva. Tutti pensavano di aver trovato un compromesso con il progetto di un tribunale ibrido, lanciato in autunno dell’anno scorso, che sarebbe stato annesso al sistema giudiziario ucraino e avrebbe beneficiato di fondi e personale internazionale. Ma Zelensky non ha voluto sentir ragione, respingendo ogni proposta di “pace ibrida” o “giustizia ibrida” e opponendosi ad un “compromesso che consentirebbe ai politici di dire che il caso è chiuso”, secondo le sue stese parole.