“È proprio un paese di handicappati l’Italia. Però è un paradiso per gli zingari”, così dichiarava Adrijana Omerovic nel lontano 2018, durante una conversazione captata dalle cimici della polizia nella metro di Milano. Quello dei borseggi è diventato recentemente uno dei problemi e (soprattutto) fenomeni virali dei media italiani, con migliaia di borseggiatrici divenute “mostri virali” e fonte di spettacolo per molte pagine social. Al di là del mondo mediatico, però, ricerche europee hanno sottolineato i vari primati della nostra penisola per quanto riguarda scippi e furti ai turisti, con Milano come “capitale”.
Le borseggiatrici ci fanno scalare le classifiche
Gli esperti di comparazione di assicurazioni di viaggio Quotezone.co.uk hanno analizzato e stilato una classifica dei dieci paesi europei nei quali è più probabile venir borseggiati. In particolare, lo studio ha analizzato i resoconti dei turisti britannici intervistati per rivelare le destinazioni turistiche più “popolari” in base alla proporzione di menzioni di borseggio. Come? Osservando soprattutto le recensioni dei visitatori nelle cinque principali attrazioni turistiche di ciascun paese. E l’Italia è risultato essere il paese con il maggior numero di borseggi e furti nel 2022: 1906 recensioni di furti sparsi tra Colosseo, Fontana di Trevi, Pantheon a Roma, Duomo di Milano e Galleria degli Uffizi a Firenze, ovvero un equivalente di 463 menzioni di borseggio per ogni milione di visitatori britannici nelle principali attrazioni turistiche italiane, la percentuale più alta rispetto a qualsiasi altro paese europeo. La Francia, infatti, è seconda in questa particolare classifica, con 283 borseggi per milione di abitanti e con tutte le attrazioni più “pericolose” rilevate a Parigi. Infine, nonostante la pessima reputazione di Barcellona per borseggi, la Spagna – principale destinazione turistica degli inglesi, è solo sesta con cinque volte meno menzioni di furto rispetto all’Italia.
“Milano Bella da Dio”
“Guadagno fino a 1.000 euro al giorno con i furti, ma ho sensi di colpa”. A raccontarlo al Corriere della Sera è Ana, una delle donne ritratte nei video diventati virali su Instagram e Telegram della pagina “Milano Bella da Dio”, aperta e gestita dal diciottenne Nicholas Vaccaro e autore di questi celebri video. Ana ha ventinove anni e 9 figli, che non vivono con lei: “Sono tutti in Bosnia. L’ultimo parto è stato a dicembre. Se ne occupa mio marito che non lavoro. Mantengo io la famiglia”. Lavora ovviamente a tempo pieno, sette giorni su sette da mattina a sera, nelle principali mete turistiche milanesi e nelle metro della città.
Un “lavoro” che, a guardare il codice penale, sarebbe un vero e proprio reato: furto o rapina; e che quindi dovrebbe prevedere delle pene. Ma non è sempre così, anzi. Perché queste borseggiatrici sono conosciute non solo dalle forze dell’ordine ma persino dagli abituali pendolari delle stazioni milanesi. Secondo quest’ultimi, infatti, decine di volte queste borseggiatrici sono state fermate dalla polizia locale, ma semplicemente ammonite con un: “Dai ragazze, andate via…”. O, ancora più raramente, caricate sulla volante ma puntuali a “lavoro” il giorno seguente. Si è parlato tanto di loro, da mesi ormai; e abbiamo, però, capito che esiste un qualche cavillo legale che non permette di arrestare queste borseggiatrici in maniera definitiva: impunità e serenità, quindi. Un vero e proprio paradiso, come affermava nel 2018 Adrijana Omerovic.
Pornografia dei borseggi
“Quest’abitudine di filmare persone sorprese a rubare sui mezzi ATM di Milano e di diffondere i video su pagine Instagram con centinaia di migliaia di followers è violenza, ed è molto preoccupante”, così ha affermato su Facebook il 12 marzo Monica Romano, consigliera comunale di Milano. Secondo molti, infatti, da tempo a Milano sembra essere nato un nuovo sport: quello che Wired definisce “caccia social alle borseggiatrici”. Pagine nate con lo scopo di mostrare il degrado delle principali città italiane (come “Milano Bella da Dio”), oggi sono accompagnate da centinaia di migliaia di commenti in cui si riversa la bile popolare, tra richiami alla pena di morte e proposte di pene corporali. La violenza mediatica, talvolta, è stata accompagnata infatti da aggressività e maltrattamento anche nella realtà. La caccia alle streghe ha invaso i social media, con migliaia di video TikTok che riprendono presunte borseggiatrici messe all’angolo dalla folla inferocita. Giusto o no, ciò che possiamo concludere è che quello delle borseggiatrici è ormai un format mediatico ben affermato.