Siete uno studente delle superiori o dell’Università, in ritardo con la consegna di un tema di italiano o di un elaborato per un esame. Sono le 21:00 e avete altre cento cose da fare, l’ultima è quella di pensare e scrivere un paper su un argomento che, molto probabilmente, non vi piace nemmeno. Oppure siete il capo di un’impresa o responsabile di un gruppo di lavoro di una grande multinazionale: tra chiamate e e-mail vi ricordate che domani dovete presentare un piano d’investimento per il nuovo progetto dell’azienda; il tempo, però, è ovviamente ridotto al minimo. Fino a dicembre 2022, l’unica soluzione – sia per lo studente che per l’imprenditore – sarebbe stata quella di stare svegli tutta la notte a lavorare e studiare, nella speranza di giungere al giorno seguente con qualcosa di qualitativamente valido. Oggi, però, non è più così: la società di ricerca sull’intelligenza artificiale OpenAI (San Francisco) ha rilasciato i primi di dicembre “ChatGPT”, un chatbot di intelligenza artificiale progettato per rispondere a domande in forma di testo, nella maniera più naturale e “umana” possibile. Capiamo meglio, però, di cosa di tratta e perchè è diventato così famoso.
ChatGPT
Torniamo allo studente e all’imprenditore di prima. Nel caso dell’alunno, basterà che questi salga sul sito ChatGPT e digiti nell’apposita sezione: “Scrivi un testo di quattro pagine sull’Infinito di Giacomo Leopardi”. In pochi attimi, l’intelligenza artificiale comincerà a scrivere un breve saggio perfettamente coerente con l’indicazione data. Stessa cosa per quanto riguarda il nostro imprenditore: “Scrivi un piano d’investimento per un’azienda automobilistica di 500.000 euro”; nuovamente, dopo pochi minuti (se non secondi) avremo pronto un perfetto piano di investimenti da poter presentare all’indomani. ChatGPT, quindi, in parole povere, permette di “fare una domanda” o una richiesta e il sistema valuterà la migliore risposta da consegnare. Qualcosa di molto banale, quindi? Non tanto. Oltre alla velocità e precisione con cui l’intelligenza artificiale risponde alle nostre richieste, questa è in grado di raccogliere, studiare e sistemare centinaia di migliaia di fonti differenti presenti su Internet e, soprattutto, “imparare dai propri errori”: i motori dietro Chat GPT sono “addestrati” per imitare gli stili di scrittura, evitare certi tipi di conversazioni e imparare dalle domande precedenti, perfezionandosi costantemente e memorizzando le richieste.
La crescita esponenziale
Secondo il co-fondatore di OpenAI Sam Altman, ChatGPT ha raggiunto un milione di utenti in soli cinque giorni. In confronto, una versione precedente del sistema (GPT-3) ha impiegato circa 24 mesi per raggiungere tale traguardo. Nonostante l’abbonamento di circa 20$ al mese per una versione completa del sistema, il numero di iscritti alla piattaforma cresce esponenzialmente di giorno in giorno. E gli esperimenti per l’intelligenza artificiale si fanno sempre più particolari e soddisfacenti: piano di perdita di peso con specifici obiettivi calorici, codici informatici per animazioni, codificazione di strumenti per riassumere saggi o, addirittura, consigli psicologici e psichiatrici.
Secondo un rapporto del Wall Street Journal, inoltre, il laboratorio di ricerca OpenAI sta prendendo in considerazione un’offerta pubblica che valuterebbe l’azienda a circa 29 miliardi di dollari. L’offerta è in fase di negoziazione con la società Thrive Capital e Founders Fund e, se l’operazione andrà a buon fine, OpenAI diventerà una delle startup di maggior valore negli Stati Uniti (raddoppiando all’incirca la sua valutazione).
Il rapido successo della piattaforma ha allarmato non poco i piani alti di Google, preoccupati che l’intelligenza artificiale possa divenire una minaccia a lungo termine alla sua posizione di motore di ricerca leader a livello mondiale. Infatti, il colosso tecnologico statunitense ha già annunciato un proprio chatbot, “Bard”, distribuito gratuitamente al pubblico nei prossimi mesi.
Un futuro “legale” incerto
“Un potenziale rischio è legato alla proprietà intellettuale. I sistemi di intelligenza artificiale generativa possono essere in grado di creare opere originali difficili da attribuire a un creatore specifico. Ciò potrebbe rendere difficile far rispettare il diritto d’autore o le protezioni dei brevetti per queste opere”. Questa risposta è stata generata proprio da ChatGPT, alla domanda sui rischi legali dell’intelligenza artificiale di San Francisco. Proprietà intellettuale e rischi su questioni legali ed etiche sono i principali problemi che molti esperti sottolineano rispetto a questi nuovi “giornalisti meccanici”, sottolineati dalla stessa AI.
È troppo presto parlare di leggi? In realtà è, probabilmente, troppo tardi. Prendiamo il caso di Hollie Mengert, illustratrice di Disney che ha scoperto che il suo stile è stato più volte replicato da un intelligenza artificiale durante un esperimento in Canada. La macchina è stata addestrata con 32 lavori originali dell’illustratrice per diverse ore: di conseguenza, l’AI è stata in grado di replicare con estrema precisione lo stile di Mengert su un nuovo concetto. Oggi come in futuro, Mengert o tutti quegli illustratori, scrittori, cantautori il cui lavoro viene replicato, possono fare qualcosa a riguardo? La risposta a questa domanda rimane ancora avvolta dal mistero: alcuni esperti sottolineano la facile possibilità di questi sistemi di violare i diritti d’autore; altri, invece, suggeriscono che qualsiasi cosa creata da sistemi di intelligenza artificiale generativa sia al di sopra di qualsiasi azione legale.
La vittoria delle macchine
Andando oltre ai futuri problemi legali, già oggi possiamo immaginarci lo scenario peggiore (o migliore) dell’evoluzione di queste macchine. Giornalisti, insegnanti, personal trainer, scrittori; ma anche imprenditori, programmatori o, chissà, avvocati o psicologi. La maggior parte – se non tutti – i classici lavori possono e potranno essere svolti (con maggior efficienza e precisione) dalle intelligenze artificiali.
Lo scenario di uno scrittore è il più facile da capire per sottolineare i futuri problemi (o vittorie). Per scrivere un libro ci si impiega spesso anni e anni; ricerche su ricerche e revisioni costanti per estrapolare il miglior lavoro possibile. In futuro, però, chiunque avrà la possibilità di scrivere un libro di successo, del calibro di Faletti o Tolkien: basterà digitare la propria idea e l’opera sarà completa in poco tempo.