Dakar: la nuova destinazione del narcotraffico

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Domenica 22 gennaio, oltre 800 kg di cocaina sono stati sequestrati su una nave al largo di Dakar – capitale del Senegal – dalla marina locale. Nonostante la Direzione senegalese delle pubbliche relazioni (Dirpa), in un primo momento, non abbia fornito dettagli sulla nave intercettata, sul suo equipaggio o sul punto di partenza, il fatto non ha suscitato particolare stupore, soprattutto dopo che ad ottobre venne sequestrato un carico di 300 kg di cocaina in un camion frigo proveniente dal vicino Mali, per un valore di 37 milioni di euro.

Ulteriori indagini, però, hanno rilevato che a bordo dell’imbarcazione fermata ci fossero sei gambiani e un italiano e, in particolare, che il carico di cocaina provenisse in gran parte da vari contatti con l’ndrangheta calabrese. Un nuovo caso che svela sia gli interessi della ‘ndrangheta nel narcotraffico internazionale ma che, soprattutto, concretizza Dakar come una delle nuove principali mete per i narcotrafficanti internazionali.

 

La tossicodipendenza in aumento a Dakar

Hai una siringa per me?”, sussurra una donna con voce sottile allungando le mani verso un kit fornitogli da un mediatore sociale. Da sette anni la donna cura la sua dipendenza dalla cocaina e dal crack curandosi col metadone, sostituto degli oppiacei. Non è l’unica. Altri 300 tossicodipendenti sono in cura nel nuovo Centro per la cura delle dipendenze, aperto a Dakar e il primo nel suo genere in Africa occidentale.

La droga è arrivata ferocemente in Senegal, aggiungendosi alle centinaia di problematiche che il paese deve già affrontare. L’UNODC, l’agenzia delle Nazioni Unite per il controllo della droga, stima infatti che ci siano “almeno 10.000 tossicodipendenti, secondo quanto riportato da Le Monde. Un numero che potrebbe, però, addirittura quintuplicare entro il 2024, poiché i cartelli della droga hanno trovato un nuovo fiorente mercato. “In precedenza, osservavamo che dal 5% all’8% della cocaina che passava per la regione rimaneva lì. Oggi quel tasso è al 10-17%. Ciò indica che sta crescendo una base di consumatori a livello regionale, e questo è un grande motivo di preoccupazione”, ha affermato – già nel gennaio 2022 – Amado Philip de Andrés, capo dell’UNODC per l’Africa occidentale. Inoltre, il prezzo delle droghe illecite non è mai stato così basso nella regione. In Senegal, infatti, una bustina di eroina (tagliata con talco o latte in polvere) si compa a circa tre euro; un grammo di cocaina costa trenta euro e un ciottolo di crack poco più di quindici euro.

Al contempo, però, dal 2007 con l’approvazione della legge Latif Guèye, il traffico di droga e il suo consumo sono stati estremamente criminalizzati. A Cepiad, una delle principali città del paese, la maggior parte degli spacciatori o dei consumatori hanno sperimentato la prigione. Infatti, gli indagati rischiano una pena minima di dieci anni di reclusione con una multa tripla del valore della droga sequestrata. Una politica repressa denunciata – proprio per questa sua “violenza” carceraria ed economica – dagli stessi specialisti delle dipendenze. “Oggi questa legge non fa distinzione tra trafficante e consumatore, ma soprattutto quest’ultimo ha bisogno di essere curato, non deve essere rinchiuso o picchiato”, afferma Idrissa Ba, psichiatra e direttrice di uno dei principali centri per la cura di dipendenze a Cepiad.

 

Non solo droga

Nel febbraio 2021, la Financial Action Task Force (GAFI) ha aggiunto il Senegal alla sua lista grigia, indicando come il paese non rispetti pienamente gli standard internazionali contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo e della proliferazione. A inizio 2022, in particolare, la regione dell’Africa occidentale era all’ottavo posto al mondo per rischio di riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo. La flessibilità del patrimonio immobiliare, per esempio, che consente di occultare le origini finanziarie dell’investimento e l’identità del proprietario, rende il settore appetibile per chi sposta fondi illeciti nell’economia lecita. Già nel 2011, l’Observatoire français des drogues et des toxicomanies (OFDT) affermò che la facile acquisizione di proprietà in Senegal veniva sfruttata dai trafficanti di droga con sede in Europa per riciclare denaro. E addirittura, nel 2013, si stimò che circa il 96% dei 480 milioni di dollari investiti nel settore immobiliare provenissero da origini dubbie.

Nonostante negli ultimi anni il Senegal abbia rafforzato il proprio quadro giuridico e istituzionale per combattere il riciclaggio di denaro, la risposta statale per combattere il problema risulta limitata dalla sua mancanza di competenze tecniche (per esempio, nel fornire dipendenti finanziari in grado di identificare il riciclaggio di denaro). Inoltre, l’attuale politica pubblica finanziaria del territorio di Dakar può persino alimentare indirettamente questi flussi di denaro illeciti. Il Groupe Intergouvernemental d’Action Contre le Blanchiment d’Argent en Afrique de l’Ouest (GIABA) riferisce infatti che il riciclaggio di denaro è reso possibile nel paese dall’uso diffuso di denaro contante, dall’estensione del settore informale e da un sistema giudiziario che non consente alla polizia di ottenere informazioni sui sospetti beneficiari del riciclaggio.

Arienti Stefano

Arienti Stefano

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