Doomsday Clock: l’uomo è nato da quasi mezz’ora

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In un angolo remoto dell’universo [..] c’era una volta un astro, su cui gli animali intelligenti scoprirono la conoscenza. Fu il minuto più tracotante e più menzognero della “storia del mondo”: ma tutto ciò soltanto un minuto. Dopo pochi respiri della natura la stella si irrigidì e gli animali intelligenti dovettero morire”. Con queste parole Nietzsche ha deciso di aprire il suo scritto, “Su verità e menzogna in senso extramorale” e, forse, non era così tanto lontano dalla realtà delle cose.

Se tutto ciò che è accaduto sul nostro Pianeta, dall’alba dei tempi fino ai giorni nostri, fosse compresso in un solo anno, la vita sarebbe comparsa a marzo, gli organismi pluricellulari si sarebbero sviluppati a novembre, i dinosauri avrebbero fatto la loro apparizione a fine dicembre, mentre gli umani sarebbero, di fatto, comparsi solo mezz’ora prima della mezzanotte dell’ultimo dell’anno. Il tempo che rimane alla vita, tuttavia, potrebbe essere molto più breve del previsto e questo, proprio, a causa dell’ultimo arrivato: l’essere umano. Nel 1939 due scienziati del calibro di Albert Einstein e Leo Szilard riuscirono a studiare e progettare, anche se in fase ancora embrionale, quella che poi sarebbe diventata la vera e propria “bomba nucleare”. I due celebri scienziati, in una lettera al Presidente degli Stati Uniti, affermarono che tale innovazione era talmente potente da poter distruggere un porto intero. Nessuna arma aveva mai raggiunto una forza distruttiva tale ma nessuno poteva immaginarsi che solo sei anni dopo, nel 1945, si potesse arrivare a sviluppare un’arma nucleare in grado di distruggere un’intera città: la famigerata “Little Boy”.

Gli scienziati e gli studiosi, facenti parte del “Progetto Manhattan” – collaborazione tra politici e scienziati che permise la creazione della Bomba Nucleare scagliata sulla città di Hiroshima – furono fin da subito estremamente preoccupati per le conseguenze catastrofiche che una tale arma avrebbe potuto avere sul destino dell’umanità e della vita in generale. Solo quattro mesi dopo il lancio sulle città giapponesi, si decise di creare il “Bollettino degli scienziati atomici di Chicago”, una newsletter con il fine di informare i cittadini del mondo a riguardo dei rischi che di anno in anno si stavano correndo a causa di questa nuova tecnologia. Due anni dopo la creazione del Bollettino, questo prese il volto di una rivista scientifica e venne introdotto sulla copertina il Doomsday Clock. Un orologio simbolico e metaforico che segnava le ore rimanenti al genere umano calcolate sulla base delle innovazioni tecnologiche in campo bellico e alla tensione tra gli Stati. Esso fu creato con il fine di attirare l’attenzione tanto sull’urgenza della minaccia nucleare quanto per mostrare come nessuno fosse realmente al sicuro davanti alla possibilità di una guerra combattuta con questa tipologia di armi. Per fare un esempio, quando l’URSS fece i primi test nucleari nel 1949, le lancette dell’orologio passarono da sette minuti rimanenti a tre minuti, il tempo di ascoltare una canzone. Dopo la fine della Guerra Fredda, l’Orologio iniziò a segnare 14 minuti, per poi, negli anni subito dopo, arrivare ad un picco di 17 minuti.

Oggi l’Orologio quanto segna? Nel 2021, sotto le lancette del Doomsday Clock, vi era scritto “It is 100 seconds to midnight”: mancano cento secondi alla mezzanotte. Le motivazioni dell’avvicinamento alla fine dell’esistenza, si spera, simbolica dell’uomo sono molteplici. Le minacce che incombono sul Pianeta si sono moltiplicate negli anni e rendono difficile basare lo spostamento delle lancette unicamente sull’utilizzo del nucleare. Una delle ragioni più incidenti sulla decisione “dell’ora” è il deterioramento dei rapporti tra Stati Uniti e Russia, al quale si deve aggiungere il crollo del Trattato sulle forze nucleari intermedie, ovvero la dichiarazione che aveva segnato il primo passo verso la fine della Guerra Fredda. Un altro scontro ideologico è impensabile; tuttavia, negli ultimi anni, le superpotenze mondiali, alle quali va aggiunta anche la Cina, si sono trovate più volte in disaccordo e in aperta opposizione e nel caso di un tracollo diplomatico la vita delle persone e degli esseri viventi potrebbe essere messa seriamente a repentaglio. Ciò che rende questi potenziali conflitti pericolosi al punto da sterminare intere specie e, forse, l’intera vita sul pianeta sono le innovazioni tecnologie e le armi che in pochi anni hanno raggiunto una precisione e una potenza fino a pochi anni fa impensabili. L’unione di due fattori come la crescente tensione tra gli Stati e l’immensa potenza bellica che si sta raggiungendo, fa preoccupare gli esperti, tanto da indicare come possibile tempistica apocalittica solo cento secondi.

Arienti Stefano

Arienti Stefano

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