La Grecia ha dichiarato, il 14 giugno 2023, tre giorni di lutto nazionale dopo un nuovo naufragio di migranti al largo della costa meridionale. E questa volta il dramma è privo di precedenti. Venerdì 16 giugno il conteggio delle vittime saliva a 78, anche se si considerava già un’impennata di tale numero nei giorni a seguire. Non solo è sicuramente il peggior disastro marittimo degli ultimi anni – che rimette nuovamente il problema migratorio al centro delle attenzioni europee -, ma rischia di divenire anche Il peggior naufragio migratorio del Mediterraneo, con la probabilità di giungere molto presto a oltre 600 vittime.
Le dinamiche del disastro in Grecia
Secondo quanto affermato dalla Guardia costiera ellenica, in una dichiarazione poche ore dopo l’accaduto, l’imbarcazione fu avvistata a circa cinquanta miglia (80 km) a sud-ovest della città di Pylos, nel sud del Peloponneso. La barca, in rotta verso l’Italia, si è capovolta durante il tragitto, al largo della costa occidentale: le autorità, in particolare, hanno riferito – sempre al momento dei fatti – che 104 persone sono state soccorse e portate nella città portuale di Kalamata, ma non era ancora del tutto chiaro quante fossero in totale a bordo le persone quando la nave si è capovolta.
Il principale problema, tuttavia, rimane l’identificazione del numero reale di persone a bordo della nave. Se il primo giorno erano già 78 le vittime riconosciute, era già stata prevista una drammatica impennata nei seguenti giorni: “Il ponte esterno era pieno di gente, e presumiamo che anche l’interno [della nave] sarebbe stato pieno”, ha affermato il portavoce della guardia costiera Nikos Alexiou all’emittente statale greca ERT TV e che risulta di conseguenza impossibile risalire ad un numero certo di migranti presenti all’interno dell’imbarcazione. “Sembra che ci sia stato uno spostamento tra le persone che erano stipate a bordo, e si è capovolta”, ha continuato il portavoce: i funzionari della guardia costiera, infatti, hanno dichiarato che i motori del peschereccio si sono rotti intorno all’1:40 e, poco meno di un’ora dopo, la nave ha iniziato ad inclinarsi bruscamente da una parte prima di capovolgersi e, infine, affondare.
L’ONG norvegese Aegean Boat Report ha affermato che il numero dei morti “aumenterà drasticamente” nei giorni successivi, criticando il governo ellenico sui motivi per cui la nave non sia stata fermata prima nel suo viaggio, per evitare un esito così tragico: “Perché questo peschereccio sovraccarico non è stato fermato in una fase precedente come fanno di solito per evitare tali tragedie, dal momento che sapevano della sua esistenza?”.
100 bambini a bordo
Nel momento in cui i primi sopravvissuti sono stati recuperati e messi in salvo, sono cominciate le varie domande proprio per il grande problema dell’identificazione. Secondo quanto riportato dalla BBC, alcuni migranti hanno dichiarato che all’interno della nave ci sarebbero anche state fino a 750 persone e nove persone (tra cui diversi egiziani) sono state arrestate con l’accusa di traffico di esseri umani. La guardia costiera, come anche già sottolineato in precedenza, è stata criticata per il mancato intervento, ma le autorità affermano che le loro offerte di aiuto sono state rifiutate molteplici volte.
Le immagini recuperate dal porto libico di Tobruk – dove la nave si è fermata per caricati i migranti destinati all’Italia – mostravano ponti gremiti di persone. Quello che, di conseguenza, più preoccupa è la situazione interna all’imbarcazione: secondo il dottore capo di cardiologia del Kalamata General Hospital, i sopravvissuti hanno riferito che “c’erano donne e bambini sul fondo della nave (quindi nella stiva)”. “Uno mi ha parlato di cento bambini, l’altro di cinquanta; quindi non so la verità, ma sono sicuramente molti”, ha aggiunto, e affermando come fino a seicento persone potrebbero essere rimaste coinvolte dentro l’incidente.
Cambiamento?
“Alla fin della fiera”, il quesito finale rimane sempre il medesimo: quando mai si risolverà questo problema migratorio? La risposta ovviamente è inesistente, nella speranza che questo nuovo dramma possa scuotere ancora un po’ le comode fondamenta europee. Un tema – quello migratorio – che sembra non poter avere colpevoli: smistamento costante in gran parte del Vecchio Continente, Summit europei con al centro questa tematica, tentativi di aiuto per le imbarcazioni in difficoltà, capi di governo (tra cui Giorgia Meloni) “in spedizione” nel continente africano nel esperimento di bloccare e regolare rapporti con i regimi locali. Di chi è la colpa se tutti sembrano, in un modo o nell’altro, tentare di fare il loro dovere? A qualcuno la colpa, però, è da dare; o almeno: i drammi, in un modo o nell’altro, con o senza una certa “forza”, sono da evitare – soprattutto a fronte di centinaia di morti e decine di bambini.