Il cibo del futuro: a che punto è l’Italia?

Condividi:

Il rapporto tra l’Italia e il cibo del futuro: gli insetti

Se proviamo a digitare su Google “Cibo del futuro”, compariranno come risultati centinaia di articoli che ipotizzano cosa mangeremo tra due, tre, quattro decenni. “Quale sarà il cibo del futuro?”, “Cosa mangeremo tra 20 anni?” o, addirittura, “Cosa mangeremo tra 50 anni?”. Questi articoli hanno tutti in comune due principali elementi: la sostenibilità ambientale e, soprattutto, il mondo degli insetti. Il futuro dell’alimentazione sarà, oltre che più genuino e autentico, basato su una dieta composta da insetti e loro derivati: barrette, burger, caramelle, farine, snack, pasta; tutto nel giro di pochi anni sarà composto da grilli, larve o locuste. 

Ora, le domande che dobbiamo porci a riguardo sono le seguenti: questa importante trasformazione, come sta venendo gestita a livello europeo? E quale sarà il futuro del nostro paese, invidiato e rinomato per la sua cucina?

 

Il cibo del futuro

Abbiamo raggiunto da poco gli 8 miliardi di individui e le stime prevedono che diventeremo poco meno di 10 miliardi entro il 2050. La mala gestione nella distribuzione dei generi alimentari a livello mondiale (con paesi e interi continenti in forte crisi alimentare) e questo repentino incremento demografico, contribuiscono inesorabilmente all’aumento delle preoccupazioni su una possibile, e non troppo futura, assenza di cibo sul nostro pianeta. 

Ricchi di proteine e “reperibili” a basso costo, formiche, bruchi, larve e affini sono, dalla maggior parte degli scienziati a livello internazionale, indicati come il cibo del futuro. Gli insetti rappresentano la principale (e, ovviamente, più facile) soluzione al grande contraccolpo portato dalla sempre più diffusa insicurezza alimentare: “Si guadagna meno? Si mangia peggio”. Genuinità, autenticità e sostenibilità saranno i tre concetti su cui si muoveranno le future scelte dei consumatori, sulla linea di una maggiore consapevolezza e sicurezza alimentare; le costanti crisi e guerre, però, implicano la necessità di individuare una soluzione “economica” e “sostenibile” da poter portare sulle nostre tavole. E il mondo degli insetti occupa il primo posto di questa lista. 

Tuttavia, anche per questa soluzione ci sono molti problemi da dover risolvere. Oltre al quesito legislativo (di cui parleremo successivamente), possiamo individuare altre due incognite, che reputiamo giusto spiegare con le parole di alcuni esperti. La prima, tutt’altro che banale, viene chiarita dall’esperto di Efsa (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) Ermolaos Ververis: “Molte allergie alimentari sono connesse alle proteine, per cui si dovrà capire se quelle degli insetti possano scatenarle o dare reazioni con altri allergeni. Inoltre, si tratta pur sempre di organismi complessi, dei quali si consumano tutte le parti; perciò non è facile caratterizzare la composizione dei prodotti alimentati che ne derivano”. La seconda delucidazione, invece, riguarda un problema tutt’altro che scientifico, mostrata dal presidente della Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione Andrea Ghiselli: “Mangiare è anche una questione culturale e da noi gli insetti suscitano ribrezzo”; nonostante ciò, il futuro anche per il presidente sembra – particolarmente – “segnato”, infatti, come dice egli stesso: “Di certo saranno [gli insetti] sempre più usati nei mangimi per gli allevamenti e, prima o poi, entreranno nell’alimentazione umana, trasformati, per esempio, sotto forma di farine”. 

 

E la legislazione?
Il 1° gennaio 2018 è entrato in vigore il Regolamento UE 2015/2283, il quale disciplina il cibo a base di insetti e, in particolare, introduce la definizione di “novel food” – alimenti nuovi -, quelle sostanze alimentari storicamente privi di consumo “significativo”. Nel dettaglio, al punto 8 del Regolamento viene affermato che: “Tuttavia, dati gli sviluppi scientifici e tecnologici avvenuti dal 1997, è opportuno rivedere, chiarire e aggiornare le categorie di alimenti che costituiscono nuovi alimenti. Tali categorie dovrebbero includere gli insetti interi e le loro parti”. L’Europa – grazie al via libera dato dalla rigorosa valutazione dell’Efsa – ha potuto approvare la produzione e il commercio di alimenti a base di insetti, in particolare i vermi della farina essiccati a fini alimentari, con i quali produrre biscotti, pasta o snack proteici. Diviene quindi lecito chiedersi: è legale in Italia mangiare gli insetti? E quindi, è legale la vendita nei supermercati? 

Fino a pochi giorni fa era illegale la presenza e la vendita di qualsiasi alimento derivato dagli insetti nei supermercati italiani. Il motivo? Il Ministero della Salute non ammette la vendita senza l’autorizzazione dell’Efsa. Ciò, però, non significa che in Italia sia illegale consumare questi prodotti, i quali sono acquistabili su numerosi siti di e-commerce sparsi nel mondo – e non mancano certo molte aziende italiane che hanno investito nel cibo del futuro in attesa delle autorizzazioni europee. 

Dal 24 gennaio, però, sarà disponibile in commercio una nuova farina a base di insetti, autorizzata dall’ultimo Regolamento UE e vietata ai minori di 18 anni: si tratta di una farina a base di grilli secchi – Acheta Domesticus – immessa sul mercato dalla società vietnamita Cricket One. Pane, cracker, grissini e altri prodotti da forno; salse, piatti a base di legumi, pasta, minestre e prodotti sostitutivi alla carne; non sono escluse anche le bevande, come per esempio la birra. Tutti questi elementi potranno essere, quindi, “composti” da questa nuova farina di grillo. 

 

Il futuro delle nostre tavole

Tutto questo discorso assume ancora più valore se pensiamo che il mercato degli insetti commestibili dovrebbe crescere del 26,5% fino al 2027, per un valore di mercato di 4,63 miliardi di dollari.

Il futuro delle nostre tavole, perciò, sembra essere segnato dalla presenza di insetti e farine di grillo. Dopo la risoluzione di ancora molti problemi, la cucina occidentale dovrà, molto probabilmente, adattarsi a questo importante cambiamento e la cucina mediterranea potrebbe non essere più la stessa. 

 

Arienti Stefano

Arienti Stefano

Scopri altri articoli