Il lato patologico della schizofrenia

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Nel linguaggio comune l’aggettivo “schizofrenico” viene utilizzato come termine dispregiativo nei confronti di una persona che ha comportamenti bizzarri o fuori dal comune. Tale accezione però nasconde un vero e proprio disagio mentale che colpisce, in media, 24 persone su 100’000 nei Paesi Occidentali e più di una persona su mille solo in Italia. 

Ma cos’è veramente la schizofrenia? Essa fa parte dei, cosiddetti, disturbi psichici, ovvero quelle malattie che portano il soggetto ad avere deliri, allucinazioni e vivere accompagnato da una costante assenza di consapevolezza. Tale patologia porta la persona ad avere idee non corrispondenti alla realtà delle cose, questi pensieri, tuttavia, non possono essere acquietati attraverso prove e dimostrazione del fatto che esse siano unicamente frutto della malattia. Il paziente con idee deliranti è assolutamente convinto della realtà e verità dei suoi pensieri abnormi, per esempio in un momento di delirio il soggetto può essere convinto del fatto che il suo o la sua partner lo stiano tradendo, oppure che i medici che lo hanno in cura siano in realtà criminali con l’intenzione di attentare alla sua vita. I deliri possono essere accompagnati da forti allucinazioni, ovvero sensazioni percettive che inducono il soggetto schizofrenico a vedere, sentire e addirittura credere di toccare, oggetti e esseri che in realtà non sono presenti nella realtà. L’intensità di questa alterazione può variare dall’avere allucinazioni definite elementari – percezione di stimoli semplici come rumori o bagliori – ad allucinazioni più complesse, durante le quali la persona può sentire diverse voci dialoganti e vedere scenari più o meno articolati. 

Si capisce come la vita di una persona affetta da questa patologia sia già in sé molto dura da condurre, in più, la mattia preclude, nella maggior parte dei casi, la possibilità di socializzare e di creare rapporti stabili con altre persone. Essendo caratterizzata da una costante paranoia e paura, spesso, i soggetti malati non riescono a fidarsi di coloro che hanno intorno, e quindi, non riescono a sentirsi pienamente liberi. In più, le voci che sentono e le forme che vedono, rendono difficile dedicare un momento della propria giornata ai propri cari e amici in serenità e in completa tranquillità, in quanto la mente reputa tali percezioni tanto vere quanto lo sono i soggetti che stanno attorno al malato. Chiaramente la situazione varia da caso a caso, da paziente a paziente, non si possono riassumere facilmente i diversi tipi di schizofrenia e i vari risvolti che questa malattia ha sulla vita delle persone, tuttavia, si possono andare a prendere in causa i “criteri diagnostici” che permettono di identificare tutte le caratteristiche che, insieme, portano alla diagnosi finale.

I cosiddetti criteri diagnostici rappresentano quindi l’insieme dei sintomi e delle caratteristiche che portano il medico a dire che si è in presenza di un malato schizofrenico. Tra questi vi sono, appunto, i deliri, le allucinazioni e l’assenza di consapevolezza, tuttavia, giocano un ruolo fondamentale per la diagnosi anche la “disfunzione lavorativa e sociale”, i sintomi definiti “negativi” di carattere depressivo, come la mancanza di affettività e di volontà, e la durata dei disturbi associati alla malattia, i quali devono proseguire per un tempo minimo di sei mesi. Chiaramente la diagnosi di schizofrenia esclude qualsiasi soggetto che abbia questi sintomi a seguito dell’assunzione di sostanze droganti che, tuttavia, potrebbero triplicare, in soggetti in età giovane e geneticamente a rischio, la possibilità di contrarre questa patologia mentale.

È incredibile pensare che la schizofrenia sia ancora poco conosciuta e non si abbiano informazioni sufficienti per comprendere a pieno cosa provi e come si possa aiutare una persona malata. Tutti noi abbiamo provato ad essere ingannati dai nostri sensi: abbiamo visto cose che in realtà non c’erano, sentito rumori inesistenti, eppure ci è così difficile immedesimarci nel disagio che provano le persone affette da schizofrenia. Tutt’ora non esiste una vera e propria cura, ma sicuramente conoscere e rendere pubbliche informazioni su questa patologia può aiutare noi a ridimensionare una malattia distorta dal linguaggio comune e i diretti interessati a concepirsi come più compresi e a rendere un minimo più sopportabile una condizione di vita già di per sé molto dura.

Arienti Stefano

Arienti Stefano

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