Il problema del Messico con la Coca-Cola

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Coca-Cola. Siente el sabor” (“Coca-Cola. Senti il gusto”) si legge sui cartelloni pubblicitari sparsi per tutto il paese, come anche sulle magliette della nazionale di calcio, sponsorizzata dal marchio statunitense. Il Messico sembra essere ossessionato dalla Coca-Cola e, in generale, da tutte le bevande analcoliche gassate (i cosiddetti “refrescos”). Nessuno al mondo, però, beve più Coca-Cola degli abitanti del Chiapas, lo stato più meridionale e più povero di tutta la nazione messicana.

 

La Coca-Cola conquista San Cristóbal de las Casas, Chiapas

Siamo nella zona meridionale del Messico, nello stato di Chiapas e, in particolare, nella grande città di San Cristóbal de las Casas, in cui risiedono oltre 150.000 abitanti. La particolarità di questo paese non è la sua cultura, religione o qualche festa stravagante; non è neanche la presenza politico-economica di qualche cartello della droga. Ciò che differenzia questa città dal resto del mondo è la sua dipendenza totale e asfissiante dalla Coca-Cola. Qui risiedono, secondo molti studi, i maggiori consumatori della bevanda più famosa al mondo e, sicuramente, i clienti più fedeli. In particolare, secondo uno studio del 2019 del Centro di ricerca multidisciplinare del Chiapas e del confine meridionale (Cimsur), i residenti dello stato bevono in media 821,25 litri di soda a persona all’anno, ovvero 16 litri per persona a settimana e 2,2 litri al giorno. E ancora: scomponendo questi dati arriviamo ad affermare che ogni uomo, donna e addirittura bambino beve una media di 3.285 bicchieri di bibita da 250 cmillilitri all’anno. Più che uno sgarro durante la settimana, la Coca-Cola è per questa cittadina un vero e proprio “veleno in bottiglia”, come l’ha definita il viceministro della salute Hugo Lòpez-Gatell. Anche paragonato con gli Stati Uniti (noti comunque per il loro ampio utilizzo di bibite gassate) il numero risulta essere letteralmente folle: gli USA, infatti, bevono in media “solo” 100 litri di bibite all’anno per persona e la media globale è di 25 litri (solo il 3% del livello di consumo in Chiapas).

 

Da dove proviene la dipendenza?

Nessun raduno per celebrare una nascita, un matrimonio o un santo patrono è completo senza la Coca-Cola. Il primo fattore essenziale per intendere questa dipendenza è il forte legame spirituale che le popolazioni indigene che abitano questo territorio hanno con la bevanda più famosa al mondo. Ad un’ora di distanza da San Cristóbal de las Casas si trova la cittadina indigena di San Andrés Larráinzar, dove la Coca-Cola è considerata totalmente “oro liquido”: la bibita è qui divenuta parte integrante dell’osservanza religiosa indigena e delle cerimonie di guarigione. La bevanda, ritenuta in grado di nutrire gli spiriti buoni e aiutare i malati, è oggi un elemento centrale di molti rituali pubblici e privati, al pari di incenso, candele e animali sacrificali: “La Coca-Cola è dolce, quindi gli spiriti la apprezzano, e ha anche alcune proprietà curative”, afferma una guaritrice tradizionale del luogo (chiamata in messicano “pulsadora”).

Il secondo fattore è invece di tipo economico e politico. Il forte aumento demografico e l’accessibilità incostante ad acqua potabile spinge i cittadini all’acquisto della bevanda. In un rapporto del New York Times del 2018, si affermava come alcuni quartieri di San Cristóbal de las Casas hanno acqua corrente solo poche volte a settimane, costringendo le famiglie ad acquistare altra acqua dalle autocisterne: “Quindi, molti residenti bevono Coca-Cola, che può essere più facile da trovare rispetto all’acqua in bottiglia ed è quasi altrettanto economica”, continuava il rapporto.

La domanda sorge spontanea: perchè proprio la Coca-Cola? E perchè costa così poco? Perchè è così facile trovarla? La ricercatrice medica Arana ha affermato a BBC Mundo che la bevanda statunitense è il prodotto più facilmente reperibile nella regione e che “il numero di punti vendita è eccessivo, non c’è controllo e i prezzi sono ridotti fino al 30%”. Inoltre, ad aggravare ancora di più la situazione, bisogna sottolineare l’importante presenza di un enorme impianto di imbottigliamento della Coca-Cola appena fuori la città di San Cristóbal; una struttura che si dice abbia i permessi per utilizzare oltre 300.000 litri d’acqua al giorno, a scapito ovviamente della popolazione locale. “Quando vedi che le istituzioni non forniscono qualcosa di così basilare come l’acqua e i servizi igienico-sanitari, ma hai questa azienda con accesso sicuro a una delle migliori fonti d’acqua, ovviamente ti dà uno shock”, ha dichiarato al NYT Fermin Reygadas, dirigente di un’organizzazione che fornisce acqua pulita alle comunità rurali messicane.

 

La conseguenza? Diabete

La conseguenza a questo problema politico-culturale è abbastanza ovvia: il diabete. Sempre secondo il rapporto del NYT, la dipendenza della regione meridionale ha portato ad un aumento del 30% del tasso di mortalità per diabete tra il 2013 e il 2016. La malattia cronica è ora seconda solo alle malattie cardiache come principale causa di morte nella regione, con oltre 3000 persone che muoiono ogni anno per l’eccesso di glucosio nel sangue. Infatti, il Covid-19 ha avuto un enorme impatto sul Messico anche a causa dell’elevata prevalenza di malattie legate alle dipendenze alimentari e, in particolare, alle bevande gassate.

Il grande problema, però, conseguenza dell’asfissiante marketing nel paese, è la convinzione “spirituale” delle proprietà salvifiche e benefiche della bevanda. Maria del Socorro Sanchez, responsabile della nutrizione presso l’ospedale principale di San Juan Chamula, afferma che circa solo un paziente indigeno su dieci con diabete accetta la necessità di eliminare le bevande zuccherate e la Coca-Cola: “Semplicemente non credono che sia un male per loro”, ha dichiarato. Le convinzioni religiose affondano le prospettive negative sulla salute e sul diabete: “Il diabete è causato dalla rabbia e dai problemi in famiglia. Quando ci sgridiamo a vicenda, quando ci sgridiamo l’un l’altro si trasforma in diabete”, conclude Maria Lopez, sciamana nella piccola città di San Andrés Larráinzar.

Arienti Stefano

Arienti Stefano

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