Il senso del tatto come senso della vita

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Sin da quando siamo piccoli ci hanno insegnato che i sensi sono cinque: vista, udito, gusto, tatto e olfatto. Tale ripartizione è presente in Occidente sin dagli albori della nostra società; già Aristotele, infatti, aveva teorizzato una divisione dei sensi molto simile a quella odierna, chiaramente con delle differenze, soprattutto di stampo fisiologico, ma si può dire che è da più di duemila anni che si sono individuati i cinque sensi che siamo abituati a sentir nominare.

Siamo talmente abituati a servirci dei nostri sensi che spesso non ci accorgiamo di quanto poterne usufruire cambi radicalmente la nostra esistenza. Tendiamo a sottovalutare l’importanza evolutiva e vitale delle nostre sensazioni e in particolare questo accade soprattutto con il tatto. Tranne che in alcuni casi molto particolari, non si prova piacere toccando una superficie o, comunque, non si rimane stupiti in misura uguale che nell’  ascoltare una bella canzone, guardando un bel film o un’opera d’arte o assaggiando un piatto prelibato. 

L’atto del toccare in realtà è fondamentale per l’essere umano e la sua formazione psicologica. Prendendo in prestito le parole di Silvia Vegetti Finzi, psicoterapeuta e pedagogista di fama mondiale, contatto fisico tra madre e figlio al momento del parto permette il passaggio tra il “bambino della notte e il “bambino del giorno”, ovvero rappresenta il gesto che separa l’immagine ideale che la madre ha del proprio figlio con la presenza del pargolo in carne ed ossa. In altre parole, l’unione biologica che con il parto si è frantumata deve essere immediatamente ristabilita con un abbraccio, una carezza, quindi “toccando”. Anche dopo la nascita, nei primi anni di vita, il contatto è necessario per la giusta crescita di un bambino. Banalmente nell’atto del lavarsi o del cambiarsi è richiesta la presenza di un genitore, oppure nel direzionare l’andamento del proprio figlio tenendogli la mano, facendo sentire che si è presenti, anche questo è fondamentale per la corretta crescita.

E’ nella storia che questo fattore ha giocato un ruolo fondamentale. Ad esempio, mangiare è una funzione che da sempre è stata compiuta con le mani. Le posate o, nel caso orientale, le bacchette, sono state introdotte per comodità ed efficacia ma ad oggi queste, non ci permettono di gustare a pieno un pasto. Secondo uno studio condotto da Charles Spence, un gastrofisico inglese, sempre più ristoranti stellati si stanno dirigendo verso un’esperienza culinaria tattile: vengono serviti antipasti che si consiglia di mangiare con le mani in quanto, grazie a questo senso, si può delineare un’esperienza degustativa con maggior precisione e intensità. Il toccare crea nella mente del commensale un’aspettativa, si percepisce una forma, una consistenza che porta il cliente a formulare delle previsioni sul gusto, che se vengono soddisfatte porteranno il soggetto a percepire il sapore in misura più accentuata. Una sublimazione del gusto tramite la riscoperta di un senso primordiale.

Il senso del tatto, quindi, è fondamentale ma negli ultimi anni ci è stato impedito, per ragioni legate alla salute pubblica e personale, di poterci avvicinare e avere un contatto. Che conseguenze può avere questo sulle persone? Il tocco umano è utile per alleviare lo stress, il dolore e la paura nel nostro interlocutore, trasmette conforto. È la dimostrazione del fatto che si è presenti, come se si portasse alla mente dell’altra persona l’idea che fisicamente le siamo vicini. Nei film molto spesso è possibile osservare questo fenomeno: uno dei due attori, nel momento in cui non sa cosa dire all’altro in seguito ad una rivelazione spesso toccante, prende la mano dell’altra persona e mette in atto un contatto fisico. Per chi sta guardando il film un gesto di questa natura viene percepito come un momento potente all’interno  della sceneggiatura in cui si vuole  trasmettere una sensazione di  sicurezza. L’assenza di contatto quindi può portare, nelle persone più fragili, ad attacchi di panico o addirittura ad aumentare  uno stato depressivo già in corso o in ogni caso a sentirsi molto soli e lontani dalla società e dal conforto di amici e cari.

Fin da quando siamo nel grembo materno tocchiamo e veniamo toccati. Un senso che spesso viene dimenticato o a cui non si fa caso, si scopre fondamentale in diversi ambiti della vita, se non in tutti. Forse se dessimo meno per scontati alcuni segnali, alcuni gesti potremmo gustarci di più il “piatto dell’esistenza”.

Arienti Stefano

Arienti Stefano

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