È uno sballo pericolosamente avvincente quello che sta dilagando negli ultimi anni in Sierra Leone, Stato dell’Africa Occidentale, uscita all’inizio del nuovo secolo da una sanguinosa guerra civile. “Kush” è il nome di questa nuova droga illegale a buon mercato, che sta dilagando rapidamente tra le strade del Paese, uccidendo migliaia di persone. La polizia sta combattendo contro la sua diffusione, che colpisce consumatori sempre più giovani: il personale medico della capitale Freetown ha affermato, come il 90% dei ricoverati maschili nel reparto psichiatrico sono dovuti dall’utilizzo di questa droga.
La Sierra Leone è segnata da una lunga e sanguinosa guerra civile, scoppiata nel marzo 1991 e terminata solo nel gennaio 2002. Il periodo più buio della storia sierraleonese dall’indipendenza dal Regno Unito nel 1961, in pochi anni le vittime del conflitto civile hanno raggiunto le decine di migliaia e i profughi sono diventati circa due milioni. L’intervento internazionale è giunto solo nel marzo 1998 e i processi della Corte speciale sierraleonese per giudicare i crimini di guerra si sono conclusi solo nel 2009. Con l’arrivo dell’attuale presidente Ernest Bai Koroma, confermato alle elezioni del novembre 2012, il Sierra Leone non ha più attraversato guerre civili con Paesi limitrofi, ma è stata duramente segnata dall’arrivo prima dell’ebola e poi da questa nuova droga “Kush”.
Prima di addentrarci nelle strade della Sierra Leone, proviamo ad analizzare la provenienza di questa droga, nata molto lontano dallo Stato africano. Le origini della “OG Kush” sono complesse e misteriose; non si hanno informazioni ufficiali sulle vere origini di questa varietà di cannabis, ma si presuppone provenire dalle montagne Hindu Kush dell’Asia Centrale, scoperte da viaggiatori occidentali solo tra gli anni ’60 e ’70. Selezionata ed ibridata si presuppone dal coltivatore Matt “Bubba” Berger, negli anni ’90 la OG Kush divenne popolare in tutta la West Coast americana, soprannominata addirittura da molti la “Regina della California” e affermandosi rapidamente come una delle varietà più emblematiche del pianeta, tranne nella Sierra Leone.
Tra le strade, in vicoli ciechi in mezzo alla spazzatura o nelle spiagge. Ovunque puoi trovare persone completamente frastornate dalla Kush, donne e – specialmente – uomini in condizioni pietose che si rotolano tra il fango delle vie cittadine, aggredendo i passanti con vestiti rotti e spesso sanguinanti. Tyson Conteh, film-maker sierraleonese, ha ripreso per la BBC News gli effetti devastanti che questa nuova droga sta causando nel suo Paese. Ciò che la differenzia dalla normale OG Kush delle coste californiane, spiega Conteh, sono le molteplici sostanze chimiche che vengono accompagnate alla cannabis. Sonnolenza o semplice “sballo” sono le conseguenze minime (e classiche) della semplice marijuana come la Kush: incidenti stradali, aggressioni sono ormai tipiche azioni della popolazione drogata, che spesso si ritrova in grandi piazze a fumare e addormentarsi per ore e ore.
Sempre più donne dipendenti sono costrette a prostituirsi in cerca di soldi per continuare a farne uso: “Prima di lavorare fumo, per cacciare via paura e vergogna, così posso andare con molti più uomini. Faccio sesso con quanti più uomini possibile per avere più soldi”, così ha affermato una locale. Molte persone sono morte, quasi sempre per aver accompagnato lo sballo di questa droga con altre sostanze: “Il suo nome era FA”, così comincia una ragazza appena maggiorenne raccontando la storia di una amica morta poco tempo prima, “Fumava Kush, beveva rum, beveva troppo. Ha smesso di mangiare. Quando la vedevo non potevo credere ai miei occhi. È meglio che Dio si sia presa la sua vita.”
Come in Afghanistan (articolo: “L’Afghanistan tra oppio ed eroina”), il cui mercato più importante è quello di oppio ed eroina, anche in Sierra Leone una semplice droga utilizzata in tutto il mondo sta completamente disfacendo la popolazione locale. Non si tratta, però, di un problema dell’utilizzo della droga OG Kush o della marijuana in generale; si tratta piuttosto di alimentare un mercato sempre più grande verso una popolazione sempre più povera come quella della Sierra Leone, che, pur di sfuggire alla fame, è disposta a drogarsi fino al punto di non voler più mangiare.