Il 25 aprile si celebra la Festa della Liberazione. Momento di commemorazione e, oggigiorno, ricordo di un passato tanto lontano quanto sempre più dimenticato. Periodo storico oscuro, seguito da una ribellione, “liberazione” apolitica, di pancia, contro un ventennio demolitore della libertà. Non è solo passato, però. Questa Festa deve aprire gli occhi su simili situazioni sparse per il globo; altre ribellioni che, in tutti i continenti, continuano a portare vittime e violenza. Molti popoli stanno ancora combattendo il loro 1945.
La Festa della Liberazione
Parliamo da un punto di vista scientifico e tecnico. In chimica, per “liberazione” si intende “il separarsi di un elemento o di un composto da un altro corpo, […] a seguito di reazioni chimiche”; e ancora, secondo il linguaggio fisico: “processo mediante il quale si rende disponibile una certa energia” (Fonte: Treccani). La Festa della Liberazione non fu una festa; solo dopo – come ricordo – lo è diventata. In principio essa (la Liberazione) fu un’energia. Un vigore proveniente non da un momento di eccitazione o felicità, ma “semplicemente” da una ribellione, un rifiuto, una rivoluzione per allontanarsi da una situazione che, in parole povere, non si voleva più. La Liberazione fu un’energia che portò al distacco.
La chimica e la fisica ci aiutano a capire, anche sentimentalmente, cosa fu la liberazione: la scissione di un elemento da un altro elemento, a seguito di una reazione. Un principio, un costituente che si stacca da una condizione non adatta alla sua sopravvivenza. Nella Liberazione non ci fu politica: non c’è nessuna destra contro nessuna sinistra. La Liberazione fu un perfetto processo chimico e fisico, lo staccarsi di un elemento da un altro, pessimo e non più adatto alla situazione o al miglioramento dell’insieme. Quindi, riprendendo le parole precedenti, la Festa della Liberazione non fu una festa: la Liberazione ha coinciso soprattutto con una pagina drammatica della storia italiana; una reazione chimica obbligata dopo le atrocità compiute dal ventennio nazi-fascista.
Proviamo ad osservare, però, ancor meglio questo fenomeno. La Liberazione non fu un unico grande processo di separazione. Esso fu, invece, una somma di liberazioni, tanto europee quanto italiane. Spieghiamoci meglio. Il Secondo conflitto mondiale giungerà alla sua conclusione non attraverso un unico e preciso “stop” internazionale, ma attraverso la lotta (e la liberazione) di molteplici elementi della società europea e italiana. L’abbandono di giovani ragazzi dall’esercito fascista; la lotta dei partigiani contro il governo; le guerre clandestine dei popoli europei vinti; oppure, la lotta per la liberazione da parte di singole persone, come il campione di ciclismo italiano Gino Bartali, che condusse in segreto una battaglia per salvare la vita a centinaia di ebrei, trasportando nella canna della sua bicicletta documenti per la fuga. La Liberazione fu una somma, una moltiplicazione di reazioni chimiche, di scissioni da una situazione non più voluta, sintomo di cambiamento. Tutti, però, con un fine identico: liberarsi e liberare il proprio territorio.
Il futuro
La Festa della Liberazione non celebra solo un passato che non possiamo dimenticare. Questo momento deve soprattutto essere un monito per il futuro, a fronte delle centinaia di popolazioni e paesi attualmente in lotta per la loro liberazione. Non parleremo della situazione europea: chi più chi meno, fortunatamente nel Vecchio Continente vige ancora la democrazia conquistata nel 1945. Mi limiterò, invece, a compiere un semplice elenco delle migliaia di scissioni e reazioni chimiche in atto per il globo; “fenomeni” che, come noi italiani quasi ottant’anni fa, provano ad abbandonare un passato non più voluto. La lotta dei contadini indiani contro la povertà e la cecità statale. Il tragico sterminio dimenticato del popolo degli uiguri, in Cina. Le continue lotte tra gli stati africani e le bande armate dei vari paesi (che hanno portato ad oltre 40.000 morti nel 2021). I tentativi di “liberazione politica” degli stati latinoamericani dalla corruzione statale e dai cartelli della droga. O, infine, più vicino a noi, l’oppressione ucraina da parte di Putin.
Queste storie, questi tentativi di liberazione, reazioni chimiche (per ora) incompiute dimostrano che la Festa della Liberazione non deve rimanere un ricordo del passato. Deve divenire, piuttosto, un esempio cardine per capire (e supportare) altre “liberazioni” sparse per il pianeta; o, ancora meglio, portare in vita altre papabili “Feste della Liberazione”.