Le due facce delle foibe

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“Non si trattò, come qualche storico negazionista o riduzionista ha voluto insinuare, di una ritorsione contro i torti del fascismo, perché tra le vittime italiane di un odio, comunque intollerabile, che era insieme ideologico, etnico e sociale, vi furono molte persone che nulla avevano a che fare con i fascisti e le loro persecuzioni. Tanti innocenti, colpevoli soltanto di essere italiani e di essere visti come un ostacolo al disegno di conquista territoriale e di egemonia rivoluzionaria del comunismo titoista”. Queste sono le parole di Sergio Mattarella al Quirinale, durante il Giorno del Ricordo per gli infoibati. 

Facendo un passo indietro: che cosa sono le foibe? Esse sono delle voragini nel terreno, tipiche delle zone carsiche, utilizzate dalle popolazioni del luogo, ormai da secoli, per gettarvici rifiuti e animali deceduti. Sono degli “inghiottitoi” utilizzati durante tutto il corso della storia come veri e proprio luoghi di smaltimento, tuttavia, a metà del ventesimo secolo, le foibe, specialmente nella zona di Trieste, sono divenute il simbolo di uno dei massacro più assurdi di tutta la storia della Seconda Guerra Mondiale. Questi “buchi” vennero utilizzati, in un primo momento, dai fascisti. Dopo la conquista da parte dell’esercito di Mussolini delle zone dell’Istria e della Dalmazia, queste voragini vennero utilizzate come luogo per gettarvi i cadaveri dei partigiani e dei civili jugoslavi ribelli. Un’altra fossa comune che si aggiungeva alle tante scavate in tutta Europa dai governi dittatoriali del tempo. I fascisti iniziarono fin da subito a discriminare le popolazioni slave presenti in queste aree, impedendo loro di parlare la loro lingua madre e sminuendo la loro cultura e origine. Gli abusi aumentarono negli anni, portando, molto presto, all’internamento, nel campo di concentramento di Risiera di San Sabbia, di gran parte dei non italiani e degli oppositori politici che venivano uccisi sia nel campo che lasciati morire nelle foibe dopo una caduta di 250 metri.

 Dopo l’armistizio di Cassibile del 1943, che decretava la caduta del Regime Fascista, salì al potere il “Maresciallo Tito” e le zone dell’Istria e della Dalmazia presero un volto nuovo: gli italiani non erano più ammessi, tutti erano colpevoli e tutti erano fascisti. Questo portò all’Esodo giuliano dalmata, ovvero all’emigrazione forzata della maggior parte dei cittadini di nazionalità italiana dalla Venezia Giulia (tra cui le zone del Friuli Orientale) e dalla Dalmazia e anche alla morte nelle foibe di molti fascisti ma anche di diversi innocenti, “colpevoli solo di essere italiani”. 

Davanti a quello che tutti gli studiosi definiscono una tragedia, le interpretazioni storiche si dividono tra coloro che descrivono ciò che è accaduto sotto il regime titoista come un “genocidio” italiano e coloro che credono che Governo italiano e Media nazionali abbiano ingigantito l’accaduto con fini propagandistici. Secondo questa seconda interpretazione il numero degli infoibati sarebbe di circa 1400 persone mentre secondo la controparte le vittime sarebbero un numero molto più alto, raggiungendo quasi i 10.000 morti.

Quello che però stupisce è che vi sono persone che non si identificano in nessuna delle due correnti andando a considerare l’accaduto come la giusta punizione per una popolazione di fascisti. Monumenti per ricordare questa tragedia sono stati spesso distrutti o rovinati proprio dai, cosiddetti, negazionisti e giustificazionisti. Sui social, ancora oggi, si possono postare foto che alimentano l’apologia alle foibe e questo non sembra essere offensivo. Un esempio lampante, che ci mostra la contraddittorietà della tesi giustificazionista, è quello che vede al suo centro l’inaugurazione della Stele di Norma Cossetto, in ricordo della donna italiana uccisa dai partigiani jugoslavi nel 1943. Tale monumento venne imbrattato con vernice rossa come a ribadire che la sua morte e gli abusi che le sono stati inflitti sono giustificati, in quanto fascista e quindi colpevole. Alcuni di questi negazionisti dicono che questa ragazza non sia mai esistita e che la storia della sua tragica fine sia stata inventata dagli italiani al fine di fare propaganda nazionalistica. Secondo queste tesi i cadaveri presenti nelle foibe sono tutti di seguaci di Mussolini, uccisi in nome della giustizia e non per una assurda vendetta che ha macchiato anche le mani di coloro che avevano lottato per sventare una delle minacce più grandi del 1900.

Ciò che è avvenuto, in ogni caso rimane una tragedia. “Ogni sofferenza, anche individuale ha un valore in sé. Ogni singola vittima innocente merita rispetto” come scrive lo storico Gobetti. Non si sa quale sia la versione giusta della storia, gli studiosi sono divisi ma quello che rimane è che vi sono stati dei morti. Persone, anche innocenti, hanno perso la vita, uomini colpevoli solo di essere “diversi” da chi comandava in quel momento sono dovuti morire, prima nei campi di internamento e poi nelle foibe e questo, forse, ci dovrebbe bastare. 

Arienti Stefano

Arienti Stefano

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