“Se Vladimir Putin è in grado di massacrare i suoi fratelli ucraini, figuriamoci noi finlandesi. Non vogliamo mai più essere soli”. È l’ex premier finlandese Alexander Stubb (durante un’intervista a “La Repubblica”) a fare il punto del processo di ingresso della Finlandia alla NATO. L’invasione russa dell’Ucraina sta radicalmente trasformando la sicurezza europea, soprattutto di quei Paesi al confine con Mosca. La Finlandia condivide un confine di 1.340 chilometri con la Russia e, in questi giorni, in tali luoghi si sente più che mai la pressione dell’esercito dello Zar. Una radicalizzazione dell’ambiente di “in-sicurezza” in Europa che costringe inevitabilmente di revisionare la politica di difesa finlandese. Una tensione che ha portato la premier trentaquattrenne Sanna Marin a valutare una possibile adesione alla NATO e all’allineamento militare con la Svezia, anch’essa nella medesima situazione di Helsinki.
L’adesione di nuovi membri all’interno della NATO è contemplata dall’articolo 10 del Trattato di Washington, in base al quale gli Stati già al suo interno, previo accordo unanime, possono invitare a far parte dell’Alleanza atlantica ogni altro Stato europeo in grado di contribuire alla sicurezza della regione e di favorire lo sviluppo dei principi sanciti nel Trattato istitutivo. La procedura di adesione, nel momento in cui la Finlandia affermerà definitivamente la sua intenzione, sarà composta da cinque fasi. La prima di queste consisterà nello svolgimento di negoziati tra gli Stati, generalmente a Bruxelles, in cui si discuterà degli obblighi e delle leggi da attuare da parte di Helsinki. Seguirà la cosiddetta “lettera di intenti”, un invio da parte del Ministro degli Esteri finlandese (Pekka Haavisto) alla NATO, confermando il proprio impegno politico, giuridico e militare e il sostegno all’Alleanza. Terza e quarta fase sono, rispettivamente, la firma dei Protocolli di accesso e la successiva ratifica di tutti gli Stati membri (attualmente ventisei). Infine, come ultima fase e dopo l’unanimità di tutti i membri, la procedura si conclude con il deposito di ciascun membro del proprio “strumento di accesso” presso il Governo degli Stati Uniti d’America. È una procedura lunga, spesso travagliata e, talvolta, difficile da portare a termine. Un iter che spesso vede Stati abbandonare il loro impegno, non raggiungimento dell’unanimità o necessità di modifica di Trattati internazionali per l’eventuale “allargamento” (per esempio, post crollo Unione Sovietica e inclusione degli ex Stati satellite nell’Alleanza). Nonostante il tormentato percorso, la Finlandia sembra essere ben intenzionata ad aderire alla NATO, secondo cui “la svolta è avvenuta il 24 febbraio, quando la Russia ha attaccato”, secondo le parole del Primo Ministro Marin o quelle dell’ex premier Stubb: “Io sono sempre stato a favore di un’adesione alla Nato ma ero in minoranza. Siamo sempre stati al 50% contrari e al 20% a favore. Nell’ultimo sondaggio, il 68% dei finlandesi vuole l’adesione alla Nato […] E quando la decisione sarà presa, io penso che i favorevoli saliranno all’80%”.
Di fronte a questa volontà e alla sempre più forte concordanza occidentale riguardo l’adesione di Finlandia e Svezia, la risposta della Russia non si è fatta attendere. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato l’opposizione di Mosca a qualsiasi allargamento della Nato, con la necessità di potenziamento della Federazione nel suo fianco occidentale, allo scopo di proteggersi dall’“invasione” della Nato. Ideale ribadito dall’attuale vice presidente del consiglio di Sicurezza: “Ci si può dimenticare dei Baltici non nucleari”, ha scritto su Telegram: “Non si potrà più parlare di status denuclearizzato per il Baltico, l’equilibrio dovrà essere restaurato. Finora la Russia non ha preso queste misure e non era intenzionata a farlo”. Se l’escalation è rimasta finora solo verbale, pochi giorni fa fonti ufficiali internazionali hanno dichiarato il trasferimento di attrezzature militari pesanti della Russia ai confini con la Finlandia.
Il video dello spostamento delle truppe e degli armamenti e le pesanti dichiarazioni dei leader russi spingono sempre più l’opinione pubblica a interrogarsi sul rischio di una nuova e possibile invasione da parte di Mosca. Questa necessità di adesione, a molti esperti, continua ad apparire troppo “frettolosa”, infondata e, soprattutto, dichiarata nel momento peggiore possibile. Non ci resta quindi che domandarci se questa pretesa finlandese – e svedese – non sia una vera e sana preoccupazione territoriale oppure una “suicida” pressione militare e politica della Nato a Mosca.