Peter Thiel: individualismo ultralibertario e fede cieca nella tecnologia

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Mostrami qualcuno che sa perdere bene e io ti indicherò un perdente”. Peter Thiel, cinquantaquattrenne nato a Francoforte (Germania), è il Signore del libertarianesimo oscuro, il “cattivo” nel romanzo della liberale, progressista e sempre più politically correct Silicon Valley. Espressione più radicale dello spirito imprenditoriale e – per molti – il megalomane e “incubatore” più grande ed evoluto della contemporaneità. Elon Musk o Mark Zuckerberg. Dietro due tra i più ricchi uomini del pianeta c’è Peter Thiel: co-fondatore di PayPal e eBay (assieme a Musk) e uno dei primi investitori di Facebook, oggi ha un patrimonio stimato di oltre 2.5 miliardi di dollari. Rimasto nell’ombra della grande valle californiana per anni, alle spalle delle più grandi imprese tecnologiche americane, negli ultimi tempi sempre più giornali vedono comparire in prima pagina il nome di questo complicato e paradossale imprenditore.  

La questione centrale non è scappare via dalla politica, ma oltre la politica”. Scriveva così Thiel nel 2009, in uno dei suoi più celebri libri, “L’educazione di un libertario”, quello che rimane il documento più completo sul suo pensiero politico. Su un testo successivo pubblicato su “Cato Unbound” (magazine online del think tank libertario Cato Institute) mise in chiaro di non credere più che “la democrazia e la libertà siano compatibili”. “O abbiamo la democrazia o abbiamo la libertà”, e chiaramente Thiel mise e metterà sempre davanti la seconda. Nel 2009 indicava tre strade per evitare la “morte della Libertà”. Una prima soluzione, tentata alla fine degli anni Novanta, fu Internet: PayPal nasceva con “l’idea di creare una nuova valuta libera dal controllo dei governi, per mettere fine alla sovranità monetaria”, e similmente fece poco dopo con Facebook, la quale ha “creato lo spazio per nuove forme di dissenso e nuovi modi per creare comunità non legate agli stati nazionali storici”. Una seconda frontiera (particolarmente più limitata) venne identificata negli oceani: fondò, infatti, il Seasteading Institute, il cui obiettivo è quello di creare città galleggianti che siano oltre il controllo di leggi e governi. La terza è, assieme al grande amico Musk, la conquista dello spazio e di Marte. Lo spirito di avventura caratterizzante il CEO di Tesla è, però, ben diverso da quello di Thiel, il quale vede nel pianeta rosso “l’unico modo per non essere oppresso da un governo centrale”, il punto più lontano da Washington. 

Ma lui a Washington ci è stato e sembra voler continuare a rimanere. “Il governo è in modalità autopilota da troppi anni. E l’autopilota non si può più aggiustare”. Così il miliardario tedesco annunciava il suo appoggio come finanziatore alla campagna presidenziale di Donald Trump nel 2016. L’ignoranza amministrativa, le prepotenti manovre economiche e la non ortodossia dell’ex presidente erano una chiara forma radicale di anticonformismo, cosa che ammaliava Thiel e che lo portarono a divenire l’unico miliardario della Silicon Valley ad appoggiare apertamente ed entusiasticamente Trump. Nonostante gli screzi con l’ex presidente, ancora oggi Thiel appoggia il partito repubblicano, affermando di voler concentrarsi sull’influenza delle elezioni di medio termine di novembre, fondamentali – a detta sua – per cambiare la direzione del paese. Nell’ultimo anno, dopo l’annuncio dell’abbandono del consiglio di Facebook, è diventato uno dei maggiori donatori al partito, regalando dieci milioni a testa per le campagne di Blake Masters e JD Vance, rispettivamente i candidati a senatori di Arizona e Ohio. 

Probabilmente la maggior forma di diseguaglianza è tra chi è vivo e chi non lo è più”. Thiel, come molti altri “Paperoni” della Silicon Valley, sono inebriati e incatenati nella ricerca dell’immortalità. L’idea comune è quella che l’eterna giovinezza è una questione “high-tech”, puramente tecnologica, e che, se non si può vivere per sempre, almeno si può provare a dilazionare il giorno della propria dipartita. Ovviamente Thiel è uno degli assessori più convinti di questa possibilità, annunciando come la morte è “solo un problema da risolvere” e con la volontà di voler vivere almeno fino a 120 anni. A colpire la fantasia del miliardario tedesco, però, è stata la cosiddetta “Parabiosis”, trasfusioni di sangue giovane alle persone anziane per rallentare l’invecchiamento. Una pratica rivelata dall’ex studente di Stanford Jesse Karmazin, il quale ha fondato la start-up “Ambrosia” (nome preso dall’elisir di eterna giovinezza degli dei olimpici) con lo scopo di compiere trasfusioni da otto mila dollari l’una per due volte al mese di sangue prelevato da soggetti tra i quindici e ventidue anni. 

Internet, case galleggianti non governative, Marte, Donald Trump e Parabiosis. Un miscuglio di ambienti che caratterizzano la bizzarra vita di Peter Thiel e con un singolo elemento in comune: l’anticonformismo. La ricerca della libertà e della vita assoluta.

Arienti Stefano

Arienti Stefano

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