Siamo 8 miliardi: vantaggi e svantaggi della sovrappopolazione

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Il 15 novembre la specie umana ha ufficialmente raggiunto gli 8 miliardi di individui, un numero spaventosamente alto se si pensa che solo nel 1975 la popolazione mondiale si assestava su una cifra pari a 4 miliardi di persone. In meno di cinquant’anni gli uomini presenti sulla Terra si sono duplicati. 

 

Siamo giusto un paio in più 

La storia della specie umana, sotto il punto di vista puramente numerico, è tutt’altro che rosea. Se si pensa che l’Homo Sapiens ha fatto le sue prime apparizioni sulla Terra all’incirca 200.000 anni fa e che il primo miliardo è stato raggiunto solo nel 1804 e che nel 2022 siamo arrivati ad 8 miliardi di persone, si può capire come in circa duecento anni ci sia stata una crescita esorbitante e mai avvenuta prima. Una contestualizzazione storica è doverosa, partendo dagli albori della specie umana: secondo alcuni ricercatori dell’Università di Colonia, durante l’Età della Pietra (8.000-5.000 a.C.), in tutta l’Europa vivevano poco più di 1500 persone, un numero impressionante ma ragionevole dal momento in cui gli uomini sapiens uscirono dal Continente africano circa 130.000 anni orsono e si stabilizzarono per migliaia di anni in Medio Oriente e in Arabia, tuttavia rimane il fatto che tutto i continente europeo era abitato solo da una manciata di esseri umani. Facendo un enorme salto in avanti e andando ad analizzare i confini dell’Impero Romano si può vedere come tra il 300 e il 400 d.C., ci fossero, a detta dei ricercatori, tra i 55 e 120 milioni di abitanti, una cifra, però, al quanto instabile e soggetta a variazioni repentine causate da epidemie, guerre e cambiamenti climatici inaspettati, che al tempo erano all’ordine del giorno e contribuivano alla decimazione della nostra specie. Fu solo con l’evoluzione della medicina, a seguito della Rivoluzione industriale e, ancor di più, dopo le due guerre mondiali che la specie umana fu in grado di far fronte a disastri epidemiologici e cessò di intraprendere guerre di scala mondiale, dando così il via ai diversi boom demografici che hanno caratterizzato il secolo scorso. 

 

Ci stringeremo un po’

Siamo, quindi, arrivati ad una cifra impensabile solo fino ad un centinaio di anni fa e questa crescita esponenziale è destinata tutt’altro che a fermarsi. Gli esperti, infatti, pensano che arriveremo a 8,5 miliardi di individui entro il 2030 – tra otto anni –, a poco più di 9,5 miliardi entro il 2050 per assestarci su una cifra pari a 10,4 miliardi nel 2100, anche se in realtà alcuni ricercatori sono un po’ scettici a riguardo e, esaminando il tasso di natalità e prospettando l’andamento futuro di tale tasso, essi si figurano una crescita sì esorbitante ma caratterizzata da un tetto massimo di 9,6 miliardi di persone alla fine di questo secolo. 

 

Facciamo un giochino

È chiaro che a fronte di una curva demografica in costante crescita siamo e saremo costretti ad adattarci ad un nuovo stile di vita. Per rendere meglio l’idea, a riguardo dei cambiamento sociali e vitali con i quali dobbiamo scendere a patti, vorrei proporre un parallelismo un po’ azzardato, o meglio un “giochino”: figuriamoci il mondo come un bar. Fino ad un mese fa seduta al tavolo c’era solo una persona, la scorsa settimana sono divenute quattro e ad oggi sono raddoppiate, diventando otto. Questo aumento porta con sé alcune conseguenze, partiamo dalle più semplici e intuitive: la prima è che al tavolo ci si dovrà stringere o dovrà essere ampliato il tavolo (ma entrambe le opzioni hanno un limite fisico), le ordinazioni – in secondo luogo – saranno maggiori rispetto a prima, per tanto, o si dovrà mangiare meno oppure produrre più cibo e vivande; il gestore del bar dovrà quindi prendere nuovi accordi che tengano conto di un aumento così repentino della clientela, accordi che andranno a interessare specialmente camerieri e cuochi. In più questo bar può servire, ad oggi, solo vivande autoprodotte e questo presenta delle conseguenze: come lo sfruttamento intensivo delle proprie risorse che spesso porta ad un logoramento delle risorse stesse, una conseguenza che il proprietario del bar non può permettersi. È vero, inoltre, che alcuni commensali ordinano molto più cibo di altri e ne sprecano molto di più. Ci sono ulteriori aspetti da tenere in conto: nel 2030 – nel nostro bar si tratta di giorni – ci saranno altri commensali (di preciso uno ogni due tavoli) e i cambiamenti intrapresi dallo staff dovranno ripetersi e velocizzarsi, in quanto ci sarà meno tempo rispetto a prima, per le persone e il proprietario del bar, per prepararsi all’arrivo di nuovi clienti. 

Con un semplice parallelismo abbiamo potuto vedere quanto il proprietario di un bar sia in difficoltà per questa crescita repentina e inarrestabile, le stesse difficoltà che sta affrontando – su una scala molto più ampia e disastrosa – il nostro Pianeta.

 

Vediamo che succede

Il primo grande problema che si dovrà affrontare a causa della sovrappopolazione, e che si inizia a presentare già oggi, è l’esaurimento delle risorse. Questa problematica è di per sé data, in realtà, da una mala gestione delle risorse naturali. Si assiste, infatti, ad una distribuzione ineguale dei viveri e  ad un enorme spreco di beni di prima necessità: si pensi solo che ogni anno viene gettato via circa 1/3 del cibo che produciamo. Solo in Italia, questo insensato spreco causa l’immissione nell’ambiente di 24,5 milioni di tonnellate CO2 l’anno. Tale dinamica fa sì che il consumo di beni naturali viaggi ad un ritmo troppo alto, insostenibile sia per l’essere umano che per il Sistema Terra: quest’anno, già al 28 luglio, abbiamo terminato quella che viene definita come la bio-capacità annuale del Pianeta, questo significa che poco dopo la metà del 2022 abbiamo finito le risorse utili per l’intero anno, e questo è un trend che è destinato a continuare andando a diminuire sempre di più la forchetta temporale che separa l’inizio dell’anno dal termine delle risorse. Il secondo grande problema è il degrado ambientale: la sovrappopolazione ha portato ad un aumento dell’utilizzo di combustibili fossili e la necessità di trovare nuovi spazi in cui lavorare e creare risorse. Ciò ha portato alla deforestazione di diverse aree verdi – i polmoni del mondo – e alla desertificazione di molte zone un tempo fertili e floride. Queste due catastrofi artificiali presentano alcune conseguenze devastanti che interessano soprattutto la biodiversità: molti animali si stanno estinguendo e molte aree importanti per il pianeta e il benessere dei suoi abitanti, stanno scomparendo e ciò avrà un impatto terribile sulla nostra specie. Come sempre, infine, tali dinamiche ambientali si andranno a tradurre in dinamiche economiche portando ad un innalzamento del costo della vita dato dalla scarsità delle risorse a disposizione. 

 

Conclusione

La sovrappopolazione è un problema odierno e deve essere affrontata oggi, con misure e accordi che tengano conto da una parte dell’importanza della vita ma dall’altra della limitatezza delle risorse. Limitando gli sprechi e attuando una distribuzione dei beni equa, potremmo dare a tutti la possibilità di vivere un’esistenza degna e non dannosa, ma se dovessimo continuare a subordinare il benessere delle persone alle regole del mercato, e a leggi economiche, la situazione non può altro che peggiorare e portare i commensali del bar a non avere più vivande sul tavolo o ad averne poche e non accessibili alle tasche di tutti i clienti.

Arienti Stefano

Arienti Stefano

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