È capitato a tutti di pensare, durante qualche evento particolare o situazione economico-sociale personale, di affermare: “Sembra di stare nel…”, ricordando quel momento come simile ad un passato lontano. Ci sono infatti anni che, molto più degli altri, si “assomigliano” tra loro, ovvero che per alcune casualità e fatti nazionali-internazionali tendono ad avere similitudini in comune. Ecco, il 1976 e il 2023 è proprio uno di questi “binomi di somiglianza” e, per nostra fortuna, abbiamo la possibilità di poter ascoltare una delle canzoni più belle di Adriano Celentano che narrano proprio la situazione economica, sociale e politica di quell’anno: Svalutation.
Scritta da un Celentano quasi quarantenne, Svalutation (che da il nome sia alla celebre canzone che al sedicesimo album del cantante) racconta ironicamente differenti tematiche del nostro paese nel 1976. Nel seguente articolo, in particolare, prenderemo tre specifiche tematiche – una economica, una sociale e una geopolitica – che rappresentano quelle similitudini e “parallelismi” tra il 2023 e il 1976.
La crisi energetica e la Svalutation
Nell’autunno del 1973, la guerra dello Yom Kippur rivelò i limiti della crescita economica occidentale e, soprattutto, la sua dipendenza energetica dal resto del mondo. In particolare, tre anni prima la scrittura di Svalutation, le truppe egiziane e siriane attaccarono a sorpresa lo Stato di Israele nel territorio del Sinai e nel Golan, avanzando tremendamente all’interno del paese. Due settimane dopo, tuttavia, Israele riuscì a respingere gli attacchi, grazie soprattutto al supporto americano ed europeo. Battuti sul piano militare, i paesi arabi sconfitti decisero di vendicarsi contro gli alleati di Israele, imponendo un embargo petrolifero senza precedenti e portando il prezzo del petrolio ad aumentare del quadruplo rispetto al prezzo originario. È così che in Italia, il 23 novembre 1973, venne varato il decreto legge 304, più comunemente conosciuto come “Decreto Austerity”, il quale decise di vietare le auto e le moto a tutti gli italiani nei giorni festivi e nelle domeniche, seguiti poi anche dalle imbarcazioni e aerei privati. “Stiamo entrando in un inverno difficile”, spiegava in televisione il capo di Governo Mariano Rumor, includendo nella limitazione anche i ministri e il presidente della Repubblica Giovanni Leone – il quale, per assistere alla cerimonia dell’Immacolata in piazza di Spagna, fu costretto a recuperare una carrozza a cavalli per spostarsi.
Cominciamo come abbiamo iniziato il paragrafo: nell’inverno del 2023, la guerra in Ucraina rivelò i limiti della crescita economica occidentale e, soprattutto, la sua dipendenza energetica dal resto del mondo. Sembra un vero e proprio déjà vu; lo stesso accadimento, in luoghi differenti, che alla stessa maniera colpisce la nostra penisola e tutta l’Europa. In questo caso non siamo al livello del 1976: nessuna “Austerity” è stata imposta e, fortunatamente, i danni economici sono stati parzialmente limitati, ma le somiglianze sono incredibilmente molte.
Un mondo di cambiamento e proteste
Nella storia contemporanea le proteste e le rivolte per un cambiamento sono all’ordine del giorno. Ci sono, tuttavia, delle date che rimangono impresse per la loro forza e i risultati che ottengono. Il 1976 è sicuramente uno di questi momenti; non solo perché, per esempio, a livello politico, nel Partito Socialista Italiano salì alla presidenza il pupillo di Pietro Nenni, Bettino Craxi – che determinerà non poco il futuro del nostro paese. Ma è un anno di cambiamento soprattutto per le proteste femministe che “invasero” la nostra penisola. Nel dettaglio, vedemmo venire alla luce la cosiddetta “seconda ondata” del femminismo italiano, caratterizzata non più dalla richiesta di uguaglianza e assimilazione al mondo maschile (come fu nelle rivendicazioni dell’Ottocento), ma proprio sulle differenze: si voleva, infatti, costruire una società che tenesse conto delle peculiarità femminili, garantendo al medesimo tempo un’uguaglianza dei diritti. Svalutation di Celentano non ne parla, perché l’album e la canzone vennero lanciati al pubblico nel gennaio del 1976, quando le proteste invece presero piede durante l’estate di quell’anno.
Tornando al presente, non sappiamo se il 2023 potrà essere considerato un anno rivoluzionario per le proteste; quello che, però, possiamo vedere chiaramente è che il fulcro e le motivazioni delle proteste si sta lentamente ampliando: non sono solo più le donne a protestare, ma molte altre “classi sociali”, dalle comunità nere a quella LGBTQ+, dalle banlieue francesi ai partigiani russi durante la guerra in Ucraina, per concludere – ovviamente – con il mondo ambientale. Protestare è un atto che, fortunatamente, è “tornato di moda”: spesso i modi in cui viene fatto sono banali o violenti, ma lo spirito e la necessità di cambiamento è la medesima che c’era nel 1976.
L’America è ancora qua?
“Mah, siamo in crisi ma, senza andare in là, l’America è qua”, oppure: “Nessuno che ci insegni a non uccidere c’è, si vive più di armi che di pane perché, Assassination”. Sono due strofe di Svalutation che raccontano lo spirito dietro il brano di Celentano, intriso di ironici inglesismi allo scopo di “prendere in giro” l’invasione americana nel nostro paese. Un’invasione che, tuttavia, vede perdere colpi a causa dell’atroce sconfitta l’anno precedente (1975) nella guerra del Vietnam.
Oggi, nel 2023, l’America è ancora qua? Non proprio. Stiamo invece assistendo a due “invasioni”, una molto più palese e una, invece, più velata. La prima è quella araba, del suo lusso e della sua ricchezza, una “fuga di semi-cervelli” alla ricerca del Arab Dream. Secondariamente, non sicuramente per importanza, è l’invasione della Cina non solo in Europa, ma in tutto il mondo. Con la sua hard power e l’ampio bacino economico, Pechino sta tornando alla sua antica volontà di divenire il più grande impero del globo, da conquiste territoriali a investimenti miliardari sparsi ovunque.
Chissà se Celentano, in futuro, vorrà riscrivere una nuova Svalutation sui fatti del 2023; immaginiamoci uno splendido testo accompagnato da termini cinesi e arabi… non saprei dire se il risultato sarebbe il medesimo.