Berlusconi e la stretta di mano fra Putin e Bush

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Lunedì 12 giugno è morto Silvio Berlusconi. Una delle figure più importanti – e controverse – del panorama economico e politico italiano. Per questa rubrica storica, tuttavia, vogliamo parlare di uno degli eventi più importanti della storia contemporanea, spesso dimenticato e sottovalutato. Ci fu un giorno, in quel lontano 28 maggio 2002, in cui i leader di Russia e Stati Uniti – le due Superpotenze che fino a dieci anni prima battagliavano per il dominio mondiale -, Vladimir Putin e George W.Bush, si strinsero le mani tra le volontà e gli applausi di Silvio Berlusconi, paciere di un mondo in “guerra fredda“.

 

Berlusconi e “Pratica di Mare”

C’era una volta in cui Berlusconi era veramente uno degli uomini più importanti del mondo. Quasi quasi azzarderei addirittura a scrivere: “L’uomo più importante del mondo”. Da Gheddafi a George W.Bush, dal “nemico” Nicolas Sarkozy a (soprattutto) Vladimir Putin: l’agilità di Berlusconi nelle relazioni internazionali non aveva alcun paragone; trent’anni di esperienza politica che, senza ombra di dubbio, hanno lasciato il segno nella storia contemporanea.

C’è, però, un evento che potremmo definire come il momento più alto e importante nella storia politica del leader di Forza Italia. “All’inizio del 21° secolo viviamo in un mondo nuovo, strettamente interconnesso, in cui nuove minacce e sfide senza precedenti richiedono risposte sempre più unite. Di conseguenza, noi, gli Stati membri dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico e la Federazione Russa, stiamo oggi aprendo una nuova pagine nelle nostre relazioni, volta a rafforzare la nostra capacità di lavorare insieme in aree di interesse comune e di resistere insieme contro minacce e rischi comuni per la nostra sicurezza”. Con queste storiche parole – che se lette senza sapere il contesto potrebbero benissimo essere l’inizio di un libro fantasy – sono l’introduzione del Summit di Roma del 2002, intitolato anche “Nato-Russia Council”. Oltre un decennio dopo il termine della Guerra Fredda, gli esponenti di Russia e Stati Uniti, rispettivamente Vladimir Putin e George W.Bush (in quel momento impegnato in Afghanistan con l’operazione d’invasione “Enduring Freedom”) si ritrovavano a Pratica di Mare, base aerea vicino a Roma, per concludere un vertice con i diciannove rappresentanti della Nato. E fu proprio in questa spettacolare vicenda che, Silvio Berlusconi, come un cupido in un atto di amore, fece stringere le mani ai due leader e promosse la firma per quella che in futuro sarebbe divenuta la Dichiarazione di Roma.

 

“Pratica di Mare” fece veramente finire la Guerra Fredda?

Quando ero al governo nel 2001, ho detto pubblicamente che volevo porre fine alla Guerra Fredda, che durava da 50 anni ed era una terribile angoscia”, affermava Silvio Berlusconi durante un discorso televisivo nel 2018. “E sono riuscito (a porre fine alla Guerra Fredda) perché qui a Roma, a Pratica di Mare nel 2002 ho convinto George Bush e Vladimir Putin, usando tutto il mio talento di relazioni amichevoli, a porre fine alla Guerra Fredda”. Ma veramente questo evento pose fine alla Guerra Fredda?

Andiamo con calma. La maggior parte degli storici ed esperti affermano che la Guerra Fredda ebbe fine o nel 1989, con la caduta del Muro di Berlino, o nel 1991, con la disgregazione e implosione dell’URSS. Altri studiosi, tuttavia, con una tesi più solida e meno fondata su questi due “accadimenti speciali”, dichiarano il 1987 la data termine delle ostilità tra le due Superpotenze, con l’Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty – il trattato che pose fine allo sviluppo e al controllo dell’armamento nucleare. Berlusconi, però, era un uomo di spettacolo; ed effettivamente un grande contributo alla grande causa internazionale lo diede eccome. Mancava infatti un qualcosa per sancire definitivamente la fine delle ostilità; mancava un atto evidente, chiaro (anche se non del tutto sincero) che dimostrasse l’interesse dei due poli per altre questioni. E fu proprio il leader italiano a farsi promotore di questo “atto mancato: quella stretta di mano, improvvisata, non calcolata da nessuno, né da Putin né da Bush e pensata solo da Berlusconi, divenne quel qualcosa che, in un certo verso, allontanò le poche paure rimaste da un ritorno alla tensione.

 

Sicuramente Silvio Berlusconi non fu l’artefice della conclusione della Guerra Fredda. Sicuramente non ci sarebbero stati altri scontri in quegli anni tra le due superpotenze, impegnate infatti con problemi interni ed esterni, crisi economiche o attentati terroristici. Quella stretta di mano, però, sancirà per sempre il leader di Forza Italia come colui che, in un modo o nell’altro, controverso e “spettacolare”, è riuscito in qualcosa che nessuno a quel tempo pensava possibile. Mai come in quel momento in tutta la storia contemporanea, i rapporti tra Stati Uniti e Russia risultavano essere così distesi, in un contesto tanto conviviale quanto paradossale, proprio come il carattere di Silvio Berlusconi.

Arienti Stefano

Arienti Stefano

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