Cleopatra: storia di una “bella tragicità”

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Se il nome è indelebile, l’immagine è sfocata. Considerata una delle figure antiche più importanti e riconosciute della storia, poche volte ci si sofferma sulla “bella tragicità” che ha caratterizzato la vita di Cleopatra. Ventuno anni al potere; perse il suo regno una volta; lo riconquistò; accumulò un impero per poi perderlo tutto nel giro di pochi anni. Dea da bambina, regina a diciotto anni. All’apice del suo potere, il controllo dell’Egitto inglobava praticamente l’intera costa del Mediterraneo orientale. Per un fugace momento tenne in mano il destino del mondo occidentale, controllando Roma con la sua bellezza e la sua furbizia. Non, poi, una morte: una catastrofe, che consolida però un’immagine della sovrana improvvisa e sensazionale.

Il Rinascimento diventò ossessionato da lei; i Romantici ancor di più. Poeti, artisti, pittori e musici. Tutti volevano e dovevano parlare di Cleopatra. Sovrana capace e perspicace, sapeva costruire una flotta, sopprimere un’insurrezione e controllare l’economia dell’Egitto. Divina, immortale e tentatrice: suscitò disprezzo e invidia e, in egual misura, paura maschile e fantasia. E come tutte le vite che si prestano alla poesia, quella di Cleopatra fu fatta di vittorie e sconfitte, amori e tradimenti, vita e morte.

 

Cleopatra: amore e pericolo di Roma

Proviamo ad uscire dagli stereotipi poetici o hollywoodiani e chiediamoci: che tipo di faraone era Cleopatra? Come la maggior parte dei monarchi del suo tempo, Cleopatra VII veniva considerata e, ovviamente, si considerava una divinità: fin dalla nascita, lei e il resto dei membri della sua famiglia non potevano che venir dichiarati dei e dee. Altamente attenta all’immagine, sappiamo che Cleopatra mantenne la sua mistica attraverso immensi e splendidi spettacoli non solo per il suo popolo, con paragoni alle divinità di Iside e Afrodite: “Cleopatra era un’amante del travestimento e del costume”, afferma addirittura l’egittologa Joann Fletcher.

Fascino e misticità che colpirono anche le coste opposte del Mediterraneo, in maniera, però, contraddittoria. L’obiettivo della politica estera della regina Hatshepsut – oltre a preservare il suo personale potere – era mantenere l’indipendenza dell’Egitto dall’Impero Romano, in quegli anni in rapida espansione coloniale. Commerciando con l’Oriente, costruì l’imponente economia egiziana e rafforzò lo status del proprio paese come potenza mondiale. Agli occhi dei romani, quindi (e al di là dell’amore verso Cesare e Antonio, di cui parleremo di seguito), durante la sua vita e nel secolo successivo la sua morte, Cleopatra apparì – e venne dipinta – come una pericolosa meretrice che impiegava sesso, stregoneria e astuzia per attrarre a sé potere e denaro. Il poeta Orazio, per esempio, alla fine del I secolo a.C. la definì “una regina pazza […] che complotta […] per demolire e rovesciare l’Impero romano”; e quasi un secolo dopo, il poeta Lucano la descrisse come “la vergogna dell’Egitto, la furia lasciva che sarebbe diventata la rovina di Roma”.

Tuttavia, Cleopatra fu anche l’Amore di Roma. E, in particolare, di uno dei più grandi imperatori che la storia romana abbia mai conosciuto: Giulio Cesare. Subito dopo l’ascensione al trono di Cleopatra e del fratello di dieci anni Tolomeo XIII, i consiglieri di quest’ultimo agirono contro la sovrana appena diciottenne, la quale fu costretta a fuggire in Siria nel 49 a.C. Radunò un esercito di mercenari e, l’anno seguente, tornò per affrontare in un’aspra guerra civile le forze militari del fratello. Nel frattempo, Tolomeo XIII accolse con estremo favore e compiacimento l’arrivo ad Alessandria di Giulio Cesare; e fu qui che Cleopatra agì in tutto il suo splendore. Possiamo immaginarcela emergere dalla sua stanza, un po’ arruffata ma vestita con i suoi migliori ornamenti, pronta ad implorare l’aiuto del grande conquistatore romano per portarlo verso la sua causa. Sedotto Cesare, Cleopatra riconquistò tutto l’Egitto, diede un figlio al futuro dittatore a vita di Roma e instaurò definitivamente il suo vero potere. Alla morte del marito, assassinato nel 44 a.C., Cleopatra – dopo aver fatto uccidere tutta la possibile concorrenza al trono – divenne unica governatrice d’Egitto, rendendola la nazione più ricca del mondo mediterraneo e soprattutto l’ultima a rimanere indipendente da Roma.

 

Suicidio d’amore

Calcolatrice, seduttrice e manipolatrice. Finora è stata questa l’immagine che abbiamo fatto trasparire della sovrana. Non sappiamo infatti se Cleopatra amasse veramente Cesare; fatto sta che lo convinse ad eseguire i suoi “ordini”. Dal punto di vista romano, lo ha letteralmente “schiavizzato”. E secondo l’immaginario dell’epoca (anche del Rinascimento e Romanticismo), si trattava di un gioco a somma zero, che poneva assieme il binomio donna-potere: l’autorità di una donna significava l’inganno di un uomo. Vogliamo, però, pensare a Cleopatra anche come una donna “normale”; non una semplice assetata di potere. E, di conseguenza, dobbiamo raccontare l’unica storia d’amore che il faraone più celebre della storia abbia mai vissuto.

Con il figlio neonato (dato da Cesare) come co-reggente, il potere di Cleopatra in Egitto era più sicuro di quanto non fosse mai stato. Tuttavia, l’implacabile inondazione del Nilo (intorno al 43 a.C.) provocò il fallimento dei raccolti e, di conseguenza, inflazione e fame. Nel frattempo, a Roma infuriò il conflitto tra un secondo triumvirato di alleati di Cesare, tra cui Marco Antonio, e i suoi assassini, Bruto e Cassio. Sconfitti quest’ultimi con il sostegno egiziano, Marco Antonio convocò presto Cleopatra nella città di Tarso (a sud dell’odierna Turchia) per spiegarle la nuova situazione delineatasi nella grande Roma. E, come per magia, Antonio si innamorò della regina egiziana.

Passano gli anni, ma non svanisce l’amore. D’altro canto, però, la situazione a Roma peggiora e Antonio inizia a sopprimere sotto l’esercito occidentale di Ottaviano (con il quale sconfisse dieci anni prima Bruto e Cassio). Il 2 settembre del 31 a.C., le forze di quest’ultimo sconfissero nettamente quelle di Antonio e Cleopatra nella Battaglia di Azio; le navi della regina abbandonarono prima lo scontro per ritornare in Egitto e Antonio, poco dopo, riuscì a seguirla con alcune navi. Con Alessandria sotto l’attacco della Roma occidentale, Antonio venne a sapere del suicidio di Cleopatra: cadendo sulla sua spada infilzata in petto, però, il re di Roma scoprì che la notizia era falsa. Il 12 agosto del 30 a.C., dopo aver seppellito il marito e aver incontrato il vittorioso Ottaviano, Cleopatra si chiuse nella sua camera con due delle sue ancelle, pronta al grande atto d’amore finale, tanto shakespeariano quanto legato tutt’ora al mistero. All’età di trentanove anni, la più grande regina della storia d’Egitto si suicidò con un serpente velenoso, noto come Aspide, simbolo della regalità divina. Infine, secondo i suoi desideri, il corpo di Cleopatra venne sepolto a fianco di quello di Antonio, lasciando così che Ottaviano – poi Augusto I – conquistasse l’Egitto e consolidasse il suo potere a Roma.

Arienti Stefano

Arienti Stefano

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