Pablo Escobar: il re del narcotraffico

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Pablo Escobar, per intero Pablo Emilio Escobar Gaviria, fu il più importante narcotrafficante della Colombia, o probabilmente di tutta la storia. Nato il 1 dicembre 1949 a Rionegro e morto il 2 dicembre 1993, divenne lo storico leader del cartello di Medellín e il più potente trafficante di droga al mondo tra gli anni Ottanta e Novanta. Figlio di un contadino e di un’insegnante, come le più classiche storie di potere Pablo Escobar nacque in una condizione di alta povertà, costretto ad intraprendere la vita del criminale fin dall’età adolescenziale e ad abbandonare troppo presto il mondo scolastico. Dalla vendita di diplomi falsi alla falsificazione delle pagelle, per poi passare al contrabbando di apparecchiature elettroniche o al furto di automobili, solo negli Settanta Pablo Escobar scoprì il ricco e nascosto mondo della cocaina, diventando in poco tempo uno dei principali esportatori dell’oro bianco. A ventidue anni arrivò a guadagnare il suo primo milione di dollari e, successivamente, nel 1975, ordinò l’omicidio del più potente signore della droga di Medellín, Fabio Restrepo, portandolo a divenire il boss del contrabbando colombiano.

La storia di Pablo Escobar è tanto lunga quanto raccontata in celebri film o serie televisive. È una vita fatta di violenza e amore, di odio e passione, tutto circondato dalla grande contrapposizione tra l’inesistente benevolenza del suo lavoro e il successo tra la popolazione colombiana.

 

Pablo Escobar vs Stati Uniti

Preferisco stare in una tomba in Colombia che in una cella di prigione negli Stati Uniti”.

La lotta alla droga fu uno delle battaglie più aspre degli ultimi decenni del Novecento e, soprattutto, una delle sconfitte più grandi per Washington. Una sconfitta non tanto per il risultato finale – Escobar e tanti altri grandi narcotrafficanti vennero infatti arrestati o uccisi, ma per il quantitativo di morti che questa guerra si portò dietro. Il Sudamerica, tra gli anni Ottanta e Novanta, continuava a divenire sempre più ricco; sempre più corrotto e sempre più pericoloso. La violenza portava ricchezza; la corruzione portava ricchezza; la droga portava ricchezza. Gli Stati Uniti, a tal proposito, vedevano i suoi vicini di casa divenire sempre più importanti nel panorama internazionale illegale, con un totale controllo nel mondo della droga.

Una situazione sempre più insostenibile, a fronte del continuo aumento delle esportazioni principalmente nel territorio di Washington. E qualsiasi mezzo giuridico e politico rimase assolutamente inutile, come dimostra il caso dei Los Extraitables. Essi furono il gruppo di narcotrafficanti di Medellín (tra cui ovviamente Pablo Escobar come leader) che tentarono di bloccare l’entrata in vigore del Trattato di estradizione con gli Stati Uniti, azione perseguita attraverso minacce e condanne a morte verso chi apertamente appoggiava questa misura.

 

L’uomo più ricco del mondo

Se metà del mondo vuole uccidermi, assumerò l’altra metà per difendermi”.

Una frase esagerata. Totalmente nello stile di Pablo Escobar, ma assolutamente rappresentativa sia del suo egocentrismo che della realtà dei fatti. Verso la metà degli anni Ottanta, infatti, il cartello di Medellín dominava il traffico di cocaina mondiale, con Escobar al controllo di un potere e di una ricchezza praticamente infinita. Secondo i molteplici rapporti che nel corso degli anni hanno provato a definire la somma nelle mani del leader colombiano, la sua fortuna valeva circa 25 miliardi di dollari, contornato da centinaia di terreni e lussi di vario genere. Il segno di ricchezza più celebre fu la sua tutt’altro che umile tenuta di 7.000 acri in Colombia, chiamata Hacienda Nàpoles e arricchita da un campo da calcio, statue di ogni genere, laghi artificiali, un’arena per la corrida, uno zoo con animali esotici e una pista d’atterraggio. L’uomo più ricco del mondo, al tempo, era un narcotrafficante. L’uomo più ricco al mondo era un vero e proprio criminale.

 

La vita politica e l’amore della gente

La tua vita è il risultato delle tue azioni, non delle intenzioni”.

Pablo Escobar divenne anzitutto il re del narcotraffico, salito al potere con la violenza e con la corruzione. Qualsiasi problema doveva essere risolto con la solita forma, “plata o plomo”, “argento” (per indicare le tangenti o l’utilizzo della corruzione) o “piombo”. Grazie a questa scelta arrivò ad ottenere un immenso potere e riuscì a diventare il controllore di parte della politica colombiana senza mai, effettivamente, assumere un’alta carica politica. La violenza era la chiave del suo potere, come raccontò anche il celebre reporter Guy Gugliotta: “È stato probabilmente il terrorista più importante del suo tempo perché ha attaccato il governo e non avevo mai visto una cosa del genere accadere prima. Lavoravo e lavoravo in tutta l’America Latina – alcuni posti davvero orribili – ma non avevo mai visto la criminalità organizzata cercare di abbattere un governo sovrano nel modo in cui ha fatto lui. Senza precedenti”.

Tutto ciò non solo grazie ai soldi e alla corruzione, ma anche grazie all’appoggio che la gente dava a Pablo Escobar, l’amore durante le sue manifestazioni e la sicurezza che possedeva per qualunque strada di Medellín. Il Robin Hood della Colombia faceva di tutto pur di salvare la sua gente e rendere grande lo stato latinoamericano. Ma l’assurdo è che chiunque sapeva dell’illegalità con cui viveva Pablo Escobar, ma chiunque, allo stesso tempo, accettò con fervore la vita spericolata del narcotrafficante più importante di tutta la storia.

Arienti Stefano

Arienti Stefano

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