Crisi del sistema bismarckiano, fine dell’isolamento francese, il moltiplicarsi dei punti di frizione tra le potenze europee, sopravvalutazione della propria forza militare e ascesa dei nazionalismi. Sono infinite le cause economiche, politiche e sociali che, in un modo o nell’altro, hanno trasportato il mondo intero alla Prima guerra mondiale e alla morte di circa quaranta milioni di persone (si pensi che l’attuale guerra russo-ucraina avrebbe portato, in linea generale, a circa 100.000 vittime tra Kiev e Mosca). Allontanandosi, tuttavia, dalla tragicità di questi anni del Novecento, il primo conflitto internazionale è sicuramente un punto di svolta nei meccanismi bellici, “giro di boa” rispetto alle guerre precedenti e, fulcro di questo particolare articolo, il momento in cui cambiò il modo di concepire la morte durante la guerra: dalle spade alle granate, dai fucili a colpo singolo alle grandi mitragliatrici, dai cavalli e carrozze ai sottomarini e le trincee. È con la Prima guerra mondiale che nacque definitivamente il concetto di “morte di massa”.
La battaglia della Somme nella Prima guerra mondiale
Prima di analizzare le grandi innovazioni tecnologiche belliche introdotte nella Prima guerra mondiale, è doveroso sottolineare come questo nuovo modo di concepire e vivere la morte venne vissuto e conosciuto durante quella che venne denominata come Battaglia della Somme. Si trattò in particolare dell’offensiva alleata contro le forze tedesche lungo il fronte occidentale, vicino al fiume Somme in Francia. Della durata di cinque mesi, da luglio a novembre 1916, essa si trasformò in poco tempo in una delle battaglie più aspre, costose e soprattutto mortali di tutta la storia dell’umanità. Solo il primo giorno di battaglia, infatti, le forze britanniche subirono più di 57.000 vittime e, al termine dello scontro, furono più di tre milioni i soldati che parteciparono a questo singolo scontro e oltre un milione le morti sul campo.
Bombardamenti nella Prima guerra mondiale
Una delle prime grandi novità tecnologiche della Prima guerra mondiale furono i bombardamenti via terra (ricordiamo infatti che il mezzo aereo rimase nel primo conflitto internazionale solamente una tecnologia agli esordi, che si svilupperà solo con la Seconda guerra mondiale). I bombardamenti, in particolare, esistevano già da qualche anno prima dello scoppio del conflitto, ma nel giro di pochi anni la potenza di fuoco crebbe in maniera smisurata. Con questa guerra, infatti, aumentò anche il numero di proiettili utilizzati contro il nemico e, soprattutto, i finanziamenti per potenziamenti costanti.
Il punto centrale, tuttavia, di questo discorso è la psicologia dietro al bombardamento; oltre a sparare più “alla cieca”, senza un bersaglio preciso, l’obiettivo delle due grandi alleanze – in particolare quella tedesca – era sviluppare un numero costante di “armi psicologiche” per generare, più che una distruzione terrena, terrore tra la popolazione, la quale non poteva sapere ne dove ne quando sarebbe arrivato il successivo bombardamento.
Armi chimiche e granate
A fianco del terrore, molte nuove innovazioni tecnologiche portarono allo sviluppo della cosiddetta “morte invisibile”; e furono soprattutto due le armi che permisero tale evoluzione e, in un drammatico senso, maturazione. La prima è l’arma chimica che, seppur racconta già durante la Guerra del Peloponneso, ritornò in maniera massiccia durante la Prima guerra mondiale e che permise anche di uccidere fino a cinquemila persone in un singolo colpo. Inoltre, sempre rimanendo su questa prima tecnologia, c’era anche lo spaventoso problema delle maschere a gas: fino a quando non arrivava un attacco a gas, non si poteva sapere se le maschere (ovviamente nate anch’esse in questi anni) avrebbero effettivamente funzionato, incrementando anche la paura psicologica.
La seconda arma, invece, furono le granate, probabilmente il simbolo principale della morte di massa. Con la nascita di trincee e guerre di posizione, era molto più facile prevedere gli spostamenti del nemico e aumentò la possibilità che quest’ultimo si raggruppasse con maggior frequenza in punti comuni. La granata, capiamo bene, divenne quindi un’arma assai importante per muovere e distruggere le strategie dell’oppositore (si calcolano 75 milioni di granate prodotte nel corso della Prima guerra mondiale) e, principalmente, permetteva a chi la lanciava di “sentire meno colpa” proprio perché non avrebbe mai visto il volto del rivale ucciso.
Arma sottomarina
La tecnologia più spaventosa fu, quasi sicuramente, l’arma sottomarina. Nata in Germania per rallentare l’arrivo degli approvvigionamenti nemici, fu il motivo dell’entrata in guerra degli Stati Uniti, con l’abbattimento nel 1917 del Lusitania, il primo transatlantico civile andato perso in un conflitto. Questo tragico fatto alimentò l’opposizione dell’opinione pubblica, la quale definì il sottomarino – e ovviamente il conflitto in generale – un’arma indiscriminata: oltre a causare una nuova paura dell’acqua e dell’ignoto (non si poteva infatti sapere se, da un momento all’altro, il proprio sottomarino sarebbe stato colpito e affondato da un bombardamento), la Prima guerra mondiale fu una lotta armata che non rispettò in alcun modo le convenzioni internazionali belliche; non perché non voleva, ma perché con queste innovazioni tecnologiche non si erano previste tali conseguenze psicologiche.
“Animalizzazione” del nemico
La Prima guerra mondiale fu probabilmente lo scontro bellico più tragico dell’umanità, assieme ovviamente alla seconda di qualche decennio successivo. Non solo per il numero infinito di vittime o per le conseguenze globali, ma soprattutto per la psicologia inserita all’interno della battaglia e portata, come analizzato, dalle nuove innovazioni tecnologiche. La possibilità di non vedere più il volto della propria vittima, perciò, rese la guerra il momento più alto di “animalizzazione” del nemico e spersonalizzazione dello scontro, la fine dei duelli con spada e l’arrivo della morte di massa.