TON-618: il buco nero più grande dell’universo

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Storia significa anche scienza. E, di conseguenza, una rubrica storica non può non avere al suo interno qualche articolo riguardo al mondo scientifico; o, ancor più nel dettaglio, qualche dettaglio e curiosità rispetto all’universo in cui viviamo. Ecco, questo articolo non ha alle spalle alcuna storia “creepy” (come l’ultima esecuzione pubblica in Francia) o commovente (come quella invece di Gino Bartali): è piuttosto un monito, un’esortazione per ricordarci che siamo un piccolo granello di sabbia in un universo immenso, infinito e in continua espansione. A tal proposito raccontiamo la storia e – letteralmente – la grandezza di TON-618, il più grande buco nero individuato all’interno dell’universo, la sua storia e i paragoni con la nostra piccola galassia.

 

TON-618

10,4 miliardi di anni luce dalla Terra, in direzione della costellazione dei Cani da caccia. È là, in un luogo che sicuramente chiunque sta leggendo questo articolo non potrà mai visitare, che si trova il buco nero al centro del quasar TON-618, con una massa stimata in 66 miliardi di volte quella del Sole.

Andiamo, però, con calma: prima di raccontare la breve storia della sua scoperta, spieghiamo molto brevemente che cosa si intende con “quasar” grazie alle parole di Passione Astronomia. Essa è una manifestazione altamente energetica nei nuclei di alcune galassie e si ritiene che sia alimentata dall’accrescimento di gas su buchi neri supermassicci (con una massa minima superiore almeno centinaia di migliaia di volte quella della nostra stella) posti al suo centro. Questi buchi neri supermassicci – oltre ad “ingoiare” la massa equivalente a centinaia di pianeti Terra ogni minuto – si formano e crescono principalmente durante le fusioni di galassie, in un arco di tempo tipicamente di dieci milioni di anni.

Poiché i quasar non furono riconosciuti fino al 1963, la vera natura di questo mastodontico oggetto era sconosciuta quando fu notato per la prima volta nel 1957, in un’indagine che riguardava deboli stelle blu che si trovavano lontano dal piano della Via Lattea. Solo nel 1970, un’indagine radiofonica a Bologna scoprì l’emissione radio di TON-618, identificandolo per la prima volta come un quasar e notando in particolare la sua estrema luminosità. Con stupore, la ricercatrice Marie-Helene Ulrich dedusse (attraverso spettri ottici) che il buco nero era molto distante e sicuramente “troppo” luminoso per la sua lontananza, facendo di conseguenza intuire già la sua enorme grandezza.

 

Parliamo di numeri

Non ci stiamo, tuttavia, soffermando abbastanza sui numeri riguardo TON-618. Anzitutto, prima di parlare della sua “ostentazione” numerica bisogna ricordare che si tratta di uno degli oggetti astronomici più terrificanti e spaventosi dell’intera astronomia. Un buco nero è un’entità con un’irresistibile attrazione gravitazionale, talmente potente che nemmeno la luce può sfuggirle. Nessuno sa ancora cosa ci sia all’interno di un buco nero, talmente è forte la massa al suo interno. Risulta visibile “all’occhio umano” solamente grazie agli effetti che la materia che ingloba ha sull’area circostante l’entità.

Come affermato in precedenza, TON-618 ha una massa stimata di circa 66 miliardi di volte quella del Sole: si tratta di poco più di un 1 seguito da 41 zeri di chilogrammi… anche scrivere su un foglio un numero così da capogiro diventa complicato. Distante 18,2 miliardi di anni luce dalla Terra, non è minimamente paragonabile al buco nero presente all’interno della nostra galassia, la Via Lattea. Il “black hole” presente nel nostro sistema stellare, infatti, ha una massa stimata di circa 4,3 milioni di volte quella del Sole e un diametro di circa 44 milioni di chilometri. Sostituendolo con TON-618, il diametro sarebbe di circa tre volte più grande, ovvero di circa 132 milioni di chilometri, e la nostra bellissima Terra sarebbe completamente inghiottita.

Arienti Stefano

Arienti Stefano

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