Molti pensano che avere più scelte sia un bene, ma è davvero sempre così?
Più scelte
Facciamo un gioco: esci di casa per andare al supermercato e, supponendo che tu non abbia uno specifico market di fiducia, la prima decisione da prendere è in quale andare dei centinaia disponibili. Una volta deciso ciò, bisogna scegliere cosa prendere: gli scaffali, tuttavia, sono pieni di prodotti e per ognuno di questi vi sono diverse marche e sotto-marche; in più, per ognuna di esse vi sono delle piccole varianti. Tutte queste scelte si ripetono, chiaramente, fino alla fine della spesa. La domanda che è spontaneo porsi dinnanzi ad una simile eventualità è: senza avere punti di riferimento certi, opinioni provenienti da persone fidate o tradizioni di acquisto, come si può prendere una scelta soddisfacente in una tale situazione?
Ora, il nostro piccolo supermercato proviamo ad ampliarlo al mondo di Internet: infinite scelte e beni, ciascuno caratterizzato da molteplici recensioni alle volte contrastanti (altre volte false o inattendibili), numerose varianti di uno stesso prodotto con differenze di prezzo minime ma apparentemente tutte con qualità diverse. Queste caratteristiche, sommate assieme, rendono presente sul web un oggetto potenzialmente imperdibile. Tuttavia un dubbio, davanti alle infine scelte che potremmo prendere in alternativa, rimane costantemente. Pertanto, dopo questo breve ragionamento, la domanda cambia: davvero più scelte abbiamo e più felici siamo?
Non dovremmo essere contenti di poter scegliere?
Secondo diversi studi nel campo delle neuroscienze e in alcune ricerche relative al comportamento dei compratori, è stato evidenziato come il nostro cervello risponda in modo più adeguato ad un numero di scelte limitate. Al contrario, stando dinnanzi ad una moltitudine di “opzioni”, difficilmente calcolabile di possibilità la nostra risposta emotiva sia del tutto negativa: entra, infatti, in gioco una certa forma di stress, insoddisfazione e, in alcuni casi, si può presentare una “paralisi decisionale”.
In uno studio intitolato “Choice Deprivation, Choice Overload, and Satisfaction with Choices Across Six Nations”, condotto da alcuni ricercatori nel 2021 e che coinvolto più di 7000 persone provenienti da sei Paesi diversi, si è scoperto che l’essere umano, a livello emotivo, risponde meglio ad uno stato di “deprivazione” di decisioni che ad una condizione di “sovra-caricamento” di potenziali scelte. In un’altra ricerca, questa volta di carattere economico, alcuni studiosi hanno chiesto ad un certo numero di persone di posizionarsi davanti a dei tavoli: sul primo bancone vi erano 24 varianti di marmellata, mentre il secondo presentava solo sei possibilità di scelta. Il tavolo con la più grande varietà di marmellate ha inizialmente attirato più persone; tuttavia, i partecipanti che hanno deciso di dirigersi verso il tavolo con meno marmellate avevano una probabilità 10 volte maggiore di acquistare il prodotto e si sono sentite meglio nel farlo rispetto a quelle che hanno dovuto scegliere tra il display più grande.
Paralisi decisionale
Dinnanzi a troppe possibilità la nostra capacità di discernimento diminuisce e in alcuni casi si può presentare una vera e propria “paralisi”, ovvero l’incapacità di “muoversi” e prendere una decisione soddisfacente. Non si tratta solo di prendere una strada oppure un’altra: il punto in ogni decisione che prendiamo è scegliere la cosa migliore per noi. Tuttavia, trovandoci quotidianamente di fronte ad un vasto numero di possibilità, è impossibile garantire noi stessi che la strada che stiamo prendendo – o che vorremmo prendere – sia realmente quella giusta? Più scelte abbiamo davanti agli occhi più la nostra possibilità di prendere la decisione sbagliata cresce. Come riporta un articolo di “Psychology Today”, anche la possibilità di cambiare idea può essere considerata dal nostro cervello come altamente problematica all’interno del processo decisionale. Secondo alcune teorie di economia comportamentale le persone preferiscono poter essere rimborsate in seguito ad un acquisto, ma si sentono più soddisfatte, generalmente, quando la decisione risulta irreversibile.
Deprivazione decisionale
Stando a questi esperimenti, studi e ricerche, l’essere umano “non è fatto” per avere dinnanzi a sé un numero infinto di scelte e opportunità. Certo avere la possibilità di decidere è importante, soddisfacente e fondamentale nella propria formazione; in più, la maggior parte delle persone che vivono in questo mondo non hanno possibilità di scelta, o comunque le hanno grandemente limitate. Invero, secondo uno studio realizzato dalla “Behavioral Scientist”, condotto su 7400 partecipanti provenienti da sei nazioni diverse, è stato dimostrato che, in media, il 51% delle volte in cui vi è da prendere una decisione si presentino davanti a noi meno scelte di quante ne desidereremmo. In questo senso la “deprivazione decisionale” è molto più comune, a livello mondiale, della “sovraesposizione decisionale”.
Conclusione
Siamo costantemente chiamati a prendere decisioni, dal momento in cui ci svegliamo a quando torniamo nel nostro letto per dormire. Ogni azione che compiamo è dettata ed è conseguenza di una decisione, semplice o complessa che sia. Tuttavia, nel momento in cui ci troviamo di fronte ad un’infinita quantità di scelte la nostra capacità di discernimento diminuisce e la nostra paura di prendere la strada sbagliata aumenta, al punto da causare una paralisi, un blocco. Dobbiamo, pertanto, abituarci a considerare ogni scelta per quello che in realtà è, ovvero, una caratteristica costante – e quindi alla quale siamo preparati “biologicamente” – nel corso della nostra esistenza.