Borgogna (3): l’Hôtel-Dieu tra vino, carità e bellezza

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A partire dal XII secolo prese avvio un processo di profonda trasformazione della società e dell’economia europea che proseguì fino alla metà del XVI secolo. Un’evoluzione avviatasi prima in Italia (in Umbria e Toscana), ma che già sul finire del XIII secolo si estese anche ad altre regioni, nelle Fiandre, nella Germania settentrionale e, soprattutto, nella Francia meridionale. È questo il periodo in cui il grande risveglio mercantile dei secoli precedenti (legato a sua volta dall’invenzione di nuovi tipi di macchinari produttivi) giunge a piena maturità. Un nuovo modello di ordine sociale andò a formarsi, noto come “civiltà cittadina” e basato sul desiderio di interpretare le res novae (le notizie) del tempo alla luce del pensiero del passato. 

Fu in particolare la cultura monastica la matrice dalla quale scaturì questo primo lessico economico, che successivamente si diffuse in tutta l’Europa del basso Medioevo. Le abbazie furono le prime strutture economiche complesse e l’“ora et labora” di Benedetto divenne il fondamento di quella che si affermerà come una vera e propria etica del lavoro. 

In questa stagione umanistica e di grande “respiro religioso”, l’uomo è faber fortunae sua, non solo nel senso che ognuno può crearsi il proprio destino, bensì che all’uomo è richiesto di crearsi da sé la propria collocazione nel creato, dato che Dio gli attribuisce la facoltà di scegliersi quale posto occupare. Nasce così la figura dell’imprenditore civile, la cui definizione è raccolta nel binomio economia-amore, nell’interesse di agire nella società in un contesto di benevolenza e carità. Già all’inizio del Quattrocento, il grande umanista fiorentino Matteo Palmieri scrisse a proposito della figura nascente dell’imprenditore civile: “La vita umana sarebbe rozza, insulta e simile alla vita bestiale” se non ci fossero quegli uomini “industri come sono i mecenati e gli imprenditori”.

 

Nicolas Rolin e l’Hôtel-Dieu

È in questo panorama economico-religioso che nel 1443 il mecenate (non filantropo, attenzione!) Nicolas Rolin diede vita alla sua immensa “vicenda umana”, diventando uno dei primi veri imprenditori civili dell’epoca. Al crepuscolo della sua vita, l’annuncio della fondazione del suo Hôtel-Dieu si legò alla preoccupazione della salvezza della propria anima. Il facoltoso cancelliere del duca di Borgogna rappresentava in sé il grande e costante terrore dei potenti dell’epoca: il timore della dannazione eterna che induceva i cristiani a praticare la carità a redenzione dei loro peccati. E gli ospedali si prestavano in modo alquanto particolare all’esercizio delle opere di misericordia, tanto che per tutto il periodo medioevale le donazioni non facevano che crescere a dismisura. 

L’Hôtel-Dieu di Beaune divenne così l’esempio perfetto di questa stagione umanistica, caratterizzata da grandi impegni economici e forti convinzioni religiose. L’obiettivo dell’ospedale era non solo quello di redimere i peccati del vecchio cancelliere, ma di procurarsi i mezzi a sufficienza per vivere in eterno, proprio come l’anima di Nicolas Rolin. E la grande attenzione ad ogni dettaglio è decisamente esplicata nell’Atto di Fondazione dell’ospedale: “Io dispongo e ordino che siano predisposti e sistemati nell’edificio principale e accanto alla cappella del detto ospedale trenta letti, ovvero quindi lungo un lato del detto edificio e quindici su quello di fronte…”. “Donne pie e di buona condotta” (come definite dallo stesso Rolin nel 1443), chirurgi e medici, ma anche farmacie ospedaliere, cucine, forni e dispense: tutto ciò andava a comporre una struttura alquanto perfetta, completa sotto ogni punto di vista e, soprattutto, in grado di auto-gestirsi per l’eternità. 

 

Vino, carità e bellezza

La storia dell’Hôtel-Dieu di Beaune è stata caratterizzata nel XIX secolo dalla commercializzazione su vasta scala dei prestigiosi vini della sua tenuta: i grand crus di Beaune, Volnay, Pommard, Savigny, Aloxe, Pernand, Meursault, Chorey e Monthelie. L’originario sistema ospedaliero e di carità vide, quindi, nel mondo vinicolo la sua più grande forma di guadagno e sussistenza. A lungo il vino prodotto era stato destinato al consumo degli infermi, e soltanto la produzione in eccesso veniva messa in vendita. A mano a mano che la tenuta vinicola si andò espandendo, si è reso necessario installare quattro torchi nel nuovo fabbricato eretto nel 1660 e la vendita vinicola iniziò ad occupare uno spazio centrale nell’attività dell’ospedale.

Due secoli dopo, però, dal 30 ottobre 1859, i vini degli ospizi iniziarono a venir venduti in aste, presenti tutt’ora anche oggi. Famosa a livello mondiale, questa vendita di beneficienza si svolge la terza domenica del mese di novembre, presenziata dal 1945 da un personaggio di spicco del mondo delle arti o delle lettere. Gli introiti guadagnati (con vini venduti al doppio o al triplo del valore di mercato) permettono di sovvenzionare la costruzione dell’ospedale, di acquistare attrezzature mediche, di migliorare l’accoglienza e la degenza dei malati e di provvedere al finanziamento delle spese necessarie alla conservazione e alla valorizzazione dell’Hôtel-Dieu e delle sue collezioni.

Arienti Stefano

Arienti Stefano

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